Atomic Rooster
Circle Of The Sun
A distanza di oltre quattro decenni dall’ultimo lavoro in studio, gli Atomic Rooster compiono un’impresa che pochi avrebbero scommesso possibile: un ritorno non solo all’insegna della nostalgia, ma carico di vitalità e rilevanza contemporanea. “Circle The Sun“, uscito nell’ottobre 2025, non è una semplice rievocazione del proprio glorioso passato, ma una dichiarazione d’intenti ben precisa: la band è viva e il suo fuoco creativo arde ancora.La formazione attuale, guidata dal chitarrista e cantante Steve “Boltz” Bolton (un veterano della band stessa) e dal tastierista Adrian Gautrey, dimostra una simbiosi notevole con lo spirito originale del gruppo. Il loro obiettivo è chiaro fin dalla traccia d’apertura, Fly Or Die: ricreare quel sound proto-progressivo e oscuro, fatto di organi maestosi e riff taglienti, che rese celebri capolavori come Death Walks Behind You, ma senza suonare come una copia sbiadita.L’album si muove abilmente tra omaggi al passato e slanci verso nuove direzioni. Brani come Rebel Devil e No More affondano le radici nel rock gotico e potente degli esordi, con Gautrey che imbriglia le venature oscure di Vincent Crane e Bolton che riecheggia la potenza vocale di John DuCann. “No More“, in particolare, è un degno successore spirituale di Death Walks Behind You, con la sua atmosfera minacciosa e le suggestive linee d’organo.
Tuttavia, è nelle aperture che Circle The Sun rivela la sua vera natura. La title track, Circle The Sun, abbraccia un tono più ottimista e luminoso, un contrappunto lirico ai temi oscuri che hanno sempre caratterizzato la band. Questo non è un tradimento, ma un’evoluzione, un segno di maturità che dimostra come il gruppo non sia intrappolato nel proprio mito.L’album mostra anche una notevole varietà dinamica, Never 2 Lose è una power ballad toccante che permette alla band di esplorare territori più vulnerabili, Last Night offre persino un momento di leggerezza melodica, prima che First Impression e il maestoso finale Blow That Mind riportino l’ascoltatore nel territorio della complessità progressive, con strutture intricate e arrangiamenti stratificati che dimostrano la maestria strumentale della formazione.
L’album è un successo su più fronti, per i fan storici è un’immersione nostalgica ma rispettosa nell’universo sonoro che hanno sempre amato, con production moderna e una energia rinvigorita; per i nuovi ascoltatori è un album di rock progressivo e proto-metal ben congegnato, potente e ricco di atmosfere, che funziona splendidamente anche senza conoscere la mitologia della band.
Il grande merito di questo lavoro è quello di essere riuscito a “chiudere il cerchio” (proprio come suggerisce il titolo) tra l’onorare un’eredità ingombrante e la necessità di parlare al presente, gli Atomic Rooster, con questa formazione, non sono un tribute di se stessi, ma una band che ha ritrovato la propria voce e ha ancora qualcosa di importante da dire.
Massimo Cassibba





