Cécile McLorin Salvant

Teatro Verdi Padova, 22/11/2025
Articolo a cura di Anna Cimenti

Sabato 22 novembre il Teatro Verdi di Padova è stato calato in un’atmosfera magica grazie alla performance di  Cécile McLorin Salvant, una delle voci più originali del jazz contemporaneo. Inserita nel prestigioso cartellone del Padova Jazz Festival, la serata ha confermato la statura internazionale dell’evento.

L’auditorium del Verdi era tutto esaurito e  il pubblico si è rivelato attento e rispettoso. L’eleganza dell’ambiente si è intrecciata perfettamente con la raffinatezza dell’ospite.L’ingresso di Salvant è stato misurato, privo di gesti superflui. Il pubblico ha reagito  con un silenzio carico di attesa. È un fenomeno che accade spesso nei suoi concerti: la sua autorevolezza non nasce dalla scena, ma dalla sua presenza.La cantante si è fermata al centro del palco con la postura calma di chi accetta la vulnerabilità come parte del proprio linguaggio artistico. Poi il trio ha dato il primo respiro armonico, e il viaggio è iniziato.Cecile McLorin Salvant è stata accompagnata da un trio formato da Mathis Picard al pianoforte, Yasushi Nakamura al contrabbasso e Kyle Poole alla batteria. Quest’ultima, una sezione ritmica già conosciuta per aver accompagnato ,durante concerti tenuti in Italia e all’estero, il pianista newyorkese Emmet Cohen.La formazione ha saputo offrire un supporto solido e attento, lasciando alla cantante lo spazio perfetto per esprimersi al massimo delle sue potenzialità.Il trio ha garantito un accompagnamento altamente sofisticato: Picard al pianoforte ha alternato momenti lirici a momenti più ritmici, mentre Nakamura e Poole hanno creato una base ritmica solida, ma mai invadente. Questo equilibrio ha permesso a Cécil di esplorare dinamiche molto varie, dai passaggi più intimi, quasi sussurrati, a quelli più pieni e drammatici.

Cécile  ha mostrato tutta la sua versatilità vocale: il suo registro ampio, che va dai toni profondi quasi sussurrati fino agli acuti più luminosi, ha creato momenti di grande intimità e altri di straordinaria energia.La sua interpretazione rivela una preparazione tecnica che ha le sue radici nei suoi studi classici e al contempo unita ad un’anima profondamente jazz, con rimandi al vaudeville, al blues e al folk afroamericano.Il repertorio, pur non essendo pubblicizzato nei dettagli , era in linea con la sua estetica: brani come ad esempio “Obsession” di Dori Caymmi, risultano lontani dal tema originale poiché la scelta  dell’arrangiamento lo rende quasi  irriconoscibile, per passare poi attraverso sue composizioni musicali libere e di immediata improvvisazione, senza mai perdere di vista la connessione con gli altri musicisti attenti a seguire l’artista in ogni sua creazione.Un viaggio che porta nel finale verso il mondo del musical con il brano intitolato “Don’t rain on my parade” un’alternanza di momenti ritmici tra loro diversi e quasi in contrasto.Scelte che fanno parte sicuramente dell’estro dell’artista.

Uno degli elementi interessanti della serata è stato il dialogo che Salvant ha stabilito con il pubblico,la sua naturalezza nel parlare di se stessa e delle sue esperienze. Per poi ,attraverso la sua voce, ma anche con gesti, pause e improvvisazioni, coinvolgere il pubblico facendolo entrare emotivamente nel suo universo. La tensione tra la delicatezza dei momenti più sommessi e la forza delle esplosioni vocali ha tenuto alto l’interesse dell’ascoltatore .Cécil canta come un’attrice della scena elisabettiana e una blues singer del Mississippi; come una chansonnier parigina degli anni ’30 e un personaggio di cabaret . Ogni frase è una scelta stilistica, ogni attacco un’intenzione recitativa. In alcuni brani il registro era vellutato, quasi affettivo; in altri diventava graffiante, teatrale, persino grottesco ma sempre con una logica ben concepita.L’artista è maestra nella gestione del silenzio: un paio di volte ha sospeso completamente la voce lasciando che la tensione salisse a un livello quasi fisico. Non c’era bisogno di effetti né di amplificazioni particolari. Bastava la sua capacità di far percepire il respiro come parte del materiale sonoro.Una nota particolare va riservata nel ricordare le immagini proiettate sul palco durante il concerto ,creazioni artistiche di Cecile che ha voluto presentare al pubblico in questa occasione, immagini che richiamano le sue origini franco-haitiane.La serata ha confermato perché Cécile McLorin Salvant è considerata una delle voci più particolari della sua generazione. Non si è limitata a cantare: ha raccontato storie, ha evocato atmosfere, ha sperimentato soprattutto nuove sensazioni.Per Padova e per il suo festival, questa serata è stata una tappa importante: un incontro tra un’artista al massimo della sua maturità creativa e un pubblico capace di coglierne la complessità.

In chiusura, il concerto è stato un momento di grande eleganza artistica che ha esaltato non solo la vocalità di Cécil, ma anche l’intesa con il trio. Il pubblico ha chiamato il bis per ben due volte e salutato l’artista con calore, consapevole di aver assistito a un evento jazz che ha lasciato il segno.

Anna Cimenti