Castle Rat

The Bestiary

Carnosità corposa del sound e voce evanescente/evocativa si accoppiano in un contrasto piuttosto efficace, per un hard-rock doom che s’infiltra nell’ascoltatore con abile sinuosità. Dagli USA arriva il loro secondo full-lenght che riesce meglio a dar loro una connotazione matura rispetto all’esordio dell’anno scorso. Le caratteristiche sonore posseggono una certa personalità pur vivendo di aspetti presi da tante realtà differenti, compresa la storica NewWaveOfBritishHeavyMetal che fece scuola anche rinnovando l’hard settantiano.‘WOLF I’ è davvero un pezzo di elevata epicità, magnifico esempio di bravura sia tecnica che ideativa dentro un alveo che appare roccioso, di grana grossa ma raffinato nella sua essenza. Il rimando greve di ‘SIREN’ è un doom piuttosto heavy ed elettrico, con un assolo shredding dalla tonica intensità; davvero un pezzo da novanta dell’album. Con ‘SERPENT’ si cerca una luce meno dura sebbene il riffing sia ancora ruvido e tonico, ma è la linea vocale a cercare una certa morbidezza fascinosa, e la parte solista si rende molto melodica nel suo scintillante virtuosismo. La sensazione orientale emerge in ‘DRAGON’, ed è con il cantato che ci si addentra in una verve che tende a stregare con un’ammaliante tensione lirica. Anche le ballate hanno la loro peculiare bellezza, ed in particolare è l’evanescenza di ‘CRYSTAL CAVE’ ad afferrare con incanto e tensione emotiva dentro una epicità seduttiva che si basa su una vocalità modulata per irretire al modo di una vestale dei tempi antichi.

Il drumming si esprime pesante, con una bella forza sonora che sostiene incombente la struttura. L’atmosfera generale è legata ad una certa magia avvolgente, con canto varie volte sacerdotale. La cantante emana un feeling ieratico, eppure non calca troppo l’ugola in questo senso, anche se è chiara l’appartenenza a questo tipo di  espressività. Anche i giri chitarristici tendono alla stessa visione senza però calarsi troppo in sfaccettature dark o turbamenti introspettivi. Non vengono usati elementi psichedelici o evoluzioni staticamente algide, non si sussurra né si insinuano cadenze iptoniche; tutto rimane tonico.

Spesso infatti il loro doom si risolve in una dinamica accesa, non sempre quindi lenta e vischiosa, anche se lo spirito è principalmente polveroso e rasposo. Se i video appaiono Kitsch, la musica suonata non lo è, troviamo invece una intelligenza in grado di posizionare sapientemente gli ingredienti. E’ una attitudine artistica che recita bene la sua parte, ponendosi fra mascherata divertente nel look e creatività che si prende a dovere sul serio dal punto di vista compositivo. E’ un disco che pur essendo doom, si denota fresco, mai ridondante, mai stanco, che scrive ciò che è necessario senza allungarsi in inutili orpelli, e anzi mantenendosi sempre interessante. Il songwriting è esaustivo eppure sembra aperto ad ulteriori sviluppi in quanto si ha l’idea che ci sia un potenziale da poter ancora sviluppare. Insomma l’ascolto lascia una buonissima sensazione che continua ad echeggiare anche al termine della fruizione.

Roberto Sky Latini

Phoenix  I
Wolf I
Wizard
Siren
Unicorn
Path of Moss
Crystal Cave
Serpent
Wolf II
Dragon
Summoning Spell
Sun Song
Phoneix II

The Rat Queen – vocals /guitar
The Count – guitar
The Plague Doctor – bass
The Druid – drums