Fury
Interceptor
Quinto full-lenght dal 2011 per questi britannici che amano usare metal e hard rock in una mescolanza ogni volta utilizzando una gagliardìa espressiva notevole. Lo spirito duro emerge anche dentro il cantato più melodico e i due cantanti maschile/femminile sanno porsi in maniera estremamente curata senza accavallarsi inutilmente. Inoltre la produzione è altamente scintillante in linea con la modernità più attuale, anche se lo stile è al cento per cento quello degli anni ottanta.
E‘ bello sentire dei bei pezzi scatenati come ‘INTERCEPTOR’, col suo senso di libertà e la sua energia heavy/melodica sostenuta da riff densi e batteria dal colpo netto; ritornello corale e assolo dall’ampio respiro. Poi arriva ‘WHAT’S IT’S GONNA BE’ e non ci importa nulla se la linea melodica ha un retrogusto fortemente pop, perché l’arrangiamento è uno Street Metal bello dinamico, ficcante e fresco, così da accentare con vigore un ottimo songwriting. Ancora orecchiabilità con ‘ON THE TOWN’ ma pare proprio che l’abilità a non diventare melensi è una prerogativa del tutto loro, e la scorrevolezza del brano non perde mai quella risoluta vitalità dall’anima rockettara.
Il pezzo commerciale migliore è ‘CAN’T RESIST’ che mescola Bon Jovi e Dokken. Troviamo pure del Power tra cui è ‘LOOK AT US NOW’ a vincere con frenetica ritmicità, debordando con slancio anche tramite una voce pulita che si dà passionalmente. Nel disco ci sono momenti meno esuberanti ma anch’essi meritano un degno ascolto perché non sono dei filler, in particolare vola piuttosto alta la conclusiva ‘UNDISTILLED’ che dapprima soft si trasforma poi in un finale enfatico riempito di vocalizzi e chitarra solista di una certa pregnanza. Forse il riempitivo sta nel riffing e nelle strofe di ‘DTR’ che sono un po’ scontate, di certo anche questa canzone possiede efficace appeal, ma appare davvero molto derivativa.
Forse le voci infilano troppi cori in stile “ooooh ooh” facendolo in troppe song, ma sembrano farlo meglio degli altri, e alcune di queste vocalizzazioni in effetti valgono la pena, hanno qualità e non possono essere eliminate. Di solito con gli ‘ooh oooh’ si è costretti a storcere il naso e appare in genere come qualcosa di infantile legato ad un passato non più tanto in voga, ma qui no, la cosa funziona e in certi casi appare strutturale, cioè toglierli avrebbe significato rovinare il pezzo. Le ugole danno un grosso contributo alla luminosità d’insieme che rende il disco aperto e non claustrofobico, evitando però di addolcirsi inutilmente. Qui dentro si è aggiunto il chitarrista Atkinson che fa il proprio lavoro senza sbavature.
Probabilmente lavoro migliore del precedente ‘Born to Sin’ (2022) già di per sè bello. Funziona molto bene il carattere del gruppo che non teme di spingere, e spinge da tutti i lati percorrendo sia le vie toniche sia quelle morbide.
Questo disco testimonia una volta di più che si può fare bene anche ricalcando il sound storico, senza inventare, l’importante, come in questo caso, è avere un minimo di personalità e buone idee di scrittura. Promozione a pieni voti.
Roberto Sky Latini





