Calibro 35

Exploration

Con “Exploration”, in uscita il 6 giugno per l’etichetta indipendente Record Kicks, i Calibro 35 firmano una delle prove più mature e variegate della loro lunga carriera . Un album che – già dal titolo – rivela la sua doppia natura: da un lato un gesto di omaggio verso le grandi colonne portanti del jazz-funk e della musica da cinema e tv degli anni ’60, ’70 e ’80, e dall’altro una ricerca instancabile di nuove strade, sonorità e interazioni. Il tutto con la consueta energia da gruppo affiatato, capace di suonare insieme come se fosse una sola creatura musicale, in continuo movimento.Dopo “Nouvelles Aventures” e l’EP “Jazzploitation”, “Exploration” rappresenta un ritorno, sì, ma anche un salto in avanti. Ritorno alla label che ha creduto in loro sin dagli inizi, la Record Kicks; ritorno all’approccio “Calibro 35” del prendere brani altrui e farli propri, sviscerandoli e rimodellandoli con un’abilità rara. Ma soprattutto è un salto in avanti verso una consapevolezza piena, una padronanza stilistica tale da poter maneggiare classici come fossero materia viva, cangiante, pronta ad essere riscritta.

La tracklist alterna otto reinterpretazioni e tre brani originali, ma ciò che sorprende è la coerenza estetica e sonora del disco, dove ogni pezzo – che sia firmato Herbie Hancock o Calibro 35 – suona parte di uno stesso flusso. Merito di una produzione che punta sull’organicità, sull’interplay tra i musicisti, e su un rispetto per l’anima originaria dei brani che non sfocia mai nella semplice riproduzione.L’apertura è affidata a “Reptile Strut”, primo dei brani originali: un’iniezione di groove solidissimo, un funk-rock nervoso e raffinato dove basso e batteria si muovono come una macchina perfettamente oliata, mentre fiati e tastiere aggiungono colori e profondità. È un brano che rivela subito il livello dell’album: libero e pieno di intuizioni.Tra le reinterpretazioni, spicca l’omaggio a Herbie Hancock con “Chameleon”. Il celebre basso synth del 1973 qui viene rivestito di una nuova energia, come se il pezzo fosse riscritto per la Milano post-industriale degli anni ‘70. Il groove è ipnotico, l’elettronica si fonde con il suonato, e il rispetto per l’originale si accompagna a una volontà di rimetterlo in circolo, di farlo risuonare oggi.

Anche “Nautilus” di Bob James riceve un trattamento di classe: il brano, tra i più campionati nella storia dell’hip hop, viene smontato e riassemblato con eleganza e precisione, mantenendo intatto quel senso di sospensione onirica ma aggiungendo una spinta ritmica più dinamica.Il cuore italiano del progetto esplode in “Gassman Blues” e “Discomania” di Piero Umiliani, che vengono rilette con un piglio ludico e creativo. “Gassman Blues”, con la sua ironia jazzistica da commedia all’italiana, è una piccola gemma di equilibrio tra nostalgia e virtuosismo. “Discomania”, invece, è un tuffo nell’immaginario televisivo anni ’80, riplasmato in chiave afrobeat e caricato di energia da live, testimoniata anche dal video registrato negli storici studi Sound Work Shop di Roma.Il viaggio prosegue fino in Brasile con “Jazz Carnival” degli Azymuth: qui il groove è implacabile, inarrestabile, e il brano diventa quasi una jam psichedelica che ti travolge, rispettando lo spirito originale ma accendendo nuove luci.

Tra le altre cover memorabili, “Lunedì Cinema” di Lucio Dalla – reinterpretata con la voce di Marco Castello – è un atto d’amore nei confronti di un artista che ha sempre saputo fondere leggerezza e sperimentazione. La versione dei Calibro 35 è elegante, cinematografica, sospesa, e fa rivivere l’atmosfera di quella sigla televisiva che davvero, come dicono loro, apriva le porte dell’immaginazione.“Mission Impossible” di Lalo Schifrin e “Coffy is the Color” di Roy Ayers portano il disco sui territori dell’action : la prima è una vera bomba sonora, trattata con tutta la “calibrosità” possibile, mentre la seconda diventa un brano con vocoder e synth acidi a reinterpretare il funk pulito dell’originale in una chiave quasi violenta e futuristica. Un omaggio a Roy Ayers, recentemente scomparso, che suona come un congedo affettuoso ma anche una celebrazione del suo spirito visionario.

Le altre due composizioni originali, “Pied de Poule” e “The Twang”, chiudono il cerchio dell’album con stile. La prima è una traccia misteriosa, sognante, che pare uscita da un film anni ‘70, mentre la seconda è un brano epico e stratificato, che parte da un riff che  si apre in una cascata di fiati e psichedelia. È il perfetto finale di un viaggio che ha attraversato stili, epoche e suggestioni senza mai perdere coerenza.“Exploration” è un disco che vive di una libertà contagiosa. I Calibro 35 suonano come una band che non ha nulla da dimostrare, se non la voglia di suonare insieme. E questo è il vero segreto del jazz, e della buona musica in generale: suonare per il piacere di farlo, con rispetto, curiosità e tanta, tantissima passione. Che poi – come dicono loro – nelle migliori rapine, a un certo punto bisogna solo prendere fiato, buttarsi, e vedere che succede.

Anna Cimenti

Reptile Strut
Discomania
Nautilus
Jazz Carnival
Gassman Blues
Pied de Poule
Chameleon
Mission Impossible
The Twang
Coffy is the Color
Lunedì cinema

Enrico Gabrielli – tastiera, pianoforte, fiati, percussioni
Massimo Martellotta – chitarra, sintetizzatore
Fabio Rondanini – batteria
Tommaso Colliva – produzione, regia

Turnisti

Roberto Dragonetti – basso (2023-presente)