Bangalore Choir
Rapid Fire Succession: On Target Part II
Quando una band storica dell’hard rock americano decide di tornare con un sequel diretto di un capitolo significativo della propria discografia, l’operazione può facilmente scivolare nella nostalgia steril
I nostri Bangalore Choir, invece, scelgono la strada opposta, “Rapid Fire Succession: On Target Part II” non è un’autocelebrazione, ma un disco che prova a raccontare dove si trova oggi la band, quali sono le sue forze e la sua identità nel presente, senza tradire il DNA che l’ha resa riconoscibile negli anni ’90.Secondo me l’album si muove su 3 principali pilastri compositivi e Il suono dell’album è un equilibrio studiato tra:-un attitudine da arena rock americana di stampo Los Angeles–Sunset Strip -una solidità ritmica del più classico hard rock europeo- e una produzione pulita , non plastificata, che restituisce aria e spazio alla voce di David Reece, sempre al centro della scena.
Direi che la scelta produttiva è intelligente, il disco suona “vintage” nel modo giusto, senza ricalcare pedissequamente le sonorità del passato, ma incorporando una lucidità moderna che non appiattisce nulla.Ho avuto la fortuna di conoscere David Reece e penso che in questo lavoro specialmente la sua voce sia il baricentro emotivo dell’intero Progetto.Reece continua ad avere qualcosa che pochi vocalist moderni possiedono:
una ruvidità vocale molto controllata, un graffio che non diventa mai caricatura e una capacità di interpretare testi e linee vocali come se fosse sempre sul punto di scoppiare in energia pura.In brani come “Bullet Train” e How does it feel”si percepisce che la timbrica vocale di David Reece è matura e consapevole,una voce che vive queste canzoni e non le recita.L’album riesce a trovare un equilibrio perfetto tra potenza e immediatezza, senza scivolare troppo nel rock radiofonico tantomeno in autoindulgenze metal.
Questo nuovo “Rapid Fire Succession: On Target Part II” è un album sorprendentemente solido, energico, coerente che non punta a reinventare il genere, ma a riaffermare ciò che ha sempre reso grandi i Bangalore Choir.
Un ritorno autorevole, maturo e vibrante.
Lubranomic




