Sacred Steel live @Let it Beer 29/11/2025 + Evelyn Roger+Portrait

– BEAST OF FIRE-
Articolo a cura di Fabio Podeschi

“Il demone del fuoco danza nelle fiamme,  consumando ogni cosa e lasciando solo  cenere e un’oscura leggenda.” “Con il  potere del fuoco, egli brucia le menzogne e  purifica il mondo, ma la sua passione è  tanto distruttiva quanto vitale.

” “L’ombra  del demone del fuoco si allunga tra le  fiamme, sussurrando promesse di potere e  terrore a chi osa guardarla negli occhi.”  “Nato dal cuore di un vulcano, il demone del  fuoco è la personificazione della distruzione  e della rinascita, un ciclo eterno di  creazione e oblio”.

Serata eccezionale all’insegna dell’Heavy Metal di  stampo qualitativo elevato, grazie soprattutto alla  sapiente esperienza di  Andrea Lanzillo  boss di Sounds  Rock Agency che ringraziamo noi della webzine  Tempi  Duri.Eu  per aver potuto partecipare ad un evento di  tale caratura e qualità, peccato la gente c’era ma  secondo me non abbastanza e chi non ha partecipato  ha perso una succosa occasione per uno show potente  ed emozionale. Frasi nella mia introduzione  apocalittiche  che fanno da preludio alla seconda band  vera sorpresa della serata ma ne parleremo a tempo  debito…..

EVELYN ROGER

Prima band ad aprire le danze i Capitolini  Evelyn  Roger,  gradita sorpresa della serata perchè di solito  la  prima band è sempre quella che un po delude invece  questi quattro ragazzi mescolano la  NWOBHM  anni 80  a genere più moderno gli otto brani saccheggiano quasi  completamente il loro unico album uscito  Pistole Tra  i  Peluche  più l’ultimo brano che risale ad una loro  prima  registrazione. La qualità si sente i quattro pirati con il  loro look tra l’On The Roads al Kilt total black del  cantante narrano le loro scorribande di strada  accompagnati dai loro due peluche uno vicino al  batterista e l’altro enorme attaccato al basso di  Michelangelo  un vero tessitore di suoni con un groove  pazzesco, il cantante  Alessio  è bravo nei modi della  voce ricorda molto secondo me  Damiano  dei  Maneskin  con questa voce robusta e Glam non ,me ne  voglia ma secondo me è un complimento.

Una spanna  sopra alla media delle band nate da poco anche  Batteria  Matteo  e  Luca  alla chitarra solista a mio  avviso insieme al bassista i due perni che fanno girare  per il verso giusto l’ingranaggio della band. Brani che  mi hanno colpito molto  Mannaro  con accenni che  ricordano un pò  Fear Of The Dar k degl, una canzone  storia che prende, poi c’è  Evelyn  anche lì i coretti si  rifanno sempre ai Maestri Britannici.  Dr. Houston  non  si può negare che potrebbe essere cantata anche da  Damiano  dei  Maneskin  se chiudete gli occhi sembra  lui.Termina lo show  la settima canzone che poi l’ultima  del loro album  Nessuna Traccia  ed è qui che secondo  me danno il meglio armonici di chitarra sentimento e  questo groove che fa da ponte tra il metal odierno e  quello del passato. Unico neo  Evelyn Roger  canzone  con la quale hanno chiuso risalente al primo periodo  una delle prime canzoni del primo ep della band ancora  un pò in embrione secondo me io avrei inserito

la Ballata del Rum  che hanno scartato mi piaceva di più.  L’applauso della gente è sentito loro sono molto  simpatici e disponibili ho saltato con loro e pogato  durante lo show dei  Portrait,  unico appunto dovrebbe  evitare il bassista  Michelangelo  quando ha parlato  di  calcare troppo la calata Romana nel parlare non è  proprio il massimo, ma quelli sono dettagli cosa  importante è che hanno retto il palco senza sbavature  con cuore e dedizione. Per me sicuramente promossi,  ed avremo sorprese nel futuro secondo me hanno tanto  da dire e da raccontare nelle loro storie di pirati di  strada.

 -SETLIST-

Come Quando Fuori Piove
Ombre
Mannaro
Tardi
Evelyn
Dr. Houston
nessuna Traccia 8 Evelyn Roger

LINEUP:

Michelangelo Cippitelli – bass
Matteo Buldini – drums
Luca Vittori – guitars
Alessio Caterini – vocals

