Amorphis

Halo

Il Death melodico di questa band finlandese, oggi così rarefatto ed elegante, non è molto Death, ma evitando di incasellarsi troppo produce una bellissima serie di sensazioni ed atmosfere evocative. C’è una certa linearità strutturale che ne rende la potenza espressa ben fruibile.

Nonostante il controllo ben equilibrato del songwriting, l’attitudine prog emerge abbastanza nettamente e pur non allungando il minutaggio delle tracce diventa fondamentale per colorare di luce l’insieme. Cavolo, quattordici dischi dal 1992, quindi tanta produzione continuativa, un trentennale che li vede ancora in perfetta forma visto il fascino di questa nuova uscita.I due pezzi d’apertura sono similari concettualmente, accordi che descrivono panorami aperti ed equilibrio della voce tra cavernosa pesante e dolce suadente. ‘NORTHWARDS’ è davvero ficcante, duro e morbido, emoziona con le sue tastiere vintage e poi con la breve parte sinfonica; il suo cantato pulito si fa sentitamente passionale. ‘ON THE DARK WAVES’ con assolo orientaleggiante e con le sue fresche dinamiche avvolge tonicamente l’ascoltatore. Tra le cose migliori sta anche ‘WINDMANE’ pur essendo abbastanza esteticamente tipica nel metal in generale, ma la sua evoluzione sonora entra con vigore nelle orecchie lasciando che rimanga alta l’attenzione. ‘NEW LAND’ è invece la cavalcata dell’album, energia non proprio cattiva nonostante certo riffing e certo growling, ma legata ad una epicità verace che comunica urgenza espressiva.

La band è in grado di scrivere momenti anche più commerciali senza apparire commerciali davvero, come è per ‘The Moon’ e per la title-track ‘Halo’ (quest’ultima ricorda gli israeliani ‘Orphaned Land’), che non posseggono nulla di realmente duro, eppure raggiungono l’obbiettivo di mantenere significativamente tonicità. Un po’ derivativa nel momento orientaleggiante, e a volte un po’ troppo leggerina, ‘Seven Roads come togheter’ però riesce a esplicitare alcuni begli spunti che la sollevano. Un incremento di brutalità, per quanto lucida, si hanno in alcuni episodi come ‘War’ che però non rinunciano mai al lato morbido. E per quanto riguarda la ballata finale ‘MY NAME IS NIGHT’, cantata in duetto con la svedese Petronella Nettermalm, va detto che, nonostante l’acustica sappia di già sentito, il brano per melodia si dipana con una grande grazia ammaliante, davvero di pregevole fattura e di notevole intensità.

La potenza ben si esprime nel riffing, anche se non diventa mai un muro impietoso, ma anzi si evolve in modo piuttosto raffinato. La voce in growl scuro non esagera nell’imporsi e quindi funziona proprio perché inserito dove più serve. Di maggior afflato emotivo l’ugola quando canta pulita, in quanto cerca di usare una melodia che abbia un minimo di malinconia anche se non in senso gotico, fiorendo con una ottima orecchiabilità piena di pregnante feeling. I musicisti non molto spesso  infliggono colpi di virtuosismo solista, però quando ci si cimentano creano ottime stilettate sia con la chitarra che con le magiche tastiere. Punteggiature enfatiche alzano il tasso di comunicabilità e quindi la musica riesce a penetrare i nostri sensi con agevolezza. Non ci sono esagerazioni in questo lavoro, tutto è molto essenziale, molto nutrito di arie ma non di evoluzioni fuori dalle righe. Niente di sperimentale, niente di particolarmente innovativo, ma pienezza di gusto e sensibilità. Il gruppo ha modificato nel tempo il suo approccio, ma possiamo dire che lo ha fatto senza finire in un vicolo cieco. Anzi è assolutamente meritorio osservare come le strade sono sempre aperte alla qualità, visto che il risultato non è un livello compositivo banale, essendo invece arte in senso pieno, con una personalità non indifferente. Non è musica istintiva, ma è cerebralmente vibrante. Ben pensata ma al tempo stesso diretta come fosse spontanea.

Roberto Sky Latini

Atomic Fire
www.amorphis.net

Northwards
On The Dark Waters
The Moon
Windmane
A New Land
When The Gods Came
Seven Roads Come Together
War
Halo
The Wolf
My Name Is Night

Tomi Joutsen –  vocals
Esa Holopainen –  guitars
Tomi Koivusaari –  guitars
Santeri Kallio –  keyboards
Olli-Pekka Laine – bass
Jan Rechberger – drums