Phantom Spell

Heather & Heart

Il chitarrista cantante inglese McNeill dei Seven Sisters, nel 2021 concepisce i Phantom Spell e nel 2022 esordisce con ‘Immortal’s Requiem’. Era un lavoro di alto livello quello, ed è un lavoro di alto livello anche questo. La band di origine è un heavy metal tradizionale ma piuttosto melodico, in comune con questo progetto si hanno appunto le morbide e belle linee vocali e la melodiosità degli assoli di chitarra, tutto in confezione elegante e raffinata. Va considerato comunque che il senso heavy, di cui lui ha esperienza, egli ce lo mette dentro apertamente: lo dicono i riff e lo dicono le strutture snelle anche nel pur variegato dinamismo presente nelle quali si trova anche qualcosa di meno heavy.

Si parte subito con una traccia di undici minuti e quarantasette secondi, la più lunga dell’album, ma non c’è nulla di noioso; ‘THE AUTUMN CITADEL’ è concepita musicalmente in modo fluido e sempre in accensione di animo, anche nelle parti soft; è questo un pezzo prog-metal dove sia la voce che gli strumenti immettono melodie intriganti. L’abilità di usare in modo classico la distorsione abbinandola a tastiere vintage lo porta spesso verso gli anni settanta, e lo si sente chiaramente in ‘SIREN SONG’ che pur essendo un pezzo breve è in grado di trasportare l’ascoltatore verso lidi antichi e suggestivi. La cifra più genuinamente heavy anni ottanta si ascolta in ‘Evil Hand’ che pur brano minore, in quanto più canonico, non è comunque un filler; esso conferma nettamente il retroterra culturale dell’artista. Splendido anche l’altro episodio lungo (10’,57”) che è la title-track ‘HEATHER & HEART’ che nei primi cinque minuti elimina del tutto la sfaccettatura metal per cullare l’ascoltatore con una verve malinconica, mentre invece nell’accelerazione della seconda parte l’hard rock melodico prende il sopravvento a ritmi diversi ma con chitarra e voce posti sul podio per capacità comunicativa; forse è un po’ troppo seguire per 1 minuto e 25 secondi un finale di soli cinguettii, ma la cosa fa sorridere.

L’artista suona tutti gli strumenti quindi è una one-man band, ma la ricchezza dell’insieme realizza una sonorità che sembra davvero quella di un combo. Heavy metal e hard rock si fondono in senso progressive con grande ariosa ispirazione e fraseggio intelligente; il gruppo sembra avere un po’ dei Kansas moderni ma c’è di più. Troviamo infatti un senso prog britannico, molto denso, che la storia ha emanato con bucolico respiro e che qui viene ripreso con altrettanta grazia, e lo si percepisce sia nei passaggi a chitarra acustica, sia parzialmente nelle modulazioni del canto; inoltre c’è un’essenza poetica tranquillizzante alla Uriah Heep e poi uno spirito ottantiano più ficcante dal punto di vista dell’energia. McNeill si rivela una persona ispirata artisticamente, in grado di avere in pugno il quadro generale della situazione, esprimendo sempre in maniera efficace la materia e gestendo il tutto perché si dimostri pregnante.

L’atmosfera generale è evocativa; mai troppo rarefatto il lato prog, rimane una tonicità che spinge verso una buona forza, sebbene escludendo l’attacco aggressivo, prediligendo invece ogni volta la dimensione descrittivo/riflessiva piuttosto che quella istintiva. Un album che tocca note emozionali ed è in grado di arrivare bene all’ascoltatore con modalità melodiche sentite passionalmente. Non è musica innovativa ma certo è ampia la bravura a interpretare con personalità un’essenza rock paesaggistica come questa.

Roberto Sky Latini

TRACKLIST:

The Autumn Citadel
Siren Song
Evil Hand
A distant Shore
Heather & Heart

LINEUP:

Kyle McNeill – vocals / all instruments
Jose Soler – guitar
Miguel Moreno – bass
Ramon Romero – keyboards
José Vicente – drums