Bloodphemy
Dawn of Malevolence
Per un nostalgico come me, Dawn of Malevolence dei Bloodphemy mi fa tornare indietro di qualche anno, grazie ragazzi.Il sound della band olandese di fatto non aggiunge nulla a quanto è statodetto nei primi anni novanta, anche se complice una masterizzazione dei iorni nostri, ha fatto risultare il disco specie sulle sei corde più groovy.
Non manca nulla ai Bloodphemy, i nostri possono essere annoverati come un’ottima proposta, in un settore prettamente death metal, di quello tanto amato e mai dimenticato old school .Il mix letale che ne viene fuori è caratterizzato da tutti gli elementi che hanno portato il genere, dalle acque salmastre alla luce: voci gutturali, riffs tritaosse, sezione ritmica ossessiva.Ho apprezzato davvero molto la prova dietro il microfono. Olivier Van der Kruijf si è districato benissimo, sia nelle parti più profonde che in quelle dove la voce era meno brutale, come nel caso di Incarcerated Recollections.
Dawn of Malevolence si apre con la malvagia Convulted Reality da subito capiamo cosa dovremo aspettarci. Siamo in sella a questo destriero nero e selvaggio.Per chi non avesse ancora capito i rimandi sono quelli alle death metal band targate ninetiees: Cannibal Corpse, Deicide, Incantation, Immolation, Master, Benediction, giusto per fare qualche nome.La tecnica non manca, anzi, i Bloodphemy si muovono sempre molto abilmente, passando da tempi veloci ad altri mid-tempo, senza mai ostentare e faticare. Ho solamente accennato il connubio tra batteria e basso, sempre a proprio agio. Tra le mie preferite figurano: Therapeutic Torturing, Sanity Obfuscation e la già citata opening Convulted Reality.In coda all’album i ritmi si fanno più riflessivi, come appunto nel casodi From Suffering to Violence, dove i Bloodphemy abbandonano solo per un attimo il death oltreoceano e tornano prepotentemente in Europa, con un sound contaminato da melodie più rassicuranti.Dawn of Malevolence mi è piaciuto, seguirò questa band, sono certo che non mi tradirà! Stay Brutal
Trevor