Belphegor

The Devils

Torniamo a parlare, a distanza di ben cinque anni del duo più bucolico di sempre, una coppia artistica decisamente sopra le righe, che nonostante sia sempre fuori dagli schemi, dato l’essere estremamente pacchiana, gode di un elevatissimo status di band di culto e, ad essere sinceri, questo status è ben guadagnato dato che, al di là del loro essere un po’ beceri, quasi degli Abbath sotto Speed, sono sempre stati capaci di sfornare ottimi dischi di sano death/black senza fronzoli e da grande assalto sonoro.

Stiamo parlando degli austriaci Belphegor, attivi dal 1991 e con ben 12 album all’attivo. Dicevamo che tornano ad affacciarsi sul mercato con un disco nuovo di pacca, un platter che riscatta il duo dopo il mezzo flop del disco precedente, in cui la vena creativa dei Nostri era andata un po’ a farsi “ benedire”, risultando un disco di banale death metal senza infamia e senza lode.Al contrario The Devils riporta la band sui fasti del passato, quando scrivevano dischi di ottimo e variegato blackened death, creando un muro sonoro devastante.

The Devils, come ho già detto, è la dodicesima fatica discografica degli austriaci ed è, come sempre, un disco all’insegna dell’assalto sonoro anche se questa volta, l’approccio risulta essere decisamente più ragionato e attento, poiché Helmuth e Serpenth hanno saputo dare spazio e ottimo spunto anche al loro lato più introspettivo, infatti nelle composizioni, non in tutte, si intende, vi sono riff violenti e strabordanti intervallati a momenti più onirici e riflessivi, capaci di donare al disco una maggiore dinamicità ma quel quid in più che tante volte sembrava mancare nelle pur ottime composizioni dei Belphegor. Questo, ovviamente, non deve lasciar minimamente pensare che ci si trovi dinnanzi ad un disco per educande, dato che il duo non ha minimamente perso un briciolo della propria cattiveria e della propria blasfemia, anzi, paradossalmente, le parti più cadenzate e riflessive danno maggiore risalto non solo alla ferocia del rifferama classico, ma riescono a creare un’ulteriore atmosfera malsana e sulfurea all’interno delle composizioni.

Le intenzioni bellicose dei Belphegor non sono affatto scemate e se possibile, dopo il deludente Totenritual del 2017, sono più cariche di prima e sanno perfettamente dove andare a colpire forte, trasportando chi ascolta in un turbine di kaos e cattiveria che regge il confronto con le prime produzioni della band. Certo, ancora oggi i primi due dischi sono considerati intoccabili in quanto a qualità compositiva, violenza, putrescenza e malvagità, però questo The Devils ne tiene bene il confronto a distanza, snocciolando bordate di blasfemia death/black che trova pochi eguali nel panorama, nonostante i molti epigoni degli austriaci,a nessuno riesce a reggere il confronto; merito, forse, anche di quella attitudine un po’ eccessiva e che non si prende mai troppo sul serio, che riesce a permettere a Helmuth e Serpenth di lavorare in maniera scanzonata e del non dover subire o preoccuparsi delle pressioni, delle aspettative e dei confronti. I Belphegor fanno esattamente ciò che vogliono, quando lo vogliono e solamente perché lo vogliono.

The Devils è davvero una bomba e poter ascoltare un prodotto del genere, nonostante in questi anni sia un po’ tutto stantio, è davvero un toccasana: intendiamoci, non c’è nulla di nuovo sotto il sole, questo è un disco di puro e maligno death/black, però la qualità delle composizioni è davvero elevata, dinamica e ben strutturata, capace di lasciar dipanare un riffing di livello, grezzo e becero quando serve così come un riffing più ricercato e anche riflessivo nei momenti in cui il duo austriaco lo ritiene più opportuno, quindi non c’è da stupirsi se accanto ad un riff che è un pieno assalto sonoro, carico di rancore ed odio, ci si trovi in un momento in cui il kaos pare trovare un ordine e una sequenza, ma è solo un’impressione, perché qualche secondo dopo ci si trova ad essere nuovamente catapultati in questo turbine vorticante composto da male allo stato puro.

Menzione particolare va fatta alla produzione, che è volutamente non ingessata in quella moda cristallina che va tanto oggi, ma gode di quel giusto quantitativo di ingolfamento, che lascia percepire tutti gli strumenti in maniera distinta ma va a creare un’amalgama interessante capace di dare risalto sia ai momenti brutali sia a quelli più onirici e permettendo al disco di godere di un’atmosfera generale davvero sinistra.Per concludere devo dire che The Devils mi ha positivamente sorpreso, dopo la delusione di Totenritual mi sono approcciato a questo disco con non poche perplessità e sono contento di dovermi ricredere, perché davvero i Belphegor hanno saputo dimostrare di saper essere compatti e una capacità di scrittura che pensavo fosse andata perduta, soprattutto dato che dopo il 2017 non si sono avute molte notizie in merito alla band, se non stupidi pettegolezzi che non hanno nulla a che vedere con il discorso musicale.

Disco estremamente consigliato a chi è già amante dei Nostri austriaci preferiti, ma anche a chi cerca qualcosa di valido nel mondo del metallo estremo e questa volta anche a chi volesse approcciare un po’ di più al mondo dell’estremo, perché c’è da dire che The Devils, al di là delle aspettative, ha anche un approccio molto catchy nel rifferama, con melodie sinistre capaci di catturare positivamente chi si approccia all’ascolto, inoltre il disco è davvero molto molto groovoso, merito non solo dei riff, ma anche del lavoro molto interessante svolto dalla batteria, che non manca di rimarcare momenti di ferocia con i blast beat e altro, ma anche con un drumming vario e dinamico.

Decisamente un gran bel ritorno, lunga vita alla sgarbataggine dei Belphegor. 

Daniele “Darklordfilthy”

Nuclear Blast
www.belphegor.at

The Devils
Totentanz – Dance Macabre
Glorifizierung Des Teufels
Damnation – Höllensturz
Virtus Asinaria – Prayer
Kingdom Of Cold Flesh
Ritus Incendium Diabolus
Creature Of Fire
Blackest Sabbath 1997 (Bonus track)

Helmuth – vocals and guitar
Serpenth – bass and vocals
David Diepold – drums
Torturer – drums on track 9