CultØ

Of The Sun

Molte volte si sente dire che l’Italia non è seconda a nessuno in svariati campi, men che meno nel mondo della musica: una frase che risulta essere piuttosto vera se pensiamo a tante eccellenze che il nostro paese esporta in tutto il mondo, mentre potrebbe, il condizionale è d’obbligo, essere meno veritiera per quel che riguarda il discorso musicale. Diciamo che il nostro paese è piuttosto chiuso, in linea generale, in questo campo e lo si vede dal fatto che i nomi in grado di varcare i patrii confini si possono contare sulle dita di una mano: questo, però, è ciò che riguarda il cosiddetto mainstream, mentre avventurandoci nell’underground, soprattutto per quel che riguarda il metal, in particolar modo quello estremo, si possono scovare delle piccole gemme nere che non hanno davvero nulla da invidiare al resto del mondo, anzi in un passato nemmeno così lontano, hanno fatto scuola: mi vengono in mente i Necrodeath, i Bulldozer, i Sadist o gli Electrocution, ma potremmo anche pensare ai Death SS o a Paul Chain; insomma personaggi che sicuramente non hanno mai temuto il confronto con le terre abitate al dì fuori dei nostri confini.

Torniamo a parlare di underground, quello vero e coraggioso, pronto a sgomitare per riuscire a ricavarsi un posto al sole e fare vedere il proprio valore, in un mondo dove la concorrenza è diventata spietata e in cui il livello compositivo si è alzato parecchio (il che non vuole necessariamente dire che sia sinonimo di qualità).Questa volta a finire sotto la lente di ingrandimento sono i Milanesi CultØ, alla loro prima uscita discografica Of The Sun, dietro cui si cela un concept piuttosto interessante: analizzano, infatti, la presa di coscienza di un artista relativamente alla propria opera anche se il mezzo attraverso cui l’analisi si dipana è una stella, una stella presa nel suo brillamento e come questo sia in grado di influenzare non solo la vita stessa della stella, ma condiziona tutto ciò che gli si trova vicino, nel bene e nel male: ed ecco che il tema astronomico si capovolge, andando a combaciare alla perfezione, con l’umano errare e l’umano volere simbolicamente rappresentato dalla produzione di un’artista che si trova a fare i conti con se stesso, con il destino delle sue opere e di ciò che queste siano state in grado di esprimere per se stesso e per gli altri.

Come ho già detto, la tematica sembrerebbe essere interessante, purtroppo però non si può dire lo stesso dal punto di vista della realizzazione musicale, che si pone in essere come un melodic death metal che molto deve a gruppi quali Amon Amarth, Night In Gales ed ai Carcass più melodici, fortunatamente non siamo dinnanzi all’ennesima band che cerca di ricalcare le orme di quanto scritto da Dark Tranquillity e In Flames. Quando dico che la realizzazione musicale non è all’altezza della complessità della tematica che percorre il disco, non voglio necessariamente intendere che Of The Sun sia un brutto disco, intendo dire che affrontando una tematica importante come la riflessione di un artista sul proprio operato e su quanto questo influisca su se stesso e sugli altri, mi sarei aspettato non solo una maggiore complessità della proposta, però su questo si può sorvolare visto che non sempre la complessità è il miglior modo per esporre un argomento molto sfaccettato, però sicuramente mi sarei aspettato una maggiore personalità, una più urgente necessità di comunicare il proprio pensiero e il proprio dire, invece il tutto si perde un po’ in un qualcosa che sa di già sentito.

Ad onor del vero è giusto dire che Of The Sun è un disco piuttosto vario, capace di bei sali-scendi in grado di tenere viva l’attenzione di chi ascolta e anche la composizione in senso stretto non è fatta male, anzi, i riff si incastrano alla perfezione tra di loro, articolandosi in cambi di atmosfera e di tempo; quindi da questo punto di vista i ragazzi milanesi sanno il fatto loro, quello che, nonostante l’ascolto riesca a scorrere via molto agevolmente, è la sensazione, che purtroppo non ti abbandona mai, che il tutto sappia un po’ troppo di derivativo. Ora, sicuramente nessuno chiede necessariamente originalità, anche perché sarebbe un po’ da novellini farlo, visto che è stato detto già un po’ tutto nell’ambito, però chiedere della personalità non mi sembra un crimine, soprattutto se parliamo di argomenti tanto delicati, dove il proprio personalissimo punto di vista è una cosa fondamentale.I CultØ sono sicuramente un’ottima band, sicuramente hanno molte capacità dalla loro e voglio sperare, come ho già detto questa è la loro prima release, che in futuro, queste capacità vengano messe a frutto a dovere, magari dando un seguito a questo primo capitolo, scendendo ancora di più nei meandri della psiche e dell’analisi dell’artista, mettendo in musica quella personalità che qui sento un po’ mancare.

Qui non mettiamo voti, però se dovessi dare un voto complessivo a Of The Sun, sarebbe un bel 7 perché davvero il disco si lascia ben ascoltare, possiede una produzione all’altezza del genere e il riffing è ben variegato e di qualità, ma mi mancano loro, mi manca la loro necessità comunicativa. Non è una cosa semplice, me ne rendo perfettamente conto, però confido nelle capacità dei CultØ di riuscire a fare bene, perché le potenzialità ci sono tutte.   

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Time to Kill Records
www.facebook.com/Cultzeroband

Flare
Experiment 1
Excrete
Frost
The Desert Of Shadows
Void
The Ashes Of Annihilation
Darkness Leads To Light
Fire From Inside

Dave – vocals
Panta – drums
Ema – guitars
BT – bass
John Pino Lisi – guitars