Dark Legion
Hermeticas Draconis
Alla già ottima scena greca si sono aggiunti ormai da qualche anno anche i Dark Legion, i quali sono arrivati a pubblicare due ottimi album e questo che stiamo recensendo è il secondo intitolato Hermeticas Draconis pubblicato per la nostrana Elevate records che evidentemente ha fiutato un grande gruppo e non se l’è fatto sfuggire facendoli accasare presso il proprio roster già ottimo.
La band è stata fondata dal chitarrista Spiros Rizos a Volos ridente cittadina greca e già con il primo album ottiene un ottimo riscontro di critica e pubblico cosa che ha spronato il gruppo a proseguire la carriera andando avanti, e cosi abbiamo per le mani questo secondo capitolo che conferma la reale bontà di quanto fatto in precedenza.Il chitarrista prima dei Dark Legion ha avuto parte in altre band quali Evil King e Sinner Guard che ha abbandonato per dedicarsi anima e corpo con questa nuova band.Ascoltare Hermetica Draconis è stata una folgorazione aver trovato finalmente una band dedita al metal neo classico nel senso più stretto termine e penso che sinceramente ce ne fosse bisogno di questa sferzata di freschezza in questo genere che sicuramente ha avuto fulgidi momenti ed altri che hanno contribuito allo scemare della scena.D’altronde la Grecia è sempre stato un paese all’avanguardia in questo senso ed i Firewinds di Gus.G stanno lì come un diamante grezzo a brillare di luce propria.
Questo nuovo album ha tutte le carte in regola ed esprime quanto di meglio si possa ottenere dai Dark Legion in questo momento.Le influenze sono chiare e vanno dai Symphony x Queensryche Stratovarius e Rhapsody, a Yngwie Malmsteen e Ritchie Blackmore per quanto riguarda proprio il chitarrista , e poi direi anche i Kamelot per il timbro del cantante Walter Osedin che in alcuni momenti interpreta le vocalità di Roy Khan, ma quando va sugli acuti non ha nulla da invidiare da uno come Mark Boals del quale eguaglia la qualità vocale.Tutti gli elementi della band e dico tutti non fanno nulla per nascondere la propria bravura e se anche gli elementi principali sono Osedin e Rizos gli altri assecondano perfettamente le evoluzioni pindariche che i due compiono durante lo scorrere dei brani formando una sorta di unicum in una perfetta coesione fra tutta la band.
In Hermetica Draconis tutto funziona perfettamente dalla produzione al songwriting nonchè agli arrangiamenti le undici canzoni del disco funzionano tutte perfettamente, e sono tutte e dico tutte dei cazzottoni che vanno dritte allo stomaco. Un disco insomma che si a che è piacere e quello che vi farà più piacere è la freschezza del songwriting ed anche della parte esecutiva delle canzoni stesse.
Si inizia subito alla grande con Wings of tomorrow con i cori un po ruffiani e catchy si prosegue con un intro tastieristica ma sarà poi il bravissimo Spiros Rizos a spazzarle con un entrata devastante un brano questo molto vicino alle cose dei Ring of fire . Heaven can wait non è la cover del famoso brano degli Iron maiden ma è comunque un brano spacca-ossa che dal vivo promette un grande scapocciamento. Però il brano più spaventosamente veloce tipo alla Dragonforce, è Demons Wrath classicamente Malmsteeniano del periodo Rising Force molto bello la parte centrale del pezzo c’è uno degli assoli più belli del disco. Saltiamo a piè pari le altre canzoni
Non perché siano brutte questo è un disco che non conosce battute d’arresto o di stile ti arriva diretto e ti spacca in due il collo per il violento head-banging che inevitabilmente provoca, solamente perché volevo arrivare a quello che io considero il brano principale del disco ovvero la title track. Brano strumentale che inizia con la solita devastante chitarra del grande Spiros che introduce un assolo struggente ed ispirato non è ovviamente una ballad, ma un modo per spezzare tanta veemenza che poi viene ripresa senza soluzione di continuità e con un finale che nemmeno sua maestà Yngwie potrebbe fare. Cold December è una power ballad che verso la fine accellera ma non troppo restando comunque devastante. Questo è un pezzo dove Osedin tocca vette altissime dimostrando di avere un estensione incredibile ma del resto lo fa in tutto Hermetica. Una delle botte finali del disco è senza dubbio Savior of Kingdom dove Dove Osedin si lancia in un acuto dalla durata mai ascoltata prima almeno per me. In chiusura volevo dare un cenno alla grafica della copertina classicamente epica realizzata dallo stesso chitarrista che si diletta in queste illustrazioni molto d’impatto, dove campeggia un grande scheletro di drago ( che a me ha ricordato il drago della saga dei film de Una Notte al museo), risvegliato da chissà quale incantesimo una illustrazione veramente molto suggestiva.
Insomma come ormai avrete Hermetica Draconis è un grande disco da ascoltare tutto d’un fiato dal primo all’ultimo brano di chiusura e qui credetemi se vi dico che il divertimento è assicurato in tutta la durata di questo ottimo lavoro ad avercene di band come i Dark Legion.
Stefano Bonelli