Deadwolff
Heavy Rock‘n’Roll
I Deadwolff esordiscono con “Heavy Rock’n’Roll“. hard rock, impregnato di tutta l’essenza macabra degli anni Ottanta, un disco di mezz’ora che gode di tutta la freschezza della giovane band che ha voglia di spaccare il mondo.
Dopo tre anni di gavetta, vede finalmente la luce il loro debutto, dieci canzoni senza scarti, una delizia sonora per chi ha nostalgia dell’heavy-rock degli anni Ottanta. In precedenza avevano registrato un EP omonimo nel 2020 con cinque brani, di cui solo “Double Up” non è stato registrato sul loro primo album definitivo influenzato grandemente da Judas Priest, Motorhead, W.A.S.P, ed i primi Iron Maiden e con un bel po’ di Punk alla Ramones.Diretto, ruvido, senza fronzoli… questo è il sound del primo album di questo power trio formato da Tommy Wolffe al basso e alla voce, Bobby Deuce alla chitarra e ai cori e Angus Pike alla batteria. Cowboy, t-shirt, pelle, birra e rock and roll… niente trucco, niente teatrini… questo è semplicemente hard rock che arriva diretto allo stomaco. Composizioni accattivanti, caratterizzate da un suono penetrante della sei corde sostenuto da una base ritmica tagliente e da una voce ruvida. Una nuova ventata di aria fresca, uno stimolo gratificante per i suoni più duri. Qui non conta nemmeno il fatto che la voce di Wolffe non sia particolarmente talentuosa ma regge lo stesso anche perché musicalmente la band non ha bisogna di una voce con chissà quali estensioni essendo anch’essa al servizio del songwriting di certo non ecclettico ma non per questo meno efficace.
grazie alla nuova ondata di gruppi emergenti che si impegnano e sono determinati a garantire la sopravvivenza e il progresso di questo stile musicale che non può andare perduto essendo uno stile molto caro a chi negli ottanta ha vissuto l’era della gloriosa NWOBHM. È il caso di questo trio di Toronto (Canada), che sfida i tempi moderni e rimane fermo all’epoca in cui questo genere musicale godeva di popolarità.Il disco per altro gode di una buona produzione (solo che a mio avviso nel suono generale è il basso che ha la prominenza non dico che sovrasti gli altri strumenti però forse gli è stata data troppa enfasi) fattore positivo, che si aggiunge alle già buone note che fanno di questo disco un esordio coi fiocchi e controfiocchi. H.R.R. non ti da il tempo di prendere perché quando finisce una canzone ne arriva subito un’altra che ti fa scapocciare all’infinito. Si inizia alla grande con l’opener Heavy Rock’Roll che da il titolo all’album e che da se è un vero e proprio manifesto per i rocker che si rispettino.
Segue Homewar Bound il cui solo di Bobby Deuce è quanto mai incisivo la timbrica di Wolffe ascoltando le canzoni a volte assomiglia a quella Paul Di Anno il primo cantante degli Iron Maiden e anche loro in quel periodo erano influenzati dal punk non in senso stretto mas come approccio verso la musica .Altro pezzo che mi piace di questo album è Wanted Man super veloce e con la classica cassa doppia.
Nel complesso, un album di hard rock rauco e heavy metal, assolutamente da ascoltare e contagioso al cento per cento.
Stefano Bonelli