Animalize
Verminateur
La Francia all’arrembaggio con questa band al secondo full-lenght dopo tre anni dal primo. Stavolta da un uso parziale dell’inglese si passa totalmente alla lingua madre del gruppo e senza alcuna caduta del tenore ideativo che funziona al 100%. Si tratta di una realtà che mette il brio come caratteristica principale della propria espressione. Si suona classico heavy metal con alcune escrescenze che però portano verso lo Street, rendendo la luce delle loro composizioni sempre molto abbaglianti. Non c’è il pop-metal dei Kiss, pur avendo tale combo il moniker derivato dall’album dell’84 degli americani; al contrario non si trova alcun passaggio plasticoso o commerciale. Naturalmente troviamo diverse sezioni orecchiabili, ma solo in senso positivo.L’album, dopo due battute del drummer, inizia con lo storico riff di ‘I stole your Love’ dei Kiss, leggermente modificato ma che lo ricorda nettamente, e così ecco ‘ARMEES DE LA NUIT’ che però di quel brano non ha nulla; è comunque un pezzo d’attacco che si rifà perfettamente agli anni ottanta, e scorre con l’elettricità giusta e con una freschezza che manca a tanti gruppi vintage, mentre qui tale energia elimina del tutto il senso passatista. Altra sciabolata con ‘CHEVAL ASTRAL’ che avanza con cadenzata tonicità e la cui linea melodica appare leggermente più elaborata ed enfatica.
Nel ritmo cadenzato e meno irruento ma comunque sempre tonico, troviamo l’ottima melodia accattivante di ‘AU JUGEMENT DE SOI’ che proprio nella sua morbidezza orecchiabile è numero vincente. La title-track ‘VERMINATEUR’ invece è puro Power-metal, forte e deciso, che ricorda l’essenza dinamica dei giapponesi Loudness; una bella miccia che fa esplodere una dinamite frizzantina. La sezione ritmica di ‘ENVAHISSEURS’ è parecchio spumeggiante a sostegno però di un cantato più introspettivo e di una certa impostazione neoclassica dell’assolo, costruendo probabilmente il momento più interessante e bello del lotto grazie ad una densa anima dentro un avanzamento heavy di tutto rispetto.
L’episodio che vuole essere più epicamente elaborato (eppure dicono abbia un testo ironico) è ‘Bons Baisers d’Outre-Tombe’, senza però perdere immediatezza esso alterna velocità media ad accelerazioni, per poi costruire un assolo tra i più ficcanti, purtroppo troppo breve e non esaustivo; poteva essere un brano realizzato meglio. La ballata solo voce e pianoforte, e un leggero violino, ha un taglio tonico che ricorda gli X-Japan, forse l’unico episodio dove l’idioma francese non dà il meglio di sé; sicuramente una buona traccia che testimonia l’assoluta sicurezza di sé che il cantante possiede.
Musica effervescente dove la chitarra ritmica è una vivace lama tagliente e dove quella solista ingaggia agili battaglie guizzanti. La validità della voce è l’elemento più caratterizzante di questa band, acuta nel suo timbro e con una bravura gestionale che con la combinazione azzeccata delle metriche riesce a funzionare perfettamente senza far rimpiangere l’inglese, anzi talvolta valorizzando come valore aggiunto in francese il contesto strumentale. Solidità strutturale con uno spirito molto fluido nell’impostare arrangiamenti ed energie, e aggiunte di piccoli particolari che ne attestano la raffinatezza. Qui l’antico prende forma di uno spirito vivo e vitalizzante, senza nemmeno un attimo lasciare la presa perché si possa essere colpiti azione sonora dopo azione sonora. Chi vuole canzoni pensate bene senza farsi scontate nell’ambito di un viaggio nella natura verace dell’heavy metal ottantiano, trova qui la sua forma più piacevole tra aspetto formale, tecnica pulita e vigore rock.
Roberto Sky Latini