Walter Trout
Sign Of The Times
è davvero incredibile come gli artisti che abbiano raggiunto una certa età si dimostrino ancora di avere voglia e capacità di suonare a fare dischi, Walter Trout è solo un esempio di questo che sto dicendo ed il disco precedente a questo nuovo Sign of the Times è solamente del 2024 ma evidentemente la voglia e l’urgenza di dire qualcosa malgrado i 74 anni è una fiamma che brucia l’anima dell’artista.Questo di cui stiamo parlando è il 21 album della carriera del chitarrista di Ocean city una discografia fatta di dischi qualitativamente ottima e questo suo nuovo album non è da meno.Una scaletta di dieci brani ben scritti e ben suonati un disco che farà felici ogni chitarrista che ascolti il suo album fatto di rock blues verace un disco insomma dove scaturisca l’anima di Trout. Che evidentemente ama mischiare vari generi si perché infatti nel brano Hurt no more potremo trovare influenze alla dire straits nel brano successivo si fa strada Jimy Hendrix in un blues che ti uccide con quei riff laceranti che Walter Trout ci sbatte in faccia.
La seguente I Remember è il classico brano country che potremmo paragonare al Bruce Springsteen di The River, e che la voce di Tourt roca al punto giusto assume un valore artistico notevole molto bello l’assolo. Come sentirete e come dalla tracce che sto nominando il disco gode di una qualità molto alta dovuto anche fatto che Sign of The Times ed il brano Hightech Woman non è da meno intravedendo nello stile del bluesman americano anche Steve Ray Waughan. In Too bad veniamo improvvisamente proiettati negli del proibizionismo periodo anche dove si narra che il blues è nato nella zona del delta del Mississippi (Delta Blues) dove si dice venne instaurato il patto col diavolo. Proprio parlando di questo volevo citarvi un film che dovete assolutamente guardare e cioè “I Peccatori”con Micheal b. Jordan quello di Creed e Wakanda per intenderci. Inoltre c’è un aspetto curioso che unisce Walter Trout e David Gilmour ed è il fatto che le proprie mogli diano un mano ai due chitarristi nella scrittura dei pezzi.
In Conclusione Sign of the times è un disco che richiede un ascolto maturo il blues del resto non è mai stato un genere così scontato vedrete che dopo averlo ascoltato vi sentirete arricchiti culturalmente perché il blues è un genere insito nella nostra anima m forse molti di coloro che ascoltano musica ancora non lo sanno.
Stefano Bonelli