Bolverk
Uaar
I Bolverk sono una band che esegue un Extreme metal dalle tinte tristi e melodiche come Solstafir da un lato e brutale come Marduk dall’altro. Parlo dei Bolverk una band norvegese. Il cui nome è ispirato originariamente ad uno dei personaggi di Odino. Egli Ha usato il nome Bolverk quando lui uscì per rubare l’idromele della poesia,e ci furono molti schizzi di sangue e uccisioni. Gli adattamenti successivi vedono la parola usata come descrizione di qualcosa di solido e impenetrabile. La band fondata nel 2020 è formata da: Christopher “Rammr” Rakkestad, (bass) Lucass Edquist (drums), Thomas Bolverk (guitars) e Bjørn “Narrenschiff” Holter (vocals).
L’album in questione è intitolato Uaar, in base al significato di questo termine trovo che questo album sia molto attuale, infatti “Uaar”, significa un brutto anno nella vecchia lingua norvegese. Questo era di solito usato quando i raccolti fallivano e le persone morivano di fame. Crediamo che sii adatta bene allo stato del mondo negli ultimi due anni. Uaar si compone di otto tracce dai titoli molto catastrofici e malinconici. Il disco si apre con “death of the whore” che presenta dei chitarroni pesanti, un basso assordante ed una batteria prepotente. La voce è cupa e mostra tutta la sua preponderanza in un cantato growl appassionante ma anche spaventoso e brutale. Ottima ouverture dell’album. Intrigante ed oscuro è il sound della titletrack “Uaar”. Che mi piace molto per il suo eclettismo. Sembra che la band ci voglia raccontare una storia horror. Il cantato è rigorosamente in growl. Il basso è cavalcante, la chitarra si scatena in un riff adrenalinico e la batteria è sempre insistente e psichedelica. Questo brano è un po’ tendente al black metal e ci piace moltissimo. Una batteria trionfante apre i sipari ad uno dei miei brani preferiti , ovvero la track n. 3 “Time for chaos” che ci fa scatenare in un turbinio di energia ed emozioni, per il sound e il testo molto attuale. Il cantato growl qui è molto più cupo che negli altri brani. La chitarra è indomabile, la batteria a doppio pedale ci coinvolge e ci fa ballare. esplorando i confini dell’Estremo. Andiamo verso il finale di questo album con un altro bellissimo brano “Prevail in silence” che traumatizza i nostri timpani per la sua potenza. Uaar si chiude in maniera epica con “From the depths” che ci dona un po’ di una triste malinconia metal con un sound docile fatto da una chitarra dolce all’inizio che coadiuva un cantato growl caotico, il basso è pesante e la batteria è uraganica ma sempre un po’ più lenta. Questo brano sembra essere una metal ballad mancata. Nonostante ciò l’ho molto apprezzata. Per concludere posso dire che quest’album mi ha piacevolmente sorpresa. E vorrei citare ciò che la band intendeva fare e che è riuscita a fare, ovvero: “La nostra musica parla di melodia e brutalità. Vogliamo che tu canti insieme a noi oltre a voler
sbattere furiosamente la testa. La buona musica fa venire voglia di commuovere, e questo è uno degli obiettivi che miriamo a raggiungere”.
DALYLA
La musica è semplicemente là per parlare di ciò di cui la parola non può parlare. In questo senso, la musica non è del tutto umana.
(Pascal Quignard)