DEEP PURPLE

LIVE A SERVIGLIANO

Esiste un confine, una sottile linea invisibile, oltre la quale una band diventa leggenda consacrando se stessa e i propri brani alla storia. In molti forse ci hanno provato e ci si saranno anche avvicinati ma sicuramente solo in pochi sono riusciti ad oltrepassarla.

Tra questi i Deep Purple, e una manciata di altre band che potremmo contare sulla punta delle dita forse di una mano, hanno inciso il proprio nome a caratteri cubitali assurgendo al rango di icona all’interno della storia della musica mondiale.Rimanere poi oltre quella linea e non cadere nel dimenticatoio è sicuramente altrettanto faticoso e il tempo tiranno con il suo avanzare potrebbe non essere complice e magari infrangere le aspettative di quanti accorsi sotto il palco. Ma non è stato assolutamente questo il caso dei Deep Purple  che in quel di Servigliano hanno mostrato quanta carica si può avere a quell’età quando si è leggenda.

La serata, conclusiva del tour italiano, si è tenuta presso il Parco della Pace di questa Servigliano, un paesino marchigiano di origine romana che sì è visto letteralmente invaso dai quasi diecimila spettatori presenti al concerto, ovvero più del doppio dei circa quattromila residenti.Rinviato di tre giorni a causa delle avverse condizioni meteo che non avrebbero permesso lo svolgimento dell’esibizione in una location all’aperto come quella scelta per questa data del tour, una volta messa in moto la macchina Deep Purple è andata a pieno regime fino al termine della serata grazie anche all’organizzazione impeccabile e ai validi tecnici di palco.

Presente un pubblico variegato e di tutte le età, dai più nostalgici e affezionati fino a ragazzi molto giovani, segno inequivocabile di quanto possa essere ancora molto forte di generazione in generazione il fascino della band.L’apertura dei cancelli prevista per le 15.30, per consentire l’esibizione delle band sul secondo palco, non ha subito ritardi anche se maggiore affluenza si è registrata a partire dalle ore 18 circa, orario dal quale si è cominciata lentamente a creare una numerosa folla sotto il palco principale sul quale oltre ai Deep Purple si è esibito James Toseland (ex motociclista professionista in Superbike) con il suo progetto dalle sonorità rock moderne e granitiche.

L’acustica perfetta, garantita da un palco e da una strumentazione di primo ordine, ha permesso a tutti di godersi nel migliore dei modi ogni singola nota in maniera ben definita con una piacevolissima pressione sonora.Dopo diversi cambi di formazione e uno stop a cavallo degli anni ottanta, nella attuale line up (Mark VIII) abbiamo Ian Gillian alla voce, non più un ragazzino ad ormai settant’anni ma cantare così a quell’età non è da tutti, Steve Morse in grandissima forma alla chitarra, Don Airey dietro il suo muro di Moog e Hammond, Roger Glover e la sua immancabile bandana al basso e l’inossidabile Ian Paice alla batteria che probabilmente a causa dei recenti problemi di salute non si è lanciato in uno dei suoi funambolici drum solo ma che ha condotto in maniera impeccabile la sezione ritmica per tutta la serata.

La band sale puntuale sul palco alle 21.30 spaccando il minuto ed esegue instancabile una ventina di brani per quasi due ore di concerto tra classici come Highway Star, Black Night, Strange Kind of Woman, Space Truckin’, l’immancabile e ormai leggendaria Smoke on the Water e pezzi più recenti tratti dal disco Now What del 2013. Un vero spettacolo, uno show esplosivo che avrà sicuramente pienamente ripagato le aspettative di tutta la gente accorsa sotto quel palco in questa notte magica per Servigliano.

Domenico De Zio

Highway Star
Bloodsucker
Hard Lovin’ Man
Strange Kind Of Woman
Vincent Price
Contact Lost
Uncommon Man
The Well Dressed Guitar
Lazy
Demon’s Eye
Hell to Pay
Assolo di Don Airey
Perfect Strangers
Space Truckin’
Smoke On The Water
Hush
Black Night

Ian Gillan – vocals
Steve Morse – guitar
Don Airey – keyboards
Roger Glover – bass
Ian Paice – drums