Ronnie James Dio
‘Rainbow in the Dark – L’autobiografia’
Ad ottobre è uscito un bel libro che vede raccontata la storia parziale della vita dello statunitense Ronnie James Dio. E’ una opera postuma, visto che l’artista è morto il 16 maggio 2010 all’età di circa sessantotto anni.
Ma il libro offre appunto una storia parziale in quanto racconta fino alla data del 1986, perchè descrive l’ascesa del cantante nel panorama metallico fino all’apice, e lascia il dopo: lascia i dischi successivi , la malattia e il decadimento fisico. Ciò ne fa un’opera felice, positiva e di realizzazione personale. Non un libro spensierato perché incomprensioni e inciampi vi sono inseriti, e l’autore spiega che non sempre gli è riuscito di godere appieno di tutti i momenti. Lui stesso dicve di come si gettasse sempre verso il futuro aggiungendo: “ E’ la maledizione di chi è troppo motivato”.E’ interessante scoprire un uomo pieno di grinta sin da ragazzino, quando per gioco si faceva passare per mafioso fregiandosi falsamente di essere imparentato con un boss il cui cognome era appunto Dio, o sempre per gioco di quando nella gang di ragazzini, rubava le auto che poi riportava indietro. La figura del padre italiano piuttosto duro (non cattivo) e la strada, sono raccontate in modo da voler spiegare come egli abbia potuto arrivare ad avere un carattere perfezionista, testardo ed insistente, e come questo sia stato utile per avere pazienza fino a sfondare coi Rainbow, quando ormai aveva trentatre anni, un’età un po’ tarda per il successo.Ma c’è un altro elemento in questo libro che può interessare i lettori metallari: il suo rapporto con i re dell’Hard, Blackmore e Iommi. A parte la storia coi Rainbow, di certo è particolare l’amore-odio che si viene ad instaurare tra Ronnie e i Black Sabbath, e qui (io ho letto anche vari libri sui Black Sabbath, oltre all’autobiografia di Tony Iommi) sento di dover prendere una posizione: credo più alle parole di Dio che del chitarrista baffuto. Ricordiamoci che Tony Iommi era un cocainomane ed in quei periodi era spesso nella fase idiosincrasica dei tossici. Ogni membro dei Black Sabbath sembra sempre scontento in qualsiasi era della carriera, che stesse con Ronnie o che stesse con Martin, o Gillan; in un continuo cambio di idee sulle persone con cui hanno lavorato. Dio beveva abbastanza, fumava qualcosa, ma non era succube di alcuna sostanza e probabilmente è quello che ricorda meglio tutte le cose. Prese le giuste misure al suo “io” (ma anche alla sua gentilezza), le versioni sui fatti che Ronnie James Dio racconta appaiono più credibili di quelle che negli altri libri emergono dette da Butler; Ward o Iommi.
Alla fin fine, pur criticando i metodi di queste star nei rapporti umani, rimane più contro i loro metodi appunto che non contro le persone in quanto tali, ed esprime commenti assolutamente positivi sul loro estro artistico. Troverete il suo primo strumento musicale suonato, la sua voglia di emergere e il perché del segno con le corna; poi il suo amore per il pubblico, l’amore per la musica e anche l’amore coniugale, di una Wendy che sarà sua manager e in quanto tale anche una persona con cui litigare. Proprio lei, che oggi se ne inventa mille per far soldi con l’immagine del marito (tipo il concerto con ologramma), che però è anche un modo per tenerlo in vita, ha curato questa autobiografia insieme al famoso scrittore del metal Mick Wall. Non sappiamo cosa abbia limato, aggiunto o eliminato, la vedova a questo tomo, in ogni caso ogni tanto ci sono degli inserti in cui viene aggiunto il suo breve punto di vista, e risultano interessanti anch’essi, e lì spergiura che nessuno dei collaboratori è stato truffato da lei o da Ronnie. E’ un libro riuscito, con qualche polemica ma anche con aneddoti divertenti ed un senso passionale profondo. Ronnie è la Star, nato per essere leader, forte carattere decisionale anche verso chi era già famoso, e a parte il suo adolescenziale istinto irrequieto, sembra abbia vissuto coscientemente e costruttivamente tutta la sua vita, consapevole dell’arte creata, e non perso in allucinazioni e fantasie da musicista immaturo umanamente, come leggiamo nelle storie di Ozzy; Motley Crue o Phil Lynott. Ronnie ebbe una dote divina e il suo carattere fu virile e tosto come la sua voce stupendamente maestosa.
Roberto Sky Latini
curata da Mick Wall e Wendy Dio
Tsunami Edizioni