Alex Carpani

The Good Man

Alex Carpani è un artista in senso completo, la sua ampia visione musicale ne fa un compositore che non si affida semplicemente al fatto tecnico guardando invece anche all’anima vitale delle atmosfere create, e quindi un musicista che esige da se stesso una impostazione espressiva atta a significare qualcosa di significativo emozionalmente, che siano descrizioni paesaggistiche od onde di suggestione espressionista. Lo si evince dalle diverse forme evidenziate attraverso le varie pubblicazioni precedenti a questa, mai copia l’una dell’altra, ma oggi in maggior forma esplicita ciò avviene in un lavoro che sintetizza bene la sua florida creatività. E in questa alternanza di contenuti il mezzo tecnico non è comunque in secondo piano, essendo esso ormai un fattore sapientemente gestito da Carpani. Non si tratta di evoluzioni virtuose quanto di escrescenze continuamente funzionali fra loro, in grado di seguire un percorso fluido e marcatamente di carattere, con un uso della strumentazione sempre in grado di sottolineare appieno ogni passaggio ed ogni feeling. Il significato lirico pone due tematiche, deducibili anche dai titoli, una riferita ad un ipotetico momento amnesico, ed una che fa riferimenti al bene ed al male.

Abbiamo molti lati diversi che si rifanno a realtà del passato, forse a volte inconsciamente vista la naturalezza di come essi vengono presentati e amalgamati nel contesto. Qui va detto che tale apparente spontaneità potrebbe essere considerata una alta capacità artistica dell’autore di apparire tale, visto che invece Carpani è ben lontano dall’essere un uomo istintivo data la grande conoscenza e sapienza che emerge dalla sua carriera. Per cui si è più propensi a crederlo consapevole delle ispirazioni che possiede. Tra le due stupende suite scritte (circa 28 minuti l’una) si possono azzardare vicinanze ad Emerson, Lake and Palmer; alle colonne sonore di Morricone; alle evanescenze elettroniche di gruppi più moderni; ai sinfonismi stile Yes e alla della musica classica. In realtà è riduttivo nominare solo queste caratteristiche, di certo vi è una ricchezza polivalente. Le sezioni sono incastrate tra loro e passano da un carattere all’altro senza soluzione di continuità, perfettamente allacciate.

Non bisogna farsi ingannare dai sottotitoli dei brani, è impossibile staccare le tracce una dall’altra anche se in alcuni passaggi si vede come finisca nettamente una traccia per passare alla successiva, ma nell’ambito ideativo della fruizione la separazione perde consistenza, perde senso. Abbiamo momenti algidi e tonicità più rock, soavità soffuse ed interlocuzioni accentate. E le parti solo strumentali divengono accentratrici di attenzione tanto quanto le parti cantate, anzi, talvolta le parti senza voce si fanno più interessanti delle altre, ma è difficile trovare un meglio ed un peggio perché è tutto così equilibrato, e al tempo stesso pregnante, da entrare in maniera diretta in chi si ponga all’ascolto.In effetti questa è un’opera che avvolge, ammalia, che riempie ogni spazio sonoro dell’ascoltatore. Non è musica che si cavalca o che semplicemente ti inonda, va più in profondità, penetrando e non lasciando margini di libertà a chi fruisce, anzi pare essa esprimere ciò che l’ascoltatore già possiede in sé, se solo quest’ultimo lasci possibile la sintonizzazione di sé alla musica. Quello che Alex ha scritto funziona come uno spirito che già conosca gli spiriti altrui e sappia condurli ad una spiritualità unica ed universale.

La grammatica di questo linguaggio sonoro è già stato codificato dal panorama musicale storico, ma la sintassi è giocata con abile personalità fondendosi con la personalità del “prossimo”, non in senso commerciale quanto riuscendo ad entrare nella lunghezza d’onda dell’umanità tutta. La comunicabilità si fonda con la bellezza in un unicum funzionante, e la raffinatezza non elimina la forza di un tale tessuto avviluppante, tra pulsioni elettriche e sfaccettature oniriche.Carpani in passato ha già vibrato con il prog tradizionale, poi alcune opere dell’autore hanno voluto essere meno progressive nell’estetica, considerando comunque il prog classico, anni settanta-ottanta, un elemento da cui non prescindere del tutto; ma è proprio la sua mentalità ad essere prog, nel senso più aperto che questo approccio può avere. ‘The Good Man’ è sicuramente un album del tutto interno al genere, ma la luce è così vissuta di chiaro-scuri da non farne mai qualcosa di statico e derivativo. I gusti possono decidere se questo sia il miglior suo full-lenght oppure no, in ogni caso parliamo di un album senza difetti, perfetto nel suo esistere, in grado di essere totalizzante. Impossibile poterne aggiungere o togliere qualcosa; ma del resto questo è un risultato che egli raggiunge spesso, in quanto la sua impostazione, che emerge di solito anche nelle interviste, è quella di voler soppesare, riuscendoci, ogni elemento della composizione.

Nonostante il maestoso valore dell’opera, non si tratta di un disco difficile, ma di un disco denso, che racchiude in sé l’essenza dell’essere umano, e per questo è sostanza musicale vitale e facilmente comprensibile, è insomma compartecipativo. E’ uno di quei momenti che può far nascere una sintonia emotiva tra autore e fruitore.

Roberto Sky Latini

Amnesiac
On A Train
Perfect Chaos
Flashbacks
The Edge Of My Mind
Diamond In The Rough
Past Life
Heart Calling
As Light Returns
End Of The Day

Good And Evil
Lost Frequencies
The Flow
P.T.S.D.
Stillness And Ecstasy
Flirting With Darkness
Mystical
Leaving The Path
Masquerade
Everything Falls Into Place

Alex Carpani – lead & back vocals, keyboards, virtual orchestra, drum machine, synth bass, virtual guitars
Bruno Farinelli – drums
Giambattista Giorgi – bass
Emiliano Fantuzzi – guitars
Alessio Alberghini – soprano sax
Valentina Vanini – mezzosoprano voice