-PORTRAIT-

Ecco il momento Cinque figure fanno il loro ingresso  dalle ombre come entità di creature nell’oscurità  fanno il loro ingresso dalle lande innevate della  fredda Svezia e parte la prima delle nove tracce più  l’encore  The Blood Covenant  un Heavy Speed  Metal con ritmi serratissimi con la voce del singer  Per Lengstedt  che alterna a  falsetti come un  tributo al re  King Diamond  e nelle parti melodiche  e incisive a Warrel Dane  Sanctuary/ Primo  periodo Nevermore.  Non c’è un attimo di respiro  la loro discografia viene completamente  saccheggiata vestiti in pelle e borchie a petto nudo  si ritorna all’Us Heavy Metal degli anni ottanta ma  con uno sguardo notevole alla modernità un ottimo  connubio. La bordata metal di  Infinte Descension  non lascia respiro quando si chiudono gli occhi e  canta il falsetto sembra che sia apparso  Re Diamond. A Thousand Nightmare  che risale alle  loro prime compilation pre album brano nudo e  crudo riproposto in veste più moderna. Burn the  World  con la sua intro di organo con incedere di  girone dei demoni dell’apocalisse ci getta in una  fornace incandescente di metallo fuso dalle viscere  della Terra dove fanno headbanging anche i demoni,  brano che non lascia respiro e ti trasporta con i suoi  solo e riff strettissimi di chitarra delle asce

 Gustafsson e Lindell.  C’è tempo di cambiamento  anche con il doom della cadenzata  From The Urn  dal loro ultimo lavoro del 2025 brano ove il singer ricorda le cose migliori di  Dickinson  degli  Iron  Maiden  da  solista Ball To Picasso  in Primis, il  basso di  Fredrick  e la batteria del vichingo  Person  pulsano come un cuore di una creatura che pompa  sangue e linfa vitale della musica per esplodere  nella parte centrale nei solos dei due chitarristi con  quel mood romantico malinconico.  Curtain (the  dumb supper)  dove si parla di stregoneria ed  incantesimi assoli in alternanza come un  Paganini di Lucifero     . Non c’è una attimo di sosta nelle pause  parlano poco e fanno molti fatti vogliono proporci  più musica possibile e uno show compatto anche  mio figlio che era presente che ha parlato con la  band e si è fatto la foto con loro insieme al  sottoscritto sono piaciuti moltissimo, band che ha  un enorme background della presenza scenica oltre  alla qualità l’aspetto visivo vuol dire molto.  Torniamo con l’ottava traccia in un passato remoto  al loro primo album ancora grezzo e in embrione ma  già si sentivano le basi della qualità all’epoca c’era  un altro cantante ma la performance di  Per  e di  tutt’altro spessore è come se fosse uscito  Paul Di  Anno  ed entrato  Bruce Dickinson  con  Beast Over  Hammersmith,  non sò se ho se ho reso l’idea ma  credo di si, la latta che si tramuta in oro, l’ugola  d’oro di questo singer è inconfondibile. Ed ora il  gran finale, che poi dopo avremo un ultimo encore  affidato ad uno dei brani più epici ed emozionali che  abbia mai ascoltato dove il sottoscritto si è buttato

in mezzo alla mischia a spintonare e pogare in stile  Jason Momoa  al concerto dei Pantera per farvi  intendere….ed insieme a me c’erano scatenatissimi i  componenti della prima band gli  Evelyn Rogers.  Beast Of Fire  è veramente l’essenza di questa  band  Us Heavy Metal  con la maiuscola bordate di  solos riff di chitarra e la voce di Per che nelle parti  alte rimembra  Re Diamond  un epicità di un brano  del genere l’ho sentita in passato forse solo in  Noble Savage  dei  Virgin Steele,  a metà canzone  sui tre minuti e poco più partono due solos che si  alternano d’antologia ragazzi era scoppiata una  bolgia infernale erano anni che non mi divertivo  così, ho 47 anni ma me ne sono sentiti addosso 27  in quel momento, la musica è linfa di giovinezza. La  band ci saluta ma poi la gente insiste talmente  tanto che c’è tempo per un encore, vi dico che stava  per salire sul palco  il cantante  Gerrit Mutz  dei  Sacred Stee l e poi è tornato indietro sono riuscito  a fare una foto con lui ed eravamo insieme  in prima  fila. La chiusura dello show è nelle mani di  Sound  Of the Horn  presa dal loro ultimo album, il suono  del corno come un fauno che corre nel bosco per  ghermire la sua preda un elogio al  Dio Celtico  Cernunnos , anche qui bordate serratissime di  chitarre e una struttura di basso e batteria che  compatta l’intero brano c’è poi sempre un elogio al  cantante  Per  Lengstedt  autore di una prova vocale  memorabile. Chiude così la loro performance in uno scroscio interminabile di applausi e screaming di  approvazione, c’era talmente tanta adrenalina in  giro che secondo me avrebbero potuto suonare per  un’altra ora che saremmo stati lì ad ascoltarli e  supportare ancora insomma, un vero trionfo.

