Alice cooper
The Revenge of Alice Cooper
La musica targata USA di Alice rimane sempre nella scia di un passato riconoscibile, e stavolta ancora di più visto che a suonare con lui è tornata la cricca dei primi sette lavori, manca solo Buxton che purtroppo è morto nel 1997. In realtà quest’ultimo è presente in pezzi di vecchie inutilizzate registrazioni che vengono oggi inserite a far corpo in un episodio. Forse proprio la presenza dei vecchi eroi ha eliminato la modernità che invece nel disco precedente, ‘Road’ del 2023, aveva permesso una maggiore espressività artistica, arrivando a toccare talvolta energie metalliche. Qui si ricalcano in modo molto pedissequo formule parecchio conformate alle caratteristiche del passato, e anche i musicisti fanno poco lavoro per trovare passaggi più evoluti, sarà la vecchiaia e il fatto che il virtuosismo tecnico ormai viene lasciato produrre ai giovani; in effetti gli assoli appaiono piuttosto semplici (non sempre). Naturalmente la musica del nostro mito non annoia mai, anzi ci si diverte con gusto e sembra che anche lui si sia divertito, lasciando stare qualsiasi dimostrazione di velleità artistica.
I migliori brani non sono per forza i più duri. La freschezza giovanile di ‘WILD ONES’ corre ariosa e le aperture vocali si accompagnano ad una fluida chitarra che rende frizzante un cantato già solare, il tutto dall’anima americana pura. Rock morbido che suona alla Who anni sessanta è ‘BLOOD OF THE SUN’