DePookan

Sang et Cendre

Trent’anni sono un tempo immenso nel mondo della musica. L’evoluzione del suono, del pubblico, dei gusti e delle tecnologie avviene a un ritmo vertiginoso. Eppure, ci sono opere che sembrano sfidare il tempo e rivelarsi quando sono davvero pronte. È il caso di “Sang et Cendre”, secondo album dei DePookan, uscito nel giugno 2025 in digitale e pubblicato ora in formato CD per RadiciMusic Records.Nati nel 1992, i DePookan ,formazione toscana guidata da Susy (Luana) Berni e Nicola Cavina ,avevano lasciato la loro impronta con l’album d’esordio del 1994. Poi, un lungo silenzio. Ma non è stato un silenzio sterile, bensì un tempo di trasformazione. Oggi, con “Sang et Cendre”, si percepisce una rinascita pienamente consapevole, un ritorno non nostalgico, ma fortemente ancorato al presente.

Fin dal titolo, “Sang et Cendre” (Sangue e cenere), è chiaro che non ci troviamo di fronte a un’opera leggera. L’album si presenta come una liturgia sonora, un viaggio che attraversa lo spettro delle emozioni umane, il mito e la realtà, la luce e l’ombra. La musica mondiale si fonde qui con l’elettronica, con elementi dark, sonorità celtiche e richiami mediorientali, in un tessuto musicale che sembra evocare un linguaggio ancestrale, non solo musicale ma quasi spirituale.La voce di “Susy Berni” è la guida di questo rito. È voce che accarezza, graffia, evoca, incanta. Accompagnata dagli arrangiamenti raffinati di Nicola Cavina ,che suona anche chitarre, mandola, bodhrán e cura i campionamenti , la narrazione si sviluppa come una performance teatrale invisibile, da ascoltare preferibilmente all’alba o al crepuscolo, come suggeriscono gli stessi autori.Il brano d’apertura dà il titolo all’album e ne contiene l’essenza. È un manifesto poetico che riflette sull’inutilità della guerra, sulle ferite umane e collettive. Il combattente qui non è solo soldato, ma simbolo della nostra perenne lotta interiore tra giustizia e vendetta, tra bianco e nero. La voce si fa lamento, il suono diventa evocazione di qualcosa che va oltre la canzone.

Talyesin Merlino” ,ispirato alla figura di Merlino, è un brano accompagnato da un suggestivo video diretto da Carlo Settembrini, dove la storia si carica di simbolismo e mito. Merlino non è solo il mago delle leggende, ma un uomo in lotta con se stesso, un guerriero che deve decidere se continuare a combattere o tornare alla magia. Le voci sussurrate in una lingua ancestrale (creata da Berni) amplificano il senso di mistero.Un tributo all’acqua, alla luce e all’ombra. Il brano “Eleen Aroon” sembra sorgere dalla terra, lentamente, come nebbia del mattino. È un canto rituale, fortemente naturalistico, eppure anche elettronico. Le immagini del video che lo accompagna accentuano l’atmosfera eterea. È uno dei pezzi più contemplativi dell’album.Amore e morte si intrecciano in questa traccia oscura e pulsante, intitolata “Blood Red Shoes”. L’amore qui non è redenzione, ma perdizione. L’elettronica si fa più presente, il ritmo più serrato. Un brano potente che rivela il lato più dark e crudo del progetto DePookan.

Schule Agra” invece è una preghiera alla Terra madre. La composizione è vibrante, quasi sciamanica. Gli strumenti antichi si mescolano con suoni digitali per dar vita a un abbraccio sonoro che cura. Il Sole è simbolo e presenza, guida e meta. Il senso di protezione e radicamento è palpabile.En Mes Pays” : un canto nostalgico che parla del ritorno, della lontananza e del bisogno di casa. La figura del soldato che pensa alla sua famiglia lontana è trattata con delicatezza e poesia. Musicalmente, il brano è più intimo, quasi acustico, e tocca corde emotive profonde.Si entra nel pieno della mitologia celtica con “Mag Mor Mag Mell”.Le creature magiche vengono chiamate per nome, in un linguaggio inventato ma incredibilmente credibile. È un brano corale, onirico, un vero rituale sonoro dove realtà e finzione si annullano. La presenza dei “Pooka”, da cui il nome stesso del gruppo trae ispirazione, non è casuale. Un brano che è quasi una seduta di evocazione.

Il brano “Johnny I Hardly Knew Ya” si rivela una reinterpretazione di un classico tradizionale irlandese, con la partecipazione di Massimo Giuntini alla cornamusa. La canzone acquista una forza nuova: non è solo folk, ma diventa manifesto pacifista. La cornamusa spezza il brano con la sua voce stridente, mentre il canto resta dolente e amaro.Ed infine in “Peace” c’è solo suono, poche parole. Lingua araba e israeliana si incontrano in un gesto di pace. È una chiusura silenziosa, meditativa. Il messaggio è chiaro: dopo la guerra, dopo il sangue, può restare solo la cenere… o la pace. Un finale che lascia sospesi, con un senso di compiutezza ma anche di necessità di ascolto ripetuto.

Sang et Cendre” non è solo un album musicale. È un’opera totale in cui si intrecciano musica, teatro, arti visive, mitologia e spiritualità. Susy Berni non è solo la voce e l’anima vocale del progetto: è anche autrice delle performance visive, della grafica, dell’artwork. La copertina dell’album, ispirata alla sua opera “L’uomo con il cappello”, è un’immagine che sintetizza perfettamente il mistero che permea l’intero lavoro.Il contributo di Nicola Cavina è altrettanto fondamentale: gli arrangiamenti sono sofisticati, mai ridondanti, e lasciano spazio alla voce e all’emozione. L’uso sapiente di strumenti tradizionali come la viola da gamba (suonata da Martina Weber ) e la cornamusa, affiancati a percussioni e suoni elettronici, crea un equilibrio raro.“Sang et Cendre” è un’opera che sfida le classificazioni. Non è solo world music, non è solo elettronica, né rock, né folk. È un viaggio sonoro in cui l’ascoltatore è chiamato a entrare in uno spazio fuori dal tempo, in cui nulla è immediato ma tutto è profondamente autentico.

In un’epoca in cui la musica sembra spesso consumarsi in fretta, l’opera dei DePookan ci invita a fermarci, ad ascoltare davvero, a prenderci il tempo per lasciarci attraversare. È musica che si insinua lentamente, che scava, che cura.
Trent’anni dopo, i DePookan non sono tornati per occupare un posto nel panorama musicale. Sono tornati per ricordarci che la musica può ancora essere magia, rito, trasformazione. E che tra sangue e cenere può ancora fiorire qualcosa di profondamente vivo.

Anna Cimenti

 

Sang et cendre
Talyesin Merlino
Eleen Aroon
Blood red shoes
Schule agra
En mes pays
Mag mor mag mel
Johnny J hardly knew ya
Peace

LINEUP:
Susy Berni – voice and composer
Nicola Cavina – guitar and composer

Collaborator:

Martina Weber – viola da gamba
Nicola Esposto – percussion
Fabio Masetti – drums
Giampiero Rezoagli – electric bass