Wish You Were Here

50 Years Later – Pink Floyd

Dopo il successo commerciale e artistico dell’album “Dark Side of the Moon” del 1973, i Pink Floyd iniziarono a registrare il seguito nel gennaio del 1975. L’album che ne risultò, “Wish You Were Here”, fu pubblicato nel settembre dello stesso anno.

 “Wish You Were Here” è un classico senza tempo del rock progressivo e psichedelico. Il delicato equilibrio tra testi introspettivi e paesaggi sonori espansivi lo ha reso uno degli album preferiti dai fan. In particolare, l’album riflette le difficoltà personali della band, in particolare l’assenza del loro ex compagno Syd Barrett, che aveva lasciato il gruppo anni prima a causa di problemi di salute mentale. Attraverso canzoni come “Shine On You Crazy Diamond” e la title track “Wish You Were Here”, la band ha intrecciato il proprio dolore e la propria riverenza in una musica di struggente bellezza, stabilendo un profondo legame con gli ascoltatori di tutto il mondo.

Con un’apertura impressionante con la versione degli Hippie Death Cult di Shine On You Crazy Diamond (Parts 1 To 5), la band conferisce al brano un’atmosfera frammentata e distorta fino all’arrivo della sezione ricca e piena di sentimento, il tutto intriso di un’atmosfera ultraterrena.Adottando un approccio completamente diverso, i Mos Generator conferiscono a Welcome To The Machine un’adeguata minaccia stridente e un’estetica cyberpunk, con onde sonore che si adattano perfettamente al tono cupo della canzone.Precedentemente reinterpretata dai Foo Fighters per la colonna sonora di Mission Impossible 2, Duskwood aggiunge un groove meravigliosamente pesante alla loro grintosa Have A Cigar, con un attacco travolgente alla fine che lascia senza fiato.

Con la svolta più radicale dell’album, però, High Desert Queen trasforma la delicata Wish You Were Here in qualcosa con stivali chiodati e quel feeling vorticoso su cui band come i Kyuss hanno costruito la loro carriera. Polverose e piene di una bellezza brutale e austera, le chitarre sono distorte piuttosto che lamentose.A chiudere la scaletta originale, Shine On You Crazy Diamond (Parts 6 to 9) viene sottoposta a un potente restyling da parte dei Sergeant Thunderfoot, che imprimono la propria identità su questo brano fondamentale.
Con l’aggiunta di due brani bonus, la fantastica e abrasiva Fearless degli Urzah e una versione muscolare di Time dei Firegarden, il tutto è un piacere che, pur non sostituendo mai le vette irraggiungibili degli originali, li completa sicuramente.
Cover superbe, grandi band e un progetto che soddisfa più che mai l’intento originale. Questo è un album di cover che merita più che mai un posto nella collezione di chiunque.

Stefano Bonelli