Aeons
The Ghosts of Ehat We Knew
Provenienti dall’Isola di Man, luogo famoso per le folli e mitiche corse motociclistiche, gli Aeons pubblicano il loro terzo album in uscita il 2 Luglio per la Sliptrick Records.
Tre anni dal disco Consequences che ricevette grandi elogi e ottime recensioni, il gruppo ci propone la nuova fatica dal titolo “The Ghost of What we knew”.La proposta musicale della band può essere catalogata come progressive metal e questo disco rispecchia nel modo più ampio possibile il genere proposto.Siamo di fronte ad un disco che sa prendere componenti progressive di stampo melodico per amalgamarle con proposte più moderne ed aggressive.L’ambizione del gruppo è notevole, siamo di fronte ad un esplosione di colori, emozioni ed influenze davvero vaste e una notevole capacità di songwriting.Nove tracce che danno piacere ai palati più raffinati che cercano sonorità avvolgenti e ricche di melodie, ma anche sezioni complesse e violente che ricordano un metal più vicino ai giorni nostri.
Ampio raggio di azione che arriva fino a lidi vicini ad un metalcore di stampo americano senza mai risultare esagerato o stucchevole.Molta importanza viene data alla melodia, sia proposta in interi brani come ad esempio la seducente “Blood” o la splendida “Cascade” supportata dalla chitarra acustica.La voce di Skippy si muove in tutta la sua ampia estensione vocale sia per le clean vocals che nel growl donando una elevata ricchezza alla proposta musicale.La ritmica è una follia ragionata con continue variazioni, riff pesanti e progressivi che ricordano in certi momenti gli svedesi Meshuggah.Aggressività che si alterna alla melodia, quiete e pace che si alternano con soluzioni tecniche virtuose egregiamente amalgamate.
Le nove tracce del disco trasmettono tutta la grandezza compositiva del gruppo, la maestria tecnica e l’ambizione sconfinata.Il potere emotivo è gigantesco, le note di questo disco sanno avvolgerti e guidarti, ma allo stesso tempo riescono ad essere violente e trascinanti con i suoi vortici ipnotici di melodie e ritmiche mai banali.Un disco che ad ogni ascolto offre spunti e nuove sfumature, un viaggio sensoriale che non smette di coinvolgere l’ascoltatore in ogni sua parte.
Un’alternanza di sonorità e ritmiche sconvolgenti senza mai perdere il filo del discorso o cadere in inutili sconfinamenti.Nemmeno nei momenti più lunghi come in “Ghost” dove si arriva a quasi venti minuti di musica, non si è nemmeno lontanamente toccati da una perdita di attenzione.La traccia “Collapse” chiude l’intero album proponendo un concentrato di dieci minuti che sembra porre un ripasso generale dell’intero disco.In questo brano la musica esplora universi tra i più disparati e come un vortice ricco di colori che ti guida in un viaggio sensoriale ed emotivo con richiami epici e maestosi.La proposta è rafforzata ancor di più grazie al mastering di Sebastian ‘Seeb’ Levermann, cantante e tastierista del gruppo musicale tedesco Orden Ogan.
In conclusione, un disco con grande ambizione che abbraccia epoche e sonorità differenti, che sa addolcire e allo stesso tempo scatenare l’ascoltatore, facendolo perdere nelle mille sfumature sonore.
Daniele Giudici