Arthur Falcone

The Genesis Of The Prophecy

Sono passati circa 10 anni dalla prima volta che il nome di Arthur Falcone venne portato alla mia attenzione da una mia cara amica.Per chi non lo conoscesse vi basti sapere che il nostro è insegnante di chitarra presso La Casa della Musica di Trieste dove,fra gli altri, ha avuto tra i suoi studenti Luca Turilli.

Per quanto riguarda il suo stile si puo’ tranquillamente dire che Arthur si rifà ai dogmi del Maestro Yngwie,quindi  sostanzialmente neoclassico; le sue maggiori influenze vanno oltre al già citato Sommo svedese a Ritchie Blackmore – ed i suoi Deep Purple prima, Rainbow poi -, passando per Eddie Van Halen, Michael Schenker, Steve Morse,direi che non c’è male quindi. Inoltre, Arthur ha condiviso il palco con artisti del calibro di Kiko Loureiro, Ian Paice, Vinnie Moore, Andrea Braido e tanti altri.

The Genesis Of The Prophecy”, che esce per la sempre attenta Heart Of Steel Records, segue ad undici anni di distanza, il debutto solista “Stargazer” e proietta Falcone nell’olimpo dei grandi. La suggestiva intro “The Elf’s Castle” da il via all’eruzione di scariche elettriche e colate di riff che ben si diluiscono nel tessuto melodico dell’album, dando forza e vigore nei pezzi più tirati, quali l’opener “Free Souls” con Titta Tani (Dgm, Daemonia) alla voce, la strumentale

“Thunderbolt” o la travolgente “A Stranger In My Dreams”, dal facile ritorrnello e dal piglio ammaliante. I preziosismi tecnici ed un godibile virtuosismo, mai fine a se stesso ma sempre al servizio dei brani, si lasciano abilmente domare dagli intrecci di tastiere di Stefano Alessandrini e dalle melodiche ugole di Piero Pattay e dei vari illustri ospiti presenti. Ottimi esempi ne sono la rampante “The Great Prophecy”, dagli slanci prog e l’hard rock di classe di “Nothing More For Me”, dove al microfono troviamo Goran Edman (Malmsteen, Brazen Abboth, …) e poi ancora la ricerca prog nell’intricata “The Hidden Self”, che lievita di intensità e la graffiante “Don’t Fade Away”. “Rise Beyond Pain” è un quarto d’ora di intenso godimento tra echi prog e dove ogni strumento può scorazzare libero,piacevoli sensazioni scaturiscono ininterrottamente prima dalla sognante ballad “Sunset”, introdotta dalle dolci note del flauto dell’ospite Manuel Staropoli (fratello di Alex dei Rhapsody Of Fire) e poi con una cascata di note che sgorgano dai due strumentali posti in chiusura: “The Second Eclipse” e l’infinita bonus track “Virtual Lake”, che mettono il sigillo su un lavoro ottimamente prodotto, eterogeneo e in grado di brillare per classe e feeling profusi.

Caldamente consigliato non solo ai fanatici della chitarra.

Stefano “Mad Axeman” Frigè

Heart of Steel Records
www.heartofsteel.nlz.it

The Elf’s Castle – Intro
Free Souls
The Great Prophecy
Nothing More For Me
The Hidden Self
A Stranger In My Dreams
Sunset
Don’t Fade Away
Thunderbolt
Rise Beyond Pain
The Second Eclipse
Virtual Lake

Arthur Falcone – All Guitars
Piero Pattay – vocals
Denis Baselli – bass
Giovanni Angiolin – drums
Stefano Alessandrini – keyboards

Special Guests:

Göran Edman – lead vocals on “nothing more for me”
Titta Tani – lead vocals on “Free Souls”, “The Great Prophecy”, “Sunset”, “Rise Beyond Pain”
Mystheria – keyboards
Manuel Staropoli – flute