Report a cura di Giacomo Cerutti

BLACK WINTER FEST XIV @ Slaughter Club – Paderno Dugnano (MI) – 15-04-2023

Oggi il popolo blackster fa tappa obbligatoria allo Slaughter Club per il BLACK WINTER FEST XIV, che vede come headliner i CARPATHIAN FOREST capitanati dal malefico Nattefrost, in origine l’evento doveva tenersi a gennaio ma a causa della polmonite che ha colpito il frontman, è stata rimandata fiduciosi della sua guarigione nel frattempo ci sono stati un paio di cambiamenti nel bill, ma ora grazie all’impegno della Nihil Production e alla Daemon Star è tutto pronto per accendere la fiamma del black metal. Per l’occasione i CARPATHIAN FOREST eseguiranno brani  dal debut album Black Shining Leather  del 1998, prima di loro abbiamo i tedeschi KANONENFIEBER e gli INFERNO dalla Repubblica Ceca, mentre dall’oscurità del panorama italiano sono stati scelti gli HIEROPHANT, KURGAALL, DEATH DIES e INFERNAL ANGELS, un bill veramente ricco che sicuramente soddisferà i palati dei partecipanti.

INFERNAL ANGELS

Il sipario si apre con gli INFERNAL ANGELS, nati nel 2002 a Potenza attualmente residenti ad Ancona, essendo metà pomeriggio sono presenti poche persone ma i nostri rompono il silenzio attirando l’attenzione. Il loro repertorio si concentra sul quinto disco Devourer Of God From The Void del 2020, partendo con The Eternal Fire Of Golachab ci iniettano una prima dose di black metal, ritmiche fredde e serrate accompagnate da una potente batteria, si contrappongono ai fasci di luce pomeridiani che entrano nel locale, mentre sul palco bruciano dei candelabri e al centro il frontman Xes sfodera un profondo growl, di fronte a un tavolino pieno di ossa, teschi e ceri accesi. L’esibizione procede bene e il pubblico risponde positivamente anche sotto l’incitamento di Xes, purtroppo per gli ultimi due pezzi le solide linee di basso vengono a mancare, a causa della rottura della cinghia e i tentativi per aggiustarla. Questo intoppo non ferma assolutamente la band che procede diretta sino alla conclusiva Empress Of Sitra Achra, la loro performance è stato un buon calcio d’inizio e raccogliendo meritati applausi lasciano il palco alla band successiva.

Setlist:
Intro
The Eternal Fire Of Golachab
Ancient Serpent Of Chaos
Pestilentia
The Light Of Lucifer
Far From The Light Of God
Empress Of Sitra Achra

Line-up:
Xes – voce
Necroshadow – chitarra
Apsychos – chitarra
Asdraeth – basso
Postmortem – batteria

Dalle Marche si passa al Veneto dove nel 1995 sono nati i DEATH DIES, che sostituiscono i Deathcrush previsti nel bill iniziale, il pubblico già aumentato viene colpito dalle note di Impero e altri pezzi a seguire. Hanno all’attivo quattro dischi ma sfruttano l’occasione per proporre i pezzi del nuovo lavoro Stregoneria, dove i riff sono sempre taglienti e il basso è profondo, la batteria è martellante e il growl è oscuro dal timbro grezzo. Nel repertorio inseriscono anche Sorrow Of The Witch (Path To A Greater Knowledge), che è un pezzo degli Evol ovvero la loro band precedente, in seguito omaggiano i mostri sacri Celtic Frost suonando Dethroned Emperor, e, come tocco finale l’inedito Oscuri Presagi con il quale terminano lo show. Complessivamente i pezzi hanno un bel tiro e al primo ascolto sono stati apprezzati, sommando pure la buona tenuta di palco l’esibizione è stata convincente, raccogliendo meritati applausi i veneti possono lasciare degnamente il palco, aspettiamo che il 2 giugno il nuovo lavoro Stregoneria sia pubblicato dalla Time To Kill Records.

