Coheed And Cambria Vaxis

Act III: The Father of make believe

Il rock, e in quanto rock anche il metal, ha fatto nascere nel tempo gruppi che fanno i duri o i sofisticati utilizzando però un cantato adolescenziale, molto melodico, a volte quasi Beatlesiano o pop, ma in band non categorizzabili nel genere pop a causa di una attitudine diversa e molto legata all’attitudine rock anche più spinta.E’ il caso di certi gruppi punk come i Green Day, ma anche di realtà djent o progressive. E’ quello che troviamo in questo combo dove sopra un arrangiamento duro o elaborato si pongono voci morbidamente commerciali, cosa che li lega anche all’emo-style, ma non nel senso deleterio della parola.‘GOODBYE, SUNSHINE’ si srotola con chitarra ritmica distorta e una vivacità energetica su cui la tenuta di strofe cantate si mantiene potente poi sfociando in un ritornello orecchiabile, ma non banale, così da tenere alto il tasso di rockitudine. Si destabilizza l’essenza dell’album con l’ascolto più tecnico-tecnologico dovuto all’accentata ‘SEARCHING FOR TOMORROW’ che appare moderna e particolarmente articolata nei suoi scatti nervosi, sempre colorata di linee vocali orecchiabili in grado però di valorizzare l’episodio alla pari della parte strumentale.

La parte più punk la troviamo nella rumorosa ‘BLIND SIDE SONNY’ che perde l’orecchiabilità adolescenziale per concentrarsi nell’urlo hardcore. Il cantato commerciale porta sempre con sé il rischio di banalizzare le tracce, è più difficile fare musica di livello quando si nuota nei parametri catchy, e questo si sente per esempio nella title-track ‘The Father of Make believe’ che pure riesce a mantenere un minimo senso sufficiente d’ispirazione grazie soprattutto alla struttura strumentale e all’arrangiamento. L’inizio alla Yes di ‘THE FLOOD’ non deve confondere, la similarità a quelli termina subito, ma la song possiede comunque uno spirito prog, è piena di pathos e di suggestioni ariose, modulata con accurata conformazione e respiro gentile. Si abbandona la facciata seriosa con la fluidamente ballabile ‘Someone Who’ che rivela la voglia di cercare un mood facile da vendere allontanandosi dall’estetica dell’album, collegabile al full-lenght solo per la linea cantata orecchiabile che non è estranea al gruppo. La ballata acustica di ‘Corner my Confidence’ testimonia la countryggiante appartenenza al mondo americano; buona song ma non eccelsa, molto canonica. Si termina con la frizzante ma non molto valoriale ‘So it goes’, che è divertente nell’utilizzare una modalità alla Beatles; poi vi si appiccica un finale orchestrale come outro, una trovata non molto sensata per il mood della canzone.

Questo decimo lavoro ha delle velleità prog, ma molto ridotte, prediligendo il lato compositivo più diretto di forma canzone tradizionale, legato ad un carattere alternative o punk che però rimane aperto ad altre influenze. Il disco non vola basso, cerca l’espressività ricca, quella che elabora diverse sfumature emozionali e sonore; ciò viene prodotto senza mai uscire dalla zona comunicativa proposta dal punto di vista ideativo in questo album. Un’opera dall’impronta organica quindi, coerente in sè stessa, che sviluppa bene gli spunti portandoli a conclusione in modo esaustivo; per cui un equilibrio ben congegnato senza contraddizioni di linguaggio, ma espanso e non limitato a pochi input. Magari più parti soliste ci sarebbero state bene. Il cantato affacciato alle melodie rotonde e leggere, per quanto usi anche un simil-screaming e anche pezzi di rappato (‘Play the Poet’), senza trasformarsi in Nu-Metal, non sempre fa bene ai brani, ma è questo il carattere del gruppo e non averlo sarebbe artificioso visti gli anni di vita del combo che hanno donato una buona maturità ai musicisti. La band è tipicamente una realtà del nostro secolo e l’esordio ormai lontano (2002) ne fa una band importante nel panorama metal moderno. Le liriche come al solito sono incentrate sulla saga di fantascienza ormai loro marchio di fabbrica.

Il tutto è ideazione particolare, non segue gli schemi comuni anche se non si può chiamare vera e propria sperimentazione; un bel disco da avvicinare.

Roberto Sky Latini

Yesterday’s Lost
Goodbye, Sunshine
Searching for Tomorrow
The Father of Make Believe
Meri of Mercy
Blind Side Sonny
Play the Poet
One Last Miracle
Corner My Confidence
Someone Who Can
The Continuum I: Welcome To Forever, Mr Nobody
The Continuum II: The Flood
The Continuum III: Tethered Together
The Continuum IV: So It Goes

Claudio Sanchez – vocals / guitar / synth
Travis Stever – guitar
Zach Cooper – bass
Josh Eppard – drums / keyboards