David Gilmour in Rome
(Circo Massimo, 2 ottobre 2024)
Sono passati diversi anni da quella fantastica serata, l’11 luglio 2016 all’Arena di Verona dove ebbi la fortuna di assistere ad una delle tappe italiane del Rattle that lock tour dove a prescindere dall’album non troppo nelle mie corde. David dimostrò di essere vivo e perfettamente in sintonia con tutto il suo repertorio nonché con una band ed uno show perfettamente rodati e funzionanti.Come già anticipato nella mia recensione del nuovo album Luck and Strange, il primo impatto durante l’ascolto è stata l’impressione che David avesse voluto rompere con il passato quasi come un volersi affrancare dall’ingombrante e glorioso passato a favore di un presente caratterizzato magari da imperfezioni ma anche da altrettanti qualità. Un album profondamente diverso da tutto ciò che David aveva proposto fino ad ora…con più anima e sentimento, tanto blues e rock e pop sofisticato anche se l’anima floydiana resta inesorabilmente latente come un’ombra che staziona nell’aria e non riesce ad impossessarsi dell’artista. Poi, dopo diversi ascolti la mia impressione è stata parzialmente deviata verso un opinione più completa e critica ed anche per questo la mia curiosità nell’assistere a questo concerto è aumentata a dismisura.
La serata tiepida di Roma l’immortale, la lunga fila ordinata di persone che si dirigevano verso gli ingressi ed in generale l’atmosfera creatasi hanno creato i positivi presupposti in favore dell’evento che sarebbe seguito. All’interno del Circo Massimo, dopo i box del merchandising ufficiale, il grande box all’aperto dedicato ai mixer audio/luce e poi la vasta platea con tutti posti a sedere; ecco la fila diciotto ed il mio posto, il numero 26, mi guardo intorno ed ovviamente l’età media è altissima, ci sono tantissimi stranieri e comunque le persone arrivano da tutta Italia, me compreso che arrivo da Torino !
Il palco è altissimo ed enorme, sembra anche un pò spoglio comunque dopo una breve attesa, intorno alle 21, si abbassano le luci e gli artisti entrano in scena. I musicisti e le coriste prendono il loro posto, David indossa la sua Fender …le luci diventano di un blu intenso e partono gli accordi di 5 a.m., la strumentale opener di Rattle that lock, i suoi tre minuti si fondono con i due minuti di Black Cat, altra opener ma dell’ultimo album. Ottimo inizio con la chitarra a farla da padrona con due temi simili e corposi. Come sul disco, dopo l’inizio strumentale inizia il refrain di Luck and Strange, il blues si lega alle tastiere in Richard Wright/mood e la band comincia timidamente a sintonizzarsi con la serata. Il vecchio amico Guy Pratt al basso è una garanzia e lo stesso si può dire per Rob Gentry alle tastiere; il resto della band è molto giovane e sarà interessante vederlo nel corso della serata. Da qui parte la corposa sezione dedicata al periodo Pink Floyd, prima con Breathe e Time, poi la delicata Fat Old and Sun con un cerchio arancio quasi infuocato a capeggiare sul palco. Spazio vuoto e la strumentale Marooned con il nostro David concentrato ma non sempre preciso nell’esecuzione per concludere con Wish you were Here dove il giovane chitarrista Ben Worsley gli viene in soccorso dimostrando ottime doti. Ancora uno spazio vuoto prima di accennare i brevi accordi di Vita Brevis, prologo di Between two Points, bella cover eseguita con la figlia Romany che dimostra sangue freddo ed ottime capacità vocali. La prima parte del concerto si conclude con la sempre bella High Hopes dall’album Division Bells.
Dopo la sosta, arriva la potenza sonora di Sorrow da A Momentary Lapse of Reason, le luci e la chitarra sono ovviamente le grandi protagoniste del pezzo. Arriva quindi il momento del primo singolo del nuovo album, The Piper’s Call, con Romany che insieme al padre duetta le strofe prima del bellissimo assolo finale. A Great Day For Freedom e In Any Tongue, due brani per ricordare la speranza di libertà e l’oppressione della guerra precedono il momento di presentazione e ringraziamento del suo gruppo, David dice “…senza di loro tutto questo non sarebbe possibile…”, nel frattempo sul palco viene messo un pianoforte con sopra delle candele, la corista di colore Louise Marshall siede al pianoforte con intorno le altre coriste e comincia le prime note di The Great Gig in the Sky, si tratta di una versione alquanto conviviale ed informale al contrario di tutte quelle proposte nel passato. Il ricordo di Richard Wright continua con la successiva tristemente splendida A Boat Lies Waiting. Ancora qualcosa floydiano con Coming Back to Life, con allegata dedica alla moglie Polly Samson. Infine a chiudere un blocco di canzoni dal nuovo Luck and Strange, il primo è Dark and Velvet Nights, con in sottofondo le immagini del videoclip. A sopresa, Sings mai eseguita in concerto e per concludere Scattered, la canzone che, come sottolineato sulla mia recensione del disco, non avrebbe sfigurato in uno degli album dei Pink Floyd per gli antichi richiami sparsi al suo interno.
Per il gran finale molti si alzano e corrono sotto il palco, dopo due ore e mezza il concerto si avvia alla conclusione e come non vivere l’apoteosi insieme alle note di Comfortably Numb, i laser tagliano e colorano l’atmosfera del Circo Massimo e sublimano l’esibizione di uno dei più grandi chitarristi della storia del rock. Chapeau Mr. David !
Massimo Cassibba