– SETLIST-
The Blood Covenant
Infinite Descension
A Thousand Nightmares
Burn the World
Voice of the Outsider
From the Urn
Curtains (The Dumb Supper)
Beware The Demons
east of Fire
Sound the Horn

LINEUP:
Anders Persson –  drums
Christian Lindell –  guitars
Per Lengstedt –  vocals
Fredrik Petersson –  bass
Karl Gustafsson – guitars

-SACRED STEEL-

Ed ora l’ultima band di chiusura i Tedeschi  Sacred Steel  . Purtroppo e devo dirlo a malincuore mi era  successo anche in passato quando vidi i  Cradle of  Filth  a Roma nel lontano 2009, le aspettative erano  molte anche se suonarono bene non ressero il  confronto con la band prima di loro che faceva da  spalla i  Moonspell,  che oscurarono completamente  il loro show con la loro performance strepitosa  grazie al cantante  Fernando Ribeiro  in stato di  grazia e stessa cosa accadde per il concerto del 2016    degli  Absu  a Roma al Traffic Live anche lì  prima di loro ci fu una band  band Italiana i  Darkend  che grazie alla maestria ed alla  performance del Singer  Luca Gregori  e del mastro  Valenti Riccardo  alla batteria e del resto della  band anche lì “Puff” per magia sparirono anche gli Absu . Purtroppo a volte è pericoloso portare una  band troppo brava come spalla si rivela un’arma a  doppio taglio….. Ma torniamo al presente e  analizziamo i  Sacred Steel,  presenti dalle scene già  dal loro primo demo del 1996 sono i capisaldi della  seconda bordata del  New British Heavy Us  Metal/Speed Metal.  Il loro show propone 13 brani  più tre dell’encore per un totale di sedici che  ripercorre la loro intera discografia, cosa che ho  notato di differente è che rispetto alla precedente  band non hanno brillato dal vivo, anzi la scaletta  non era molto omogenea.

Il brano che mi ha preso  di più è stato quello estrapolato da  Carnage  Victory  la title track dell’album del 2009 di cui  ho  acquistato il box set al concerto  a mio parere il loro  migliore lavoro l’album più completo (peccato non  aver attinto altri brani da quell’album la resa dello  show sarebbe stata diversa)anche  qualche cosa dal  passato dal primo album  Reborn Steel,  Battle  Angel  e da  WarGods Of Metal,  la title track. C’è  stato un guizzo di novità in  Bedlam Eternal  canzone del loro ultimo album  Ritual Supremacy  poco considerata secondo me, quasi un tributo ai  maestri del Doom  Candlemass e Trouble,  mi è  piaciuta veramente tanto l’interpretazione e la prova  vocale del singer  Gerrit P. Mutz  capace di  esplorare territori più atmosferici,  ed in generale  anche come si è espressa la band con questo  incedere di basso con  Toni  e batteria di  Matthias  da carro armato Teutonico e degli arpeggi e  armonici dei chitarristi  Jonas e Jorn,  il miglior  brano del lotto dello show. Anche la discreta  Watcher Infernal  dal loro ultimo album sembra un  riferimento ai primi  Hammerfall.  Dopo altri brani  che alternano cose memorabili a meno, abbiamo la  chiusura prima dell’encore con  Face the Antichrist  dal leggendario album  Slaughter Prophecy  la  gente segue la band è contenta ma non c’è quel  quid che ha portato alla bolgia del precedente  gruppo che si è esibito.

Chiude lo show un encore di  tre brani una discreta ed atmosferica  Entombed  Within the Iron Walls of Dis  dal loro ultimo  album che come dicevo prima fa piacere questo  modo d’interpretazione di nuovi territori musicali del  metal della band anche se il brano non è all’altezza  della song  Bedlam Eternal  e chiudono lo show con  due brani dall’album  War Gods Of Metal, Heavy  Metal to the End  e  Tonight the Witches Ride  entrambi di accompagnamento ma nulla più. In  conclusione l’applauso c’è stato più che sincero, la  gente si è divertita, ma si è sentito proprio il divario  fra i due gruppi che si sono esibiti. Per carità i  Sacred Steel  sono bravi ed esibiti a dovere con  suoni e dedizione, è gente mestierante che calca da  trenta anni le scene, ma è stato uno show non  proprio omogeneo con luci ed ombre. Come  sicuramente l’abbigliamento del cantante secondo  me troppo adolescenziale, neanche  Bruce  Dickinson  appena entrato in  The Number Of the  Beast  ha mai indossato  la maglia della sua band e  li parliamo che aveva 24 anni, ma  a 56 anni  bisogna cercare di avere un look un pò più  personale anche con pelle e borchie, ma con questa  maglia rossa della band e il resto pantaloni strappati  secondo me stonava poi de gustibus l’unico di loro  che aveva stile era il chitarrista  Jörn Langenfeld.  Non me ne vogliano a male e non fraintendete il mio  pensiero di reporter i  Sacred Steel  mi sono piaciuti  ma non eccessivamente comunque hanno dato  prova di far passare una lieta serata agli astanti  promossi.

-SETLIST-

Metal Is War
The Watcher Infernal
Open Wide the Gate
The Sign of the Skull
Wargods of Metal
Ritual Supremacy
Battle Angel
No God / No Religion
Bedlam Eternal
Omen Rider
Sacred Bloody Steel
Carnage Victory  Faces of the Antichrist

Encore:
Entombed Within the Iron Walls of Dis
Heavy Metal to the End
Tonight the Witches Ride

LINEUP:
Mathias Straub – drums
Gerrit P. Mutz – vocals
Jonas Khalil  –  guitars
Toni Ieva –  bass
Jörn Langenfeld –  guitars