 Setlist:

Impero (stregoneria)
Sorrow Of The Witch (Path To A Greater Knowledge) (Evol cover)
Lame (stregoneria)
Falce e Corona (stregoneria)
Dethroned Emperor (Celtic Frost cover)
Argento (stregoneria)
Oscuri Presagi (inedito)

Line-up:

Victor Flamel – voce
Samael Von Martin – chitarra
Der Todesking – chitarra
Danjal – basso
Demian De Saba – batteria

Ora è il momento dei KURGAALL capitanati dal massiccio Lord Astaroth, preceduti dall’intro prendono posizione di fronte al pubblico già più numeroso, dove si nota una nutrita schiera di fans che li accolgono calorosamente. Senza indugi partono diretti con War Of Satan dando subito una scossa violenta, procedendo con Le Secret De Satan, Ancient Serpent e altri pezzi tratti dal quinto disco Ordo Sancti Daemoni fresco di pubblicazione, dando anche spazio al passato con Lucifer Will Reign Again, Invocation Of The Black Soul e Satanization. Dalla nascita nel 2005 la formazione ha subìto vari cambiamenti ma la loro fiamma blackster è sempre ardente, ben saldati alle radici old school sprigionano riff micidiali intarsiati da melodie spinose, il batterista pesta come un martello pneumatico, mentre il bassista DeiVorhadorh è stato temporaneamente sostituito da Aram chitarrista dei Crownlake, degno di nota il suo lavoro dato che ha dovuto imparare velocemente i pezzi, le sue linee di basso aggiungono profondità al sound legando bene la ritmica. Infine alla voce abbiamo il mattatore Lord Astaroth fondatore e pilastro originale, che tiene in pugno il pubblico sfregiandolo con il suo growl grottesco fino a sfociare in laceranti scream, inoltre s’impegna a incitare il pubblico che risponde entusiasta, sollevando cori d’incitamento e cominciando a pogare. I blackster di Verbania macinando un pezzo dopo l’altro, giungono alla fine con The Grand Design Of Pazozu alzando nettamente il livello della serata con grande successo, spianando la strada alle band successive.

Setlist:

War Of Satan
Lucifer Will Reign Again
Le Secret De Satan
Ierofania Diabolica
Invocation Of The Black Soul
Ordo Sancti Daemoni
Satanization
Ancient Serpent
The Grand Design Of Pazozu

Line-up:

Lord Astaroth – voce
H50 – chitarra
Sargatanas Baal – chitarra
DeiVorhadorh – basso (sostituito da Aram dei Crownlake)
Asmodevs D.D. – batteria

Dopo questa mazzata passiamo la parola all’ultima band italiana, il palco addobbato con teschi e croci rovesciate si tinge di rosso, ecco arrivare da Ravenna gli HIEROPHANT che spezzano l’intro irrompendo con Mortem Aeternam spiazzando il pubblico sempre più numeroso. Sulla breccia dal 2009 hanno all’attivo il quinto disco Death Seige, che proporranno quasi interamente in maniera decisamente tenace e diretta, per l’intera esibizione l’interazione sarà minima perché puntano tutto sulla sostanza, ovvero la malvagità del loro sound che si rivela una potente miscela black death. Le chitarre furiose impazzano in un susseguirsi di riff devastanti, accompagnate da viscerali giri di basso e sostenute da un tormento di piatti e pelli sferrato dal turnista, il frontman Fabio Carretti oltre alle corde della chitarra arroventa quelle vocali, scaturendo un growl tenebroso che per quanto potente risultava basso rispetto al suono, inoltre anche il secondo chitarrista Lorenzo Gulminelli dà il suo apporto vocale. La reazione del pubblico è evidenziata dal moshpit e scapocciamenti, mentre i romagnoli procedono inarrestabili bruciando rapidamente il set, che si conclude con Nemesis of Thy Mortals dopodiché salutano l’audience alzando gli strumenti e le corna al cielo, ritirandosi nell’oscurità accompagnati da consistenti applausi per il granitico show, e, per aver degnamente chiuso la parentesi italiana del festival.

Setlist:

Mortem Aeternam
Seeds of Vengeance
Devil Incarnate
Crypt of Existence
In Chaos, in Death
Death Siege
Nemesis of Thy Mortals

Line-up:

Fabio Carretti – voce-chitarra
Lorenzo Gulminelli – chitarra-voce
Gianmaria Mustillo – basso
Turnista alla batteria

La prima metà del festival si è svolta alla grande, ora dalla Repubblica Ceca diamo il benvenuto ai primi ospiti stranieri il cui nome dice tutto INFERNO! Con il loro sembra davvero che le porte degli inferi si aprano, il palco è immerso nel fumo e illuminato da una cupa luce blu, lentamente s’intravedono delle oscure presenze prenderne possesso, come se fossero loro ad attenderci e sulle note di Phosphenes ci accompagnano in questo girone dantesco. La violenza che ha dominato finora con loro si trasforma in un’atmosfera spettrale, dove le ritmiche che assomigliano a dei sinistri sibili dall’oltretomba dilagano inesorabili, rese ancora più fredde e impalpabili dalla mancanza del basso, le parti strumentali hanno la prevalenza e l’andamento presenta parti dal ritmo costante, rallentamenti e brusche accelerazioni sempre ben scandite dalla batteria ben calibrata.

