Any Other (Adele Altro)
Per te che non ci sarai più
Ci sono dischi che sembrano pensati per restare, un ascolto intimo, urgente e fuori dal tempo.Entrano in punta di piedi ma, una volta dentro, si rifiutano di uscire. “Per te, che non ci sarai più”, il nuovo EP di Any Other – progetto solista di Adele Altro – è uno di questi. Un lavoro che sfugge alla logica del mercato, che rinuncia alla pianificazione e si abbandona invece alla necessità, all’urgenza del dire e del sentire. Verrà pubblicato il 29 aprile 2025 da 42 Records, il disco si compone di soli quattro brani, ma in quei poco più di dieci minuti riesce a spalancare un mondo di emozioni potenti, luminose, talvolta dolorose, sempre autentiche.Già il titolo è una dichiarazione di intenti: “Per te, che non ci sarai più” è un commiato e una carezza, una dedica a chi è andato via ma anche a chi resta. È musica come ponte, come gesto umano prima ancora che artistico. Non un esercizio di stile o una parentesi tra lavori più ampi, ma un’opera che trova forza proprio nella sua brevità, come un biglietto scritto di getto e lasciato sul tavolo della cucina: diretto, necessario, reale.
Il primo brano, “Distratta”, uscito come singolo l’8 aprile, è un’introduzione perfetta. Chitarre sospese, una voce che arriva quasi in punta di piedi ma che colpisce subito al cuore, pulita e calda allo stesso tempo. C’è in questa canzone un’idea di smarrimento familiare, di disconnessione emotiva, ma anche il desiderio – timido ma testardo – di ritrovarsi. L’arrangiamento, co-firmato con Marco Giudici, è semplice ma preciso: ogni suono ha il suo posto, nulla è superfluo. Una canzone che racconta molto più di ciò che dice, lasciando spazio all’ascoltatore per riempire i silenzi.Il secondo brano, このままでいい, in giapponese, è una sorpresa. Un gesto che potrebbe sembrare strano o pretenzioso, ma che in realtà suona naturale. “Kono mama de ii”(“Va bene così com’è”) è una canzone che sembra galleggiare nel tempo. Il mix di piano Rhodes e sintetizzatori vintage la avvolge in un’atmosfera ovattata, quasi da sogno. La voce di Adele, anche se non comprendiamo ogni parola, arriva dritta all’anima. Un perfetto esempio di come la musica possa superare le barriere linguistiche e parlare in un linguaggio universale.
“Lazy”, l’unico brano in inglese, è forse il più malinconico dell’EP. La voce di Adele, accompagnata da una chitarra acustica minimalista, si muove lenta, esausta, come se ogni parola pesasse. Eppure, in quella stanchezza, c’è una bellezza struggente. “I’m not trying to get better / I’m just trying to get by”, canta con una sincerità disarmante. I colori dei registri vocali di Adele, lasciati liberi nella registrazione, rendono tutto ancora più reale, più vicino. È una canzone che parla di resa, ma anche di una forma silente di resistenza: quella di chi continua a esserci, anche senza sapere come.“Per te, che non ci sarai più”,il brano che dà il titolo al disco, è anche il suo culmine emotivo. Una dedica sussurrata, che non ha bisogno di grandi arrangiamenti per arrivare dritta al cuore. La voce si fa quasi preghiera, accompagnata da un tappeto sonoro costruito con delicatezza da Giulio Stermieri, Nicholas Remondino, Federico Fenu e Alessandro Cau, tutti musicisti già rodati accanto ad Adele nei tour e nei progetti precedenti.
C’è qualcosa di profondamente sentito in questo brano, pur nella sua semplicità. È come se si chiudesse un cerchio, come se ogni nota avesse il compito di accompagnare e di cullare dolcemente chi ascolta verso una forma di elaborazione, di accettazione. “Per te, che non ci sarai più” non è solo una canzone: è un addio struggente.Questo EP è, a tutti gli effetti, un’ideale appendice del precedente album “Stillness, stop: you have a right to remember” (2024), ma anche un segnale di svolta. Se il disco precedente era strutturato e meditato, quest’ultimo è invece un gesto spontaneo, quasi un diario di bordo scritto sotto la spinta del momento. C’è un filo rosso che collega tutto il lavoro di Adele Altro: la sua capacità di attraversare generi, lingue e registri emotivi senza mai perdere autenticità. Non è facile tenere insieme brani in italiano, inglese e giapponese senza risultare incoerenti. Eppure, Adele ci riesce, grazie a una coesione emotiva che va oltre ogni definizione stilistica.
Adele Altro è oggi una delle voci più personali e interessanti del panorama musicale italiano (e non solo). La sua scrittura è immediatamente riconoscibile, ma mai prevedibile. La sua voce, fragile e potente insieme, riesce a raccontare l’interiorità senza filtri né barriere. Questo EP ne è una conferma ulteriore: quattro brani bastano a costruire un microcosmo, un viaggio breve ma intensissimo, che non lascia indifferenti.
“Per te, che non ci sarai più” non è solo un EP: è un gesto, una dedica, una confessione. È un disco che parla all’anima, che non cerca l’effetto ma la verità. Un lavoro che si ascolta tutto d’un fiato, ma che resta addosso a lungo. In un’epoca in cui tutto è sovraccarico ,scontato e urlato, Any Other sceglie il silenzio, la fragilità, l’intimità. E ci ricorda che, a volte, le parole sussurrate sono quelle che fanno più rumore.Un disco da ascoltare con il cuore aperto.
Anna Cimenti