Crucifiction
Will To Power
I Crucifiction sono un gruppo deathcore nato dalla mente del musicista Salem Vex, proveniente dalla Florida.Parliamo di una band su cui non è facile reperire molte informazioni, ma sappiamo che si tratta di una continuazione dei Bloodbather, un gruppo deathcore formatosi nel 2016.
Questo è il primo disco di questo gruppo, dal titolo “Will to Power”, che narra di un personaggio immaginario che intraprende una campagna vendicativa in uno scenario distopico e malato.Si tratta di un classico deathcore, caratterizzato dai suoi tradizionali stilemi brutali e violenti, ma con alcune variazioni interessanti.Oltre ai potenti riff vertiginosi, si percepisce anche una velocità esecutiva piuttosto sostenuta. Certamente non mancano i classici cliché del deathcore, come le frenate violente e la pesantezza, a volte fine a se stessa, dei suoni.Non possiamo di certo definire questo disco come un’esperienza innovativa o una ventata di aria fresca, ma sono certamente presenti alcuni elementi e dettagli che donano qualcosa in più a questa proposta.I cliché sopra menzionati sono presenti, ma non risultano mai eccessivi o messi a casaccio; anzi, sono uno dei tanti punti di una proposta che perlomeno ha l’ambizione di rischiare.
Stiamo parlando di un disco implacabile, pesante, malato e che disdegna ogni tipo di pausa riflessiva o momento di rilassamento.La voce rimane un po’ una croce e delizia di questo disco, perché risulta sicuramente solida e coerente, ma tende a essere un po’ troppo monocorde. Ottimo il lavoro di chitarra, che prende totalmente la scena riuscendo a fornire la giusta violenza, l’incedere massiccio e la furiosa velocità.
Con questo disco, si ha la percezione di trovarsi di fronte a qualcosa che vuole essere diverso e, allo stesso tempo, cerca di tornare appena possibile al proprio posto. Vi è questa costante oscillazione tra il deathcore più classico e qualche tentativo più o meno timido di attingere a qualcosa di vario e innovativo.Questo galleggiare sulla linea immaginaria del nuovo o del già sentito, permette all’ascoltatore di fruire dell’intero disco con un atteggiamento curioso e attento alla possibile presenza di qualcosa di particolare.Il risultato finale è ancora troppo vicino al classico, nonostante stiamo parlando di un disco solido, ben suonato e con la giusta amalgama dei
classici ingredienti del deathcore, ma quella sensazione di mancanza lascia un po’ l’amaro in bocca.Questo fa si che si alimenti un briciolo di curiosità sulla possibile evoluzione del gruppo nel futuro prossimo.
Un disco che di sicuro farà piacere ai fan più oltranzisti del genere, ma che potrà dare qualche spunto di interesse anche ai più diffidenti.
Per amanti di gruppi come i sopracitati Bloodbather e altri come Chelsea Grin e Slaughter to Prevail.
Daniele Giudici