AEntropica
Stagioni Asincrone
Nel panorama musicale contemporaneo, raramente capita di imbattersi in un’opera che riesca a essere al tempo stesso profondamente poetica, politicamente consapevole e musicalmente coerente nella sua complessità. “Stagioni Asincrone”, primo disco del progetto autoprodotto “AEntropica”, è esattamente questo: un viaggio stratificato nel cuore del caos creativo, un album che nasce dalla collisione fertile tra ordine e disordine, tra l’energia archetipica del femminile e la vertigine dell’entropia esistenziale.Il progetto AEntropica prende forma durante il primo lockdown del 2020, quando le parole visionarie di Valentina Mariani incontrano le composizioni fluide e minimaliste di Carlo Olimpico. Ne nasce un “organismo vivente”, un album che, nella sua pluralità stilistica e tematica, riesce a mantenere una straordinaria coerenza interna. Con “Stagioni Asincrone”, AEntropica definisce una propria identità sonora inedita, dove si fondono electro-wave, art-rock, dream-pop e cantautorato, ma soprattutto si afferma una visione poetica e politica del mondo.L’album si apre con “Il mare nuovo”, una traccia ipnotica dalle radici electro-wave, impreziosita dalla darbouka e dai cori di Mariani. Il testo, tratto dalla raccolta di haiku “Gocce di Notte”, ci introduce immediatamente nel mondo di AEntropica: un luogo in cui i miti antichi dialogano con l’oggi, dove la Grecia è al contempo archetipo e destino. Il mare, elemento ancestrale, diventa simbolo di nascita e spaesamento, un confine liquido tra passato e futuro.
Segue “Esuli”, un brano più teso e rock, che affronta il disagio esistenziale dell’epoca post-nichilista. Qui la narrazione si fa più diretta, cruda: il testo affronta la solitudine dell’uomo contemporaneo, isolato dalle logiche capitalistiche e dalle fratture sociali acuite dalla pandemia. È anche un grido di speranza, un invito alla connessione autentica tramite l’arte, la musica, il riconoscimento reciproco.Con “Virginia”, AEntropica rende omaggio a Virginia Woolf e, più in generale, al pensiero femminista. Il brano, cantato a due voci, rievoca il senso di alienazione e al contempo l’urgenza di espressione delle donne nella storia. La musica, avvolgente e sincera, accompagna parole potenti che invocano libertà e consapevolezza. In questa traccia si manifesta una delle linee guida dell’album: il desiderio di dare voce a ciò che resta spesso invisibile, marginale, silenziato.La malinconica e raffinata “Neve a maggio” prosegue in questa direzione, raccontando un amore o forse un attimo sospeso nella fragile incertezza delle stagioni fuori sincrono. La musica è minimale, con accenni electro-clash sul finale, e il testo si muove tra intimità e straniamento, evocando l’immagine di una neve tardiva come metafora dell’imprevisto emotivo.
“Ulisse” si distingue per la sua atmosfera trip-hop e la costruzione narrativa ispirata all’Odissea. Qui la mitologia classica si fonde con il simbolismo contemporaneo: l’accecamento del ciclope diventa allegoria della condizione umana, della cecità collettiva e della forza della narrazione nel plasmare il reale. Il brano, arricchito dalla voce evocativa di Mariani e dalle sofisticate parti strumentali, è uno dei vertici lirici dell’intero disco.
“La sete”, un brano che esplora la sete come metafora del desiderio: creativo, amoroso, spirituale. I versi tratteggiano una condizione esistenziale sospesa tra bisogno e impossibilità, mentre la musica, densa ma eterea, accompagna senza appesantire.“Il guado” segna un momento di intima riflessione, un passaggio delicato ma centrale. Qui la voce di Carlo Olimpico prende il centro, raccontando l’attraversamento simbolico di un fiume, soglia tra ciò che si è e ciò che si può diventare. È una ballata intensa e personale che apre a un discorso universale sulla trasformazione.In “Zeno”, AEntropica rende omaggio a Italo Svevo e alla psicoanalisi. Il protagonista della “Coscienza di Zeno” diventa qui emblema dell’inadeguatezza moderna, della discontinuità tra intenzione e azione. Il pianoforte, eseguito da Roberto Rettura, disegna un paesaggio sonoro in cui ogni nota è una possibilità mancata o ritrovata, come l’ultima sigaretta di Zeno.
Con “Controvento”, si torna a un tono più marcatamente politico. Il brano è ispirato alla figura di Giuseppe Pinelli e si carica di memoria storica. La voce di Olimpico e le chitarre di Fabrizio Ferrara danno vita a un racconto in musica che non dimentica, ma trasforma la ferita in atto creativo e resistenza sonora.Chiude l’album “Autunno”, un pezzo intriso di malinconia, ma anche di dolce consapevolezza. È un congedo circolare: l’autunno come fine e inizio, morte apparente e promessa di rinascita. La musica si fa densa, stratificata, quasi come il tappeto di foglie che si poggia sul suolo prima dell’inverno. È un finale che commuove e lascia aperta una porta: quella verso la trasformazione, verso altre stagioni, forse ancora asincrone, ma non per questo meno vere.
In definitiva, “Stagioni Asincrone” è un’opera complessa, stratificata, coraggiosa. AEntropica ci consegna un disco fuori dalle mode, ma dentro i tempi: un ibrido poetico e sonoro che mette in relazione il mito e il presente, il femminile sacro e la realtà frammentata, il personale e il politico. È un album che non si limita a essere ascoltato: va abitato, attraversato, vissuto.
Anna Cimenti