Dangerous Toys
Demolition
Quando una band come i Dangerous Toys pubblica un album intitolato “Demolition”, il titolo già anticipa il contenuto.Un lavoro selvaggio, diretto, viscerale, costruito per distruggere simbolicamente tutto ciò che del rock moderno è diventato troppo pulito, troppo educato, troppo distante dall’attitudine originaria.
Il gruppo texano, noto per aver miscelato negli anni ’80 e ’90 hard rock, sleaze metal e un’ironia caustica che li ha sempre resi diversi dalle altre band della Sunset Strip, torna qui con un lavoro che profuma di benzina, sudore e adrenalina.
Il nuovissimo “Demolition” è un album che suona come un’auto d’epoca accesa al massimo, col motore che ruggisce e fa tremare l’asfalto.La produzione è volutamente sporca, ruvida, analogica, senza fronzoli,un ritorno alle origini, ma con una maturità che evita l’effetto nostalgia sterile.Da questo disco emergono delle certezze assolute, Jason McMaster, con la sua voce elastica e trangressiva, si riconferma un frontman unico che non imita il passato, ma lo rilancia con un piglio più dark, più aggressivo, più adulto.
Le chitarre, invece, lavorano come una vera coppia d’assalto,con fraseggi secchi, power chord che pesano quanto martellate e assoli che sembrano usciti da un bar fumoso del Texas alle due di notte.L’album alterna brani fulminei e spietati a mid-tempo torbidi, quasi blueseggianti, mostrando una profondità maggiore rispetto a lavori più spensierati della loro carriera.La opener “Demolition city” è sostenuta da un riff granitico, una batteria che entra con un groove “da strada” e un McMaster che ringhia come ai tempi d’oro.Il ritornello è uno di quelli che restano immediatamente in testa, mentre il testo è una fotografia della follia urbana contemporanea.“Leatherbound Queen” è Il brano sleaze dell’album,una composizione sexy, teatrale, pieno di doppi sensi e attitudine glam ma senza perdere l’impronta texana.La linea vocale è una delle migliori del disco, e il ritornello richiama i loro classici degli anni ’89–’91.Uno dei momenti più divertenti e sfacciati.Posso concludere dicendo che “Demolition” è il disco che i fan dei Dangerous Toys stavano aspettando. Un Lavoro ruvido, maleducato, sincero e pieno di carattere.
Un album che sa essere nostalgico senza diventare una caricatura e moderno senza perdere l’anima sleaze/hard rock texana della band.
Lubranomic




