Cosmic Cathedral

Deep Water

Il progressive rock è vivo, niente affatto domo o incanalato in uno stile univoco. E in questo genere i grandi musicisti dei nostri tempi sanno unirsi fra loro una volta in una band, una volta in un’altra per cercare di non rimanere fermi in una medesima forma sonora. I tentativi spesso funzionano positivamente, altre volte meno e altre volte no. Il forse troppo prolifico Neal Morse con la sua iperattività tende a perdere il filo, e così rischia talvolta di annacquare il mordente o a non farsi abbastanza soave, e comunque non cerca affatto di trovare soluzioni alternative al classicismo prog. Egli, coi suoi nuovi compagni, in questo disco, riesce per metà a caratterizzare i brani, per l’altra metà sembrano spesso evoluzioni già sentite. E non cambia assolutamente l’approccio stilistico dell’artista, esprimendo qualcosa che assomiglia ai suoi progetti solisti e dove gli altri musicisti non è che emergano compositivamente più di tanto. E’ un bel disco questo ma non certo sorprendente.

La prima parte di circa 33 minuti vede quattro canzoni singole, la seconda invece è formata da una serie di tracce che conformano una lunga suite di 38 minuti. Tra i quattro episodi iniziali vincono in bellezza e contenuto la pacata ‘TIME TO FLY’ e la jazzata ‘WALKING IN THE DAYLIGHT’. La prima con chitarra e tastiere soffici ad interporsi tra le righe della melodia, per poi toccare con i cori ariosità più aperte di stile settantiano, arrivando infine a giocare con un assolo di chitarra elettrica in cui anche il sassofono vibra con deliziosa eleganza. La seconda invece è fecondamente descrittiva, un po’ frizzante e con interessanti sezioni strumentali ben caratterizzate, molto meglio caratterizzate per esempio rispetto alla prima traccia ‘The Heart of Life’ che possiede una eccessiva blandizia e una ridondanza canonicamente semplicistica.

Per la seconda parte, quella che intitola l’album, le migliori tracce sono la terza, la quinta e la settima. La morbida ‘FIRES OF THE SUNRISE’, gentile e quasi bucolica, in cui il senso americano è pienamente compreso nel suo respiro atmosferico. La tonica ‘NIGHTMARE IN PARADISE’ cantata alla maniera dei Dream Theater, con elementi strumentali più specificatamente interessanti, che appare nell’insieme anche meno antica, piuttosto appassionata e con un tasso meno solare rispetto al resto del disco. Infine la pimpante ‘NEW REVELATION’, dal ritmo ballabile e luminosa nel suo assolo insistito.  L’ultima traccia ‘The Door to Heaven’ non funziona del tutto, vuole essere un finale enfatico ma non ci riesce; sembra una canzone dei Magnum con le tastiere finali che copiano l’essenza Yes ma rimanendo ad un livello emotivo più basso dei due gruppi citati.

Come al solito, come altre volte, ci si avvicina di più ai Genesis che a Pink o Yes, ma sentiamo qualcosa anche di Camel e Kansas; non è un prog moderno e la sperimentazione è a livello zero. A tale mescolanza Neal aggiunge la propria sensibilità, immettendo però anche cantati pop-rock americaneggianti e un filo di cantautorato come si percepisce in ‘I won’t make it’. La lunga disquisizione finale, quella della suite, è quella meno tradizionalista con un afflato dalla verve più moderna, ma sempre in un alveo del tutto compreso nella comfort-zone. Il supergruppo ha funzionato benché questo non sia proprio un lavoro efficace in modo continuativo, in effetti a volte esso non afferra né avvolge. Fortunatamente in certi brani si dà l’effetto emotivo e tecnico giusto perché si possa godere intensamente.

Roberto Sky Latini

The Heart of Life
Time to fly
I won’t make it
Walking in Daylight
Deep Water Suite:
I – introduction
II – Launch Out pt. one
III – Fire of the Sunrise
IV – Storm Face
V – Nightmare in Paradise
VI – Launch Out pt. two
VII – New Revelation
VIII – Launch Out pt. Three
IX – The Door to Heaven

Neal Morse – vocals / keyboards / guitar   (Transatlantic)
Phil Keaggy – vocals / guitar                         (Glass Harp) (Night Ranger)
Byron House – bass                                        (Robert Plant; Dolly Parton).
Chester Thompson – drums                          (Genesis; Frank Zappa)