I musicisti incappucciati non lasciano mai la postazione, sembrano degli stregoni intenti a imprigionare l’audience in un sortilegio, mentre il frontman Adramelech unico originale dal 1996 coperto da cappuccio e mantello nero, ha un modo di cantare più simile ad un lamento che abbinato alle movenze sembra un lugubre rituale. Il pubblico è totalmente ipnotizzato e si risveglia solo per applaudire ad ogni canzone, tutte tratte dall’ottavo nuovo disco Paradeigma (Phosphenes of Aphotic Eternity) uscito nel 2021, tranne Omega >1 (Oscillation in Timelessness) unica presa da Gnosis Kardias (Of Transcension And Involution) del 2017, con la quale portano alla fine di questo viaggio ancestrale il pubblico che può riprendere conoscenza. Adramelech saluta la folla con un umile inchino ritirandosi nella gelida nebbia, seguito dai suoi adepti che dopo aver finito la parte strumentale lasciano volutamente accesi gli strumenti per ottenere un finale prolungato, non appena finisce scatta l’applauso globale ampiamente meritato.

Setlist:
Phosphenes
The Wailing Horizion
Descent into Hell of the Future
Ekstasis of the Continuum
Stars within and Stars without Projected into the Matrix of Time
Omega >1 (Oscillation in Timelessness)

Line-up:
Adramelech – voce
Ska-Gul – chitarra
Morion – chitarra
Seafraidh – batteria

Siamo giunti alla penultima band della serata entrata in gioco per sostituire gli AFSKY, loro sono i KANONENFIEBER band emergente nata in Germania nel 2020, ma da come si vedrà in sede live hanno già le idee molto chiare dal punto di vista musicale e concettuale. Innanzitutto il palco viene perfettamente allestito in tema di guerra con tanto di filo spinato e sacchi di terra, quando entrano in scena l’impatto scenico è enfatizzato dalle loro divise e volto coperto da passamontagna nero, senza complimenti iniziano sparando sulla folla Die Feuertaufe e quando compare il frontman Noise, ovviamente in divisa militare, passamontagna ed elmo chiodato l’atmosfera si riscalda all’istante. Nel corso dell’esibizione per i presenti non assisteranno ad un semplice concerto, ma ad una vera e propria rappresentazione della guerra in chiave black metal, non si limitano a suonare ma esprimono in forma teatrale l’immenso dolore, sofferenza e morte che la guerra provoca. Commovente la scena dove appunto il cantante riceve una cartolina dalla famiglia con la speranza che ritorni a casa, per la commozione si appoggia chitarrista e accasciandosi a terra si confortano a vicenda, dall’alto usano un getto di schiuma rarefatta per simulare il gelido inverno in trincea, ovviamente la rappresentazione della morte, il terrore, la stanchezza fisica e mentale. Passando al lato musicale i chitarristi sono delle mitragliatrici di riff, il basso prende fuoco come una polveriera e la batteria è esplode come colpi di cannone, sembra davvero di stare sul campo di battaglia ma in tutto questo massacro non manca la parte emotiva evidenziata da arpeggi melodici a inizio o fine canzone, inoltre l’inserimento di spezzoni d’audio risalenti ai tempi della guerra e il ritmo della marcia militare rende il tutto ancora più realistico ed emozionante. Inutile dire che il pubblico è estasiato sotto tutti gli aspetti e il moshpit diviene una battaglia, costantemente incitato da Noise che completa il tutto con un growl incendiario e ci tengo a precisare che i KANONENFIEBER sono una “one man band”, dove Noise è la mente creativa di musica, testi e scenografia quindi merita tutti i nostri complimenti. Finora hanno pubblicato il debut album Menschenmühle nel 2021 e nel 2022 gli EP Yankee Division e Der Füsilier, le cui canzoni sono sufficienti a riempire lo spazio dedicato in scaletta, verso la fine Noise indossa la maschera da teschio accentuando il fatto che la morte è il finale di ogni guerra. Infine con The Yankee Division March, Noise e i suoi fedeli compagni lasciano trionfalmente il palco, sommersi da urla e applausi assolutamente meritati per lo show studiato nei minimi dettagli, la posizione di rilievo nella quale hanno suonato nonostante siano emergenti, gli ha permesso di farsi conoscere da un vasto pubblico dimostrando il loro valore, sono stati davvero una bella scoperta!

Setlist:

Die Feuertaufe
Dicke Bertha
Die Schlacht bei Tannenberg
Grabenlieder
Die Fastnacht Der Hölle
Der Füsilier I
Der Füsilier II
The Yankee Division March

Line-up:

one man band – Noise

Abbiamo assistito alle performance di sei band che hanno reso il festival sempre più entusiasmante, ora il pubblico è pronto per il gran finale con i tanto attesi headliner, che tornano su questo palco dopo l’ultima esibizione del 2018, popolo blackster ecco a voi i terrificanti CARPATHIAN FOREST! Calano le tenebre e parte l’intro The Vulture Swarms, quando i musicisti fanno il loro ingresso dalla platea ormai colma si sollevano urla, che raddoppiano con l’arrivo del malefico Nattefrost. Finalmente l’attesa è finita i nostri irrompono con I Will Follow scatenando l’inferno, seguita dalla terremotante The Beast in Man: The Origin Of Sin, in seguito investono la platea delirante con Black Shining Leather dell’omonimo glorioso disco, sollevando un muro di suono che si protrae quando scagliano altre pietre miliari come The Swordsmen, Sadomasochistic, Lupus, Pierced Genitalia, un concentrato di brutale odio che accende moshpit e crowd surfing, dopodiché inseriscono un paio di cover rivisitate in chiave black, ovvero A Forest dei The Cure e All My Friends Are Dead dei Turbonegro molto apprezzate.

Complessivamente detengono una forte presenza scenica dinamica e interattiva, cercando il contatto con le prime file e incitando i fans che rispondono entusiasti, mentre il loro sound saturo di glaciale violenza si espande impietoso, le corde delle chitarre sono affilate come ghigliottine, le linee di basso rimbombano nello stomaco, mentre una tempesta di piatti e pelli si abbatte senza sosta. l’energia malefica sprigionata dalla band non ha eguali, le redini sono tenute saldamente dall’inossidabile Nattefrost che squarcia i timpani con un growl maligno, inoltre chiama anche sul palco a cantare Joe Ferghieph dei nostri Cultus Sanguigne, infine come gran finale scaraventano una doppietta composta da Knokkelmann e Mask Of The Slave, estratte rispettivamente dal secondo e terzo disco, ponendo fine in grande stile al BLACK WINTER FEST XIV. Accompagnati dalle urla dei fans i CARPATHIAN FOREST lasciano il palco vittoriosi, per aver impartito una vera e propria lezione di black metal norvegese, del quale sventolano il sacro vessillo dal 1992 con grande orgoglio.

Setlist:

Intro: The Vulture Swarms
I Will Follow
The Beast in Man: The Origin Of Sin
Carpathian Forest
The Woods Of Wallachia
Black Shining Leather Intro
Black Shining Leather
The Swordsmen
Sadomasochistic
Lupus
Pierced Genitalia
A Forest (The Cure cover)
All My Friends Are Dead (Turbonegro cover)
Knokkelmann
Mask Of The Slave

Line-up:

Nattefrost – voce
Malphas – chitarra
Erik Gamle – chitarra
Nasreten – basso
Audun Automat – batteria

Posso confermare che il BLACK WINTER FEST XIV è stato davvero travolgente, passerà molto tempo prima che la gelida atmosfera intrisa di malignità che ha saturato il locale svanisca. Passando alle band partecipanti, voglio fare sinceri complimenti all’intera compagine italiana, per aver dimostrato con tenacia e passione che la fiamma del black metal made in Italy è più ardente che mai, congratulazione agli ospiti stranieri che hanno sputato sangue per dare ai fans un grande show riuscendoci al meglio. Ringraziamo la Nihil Production, la Daemon Star e tutto lo staff dello Slaughter Club, per l’impegno e dedizione dimostrati nell’organizzare e riorganizzare senza arrendersi questo fantastico evento, sperando in tante future edizioni. Alla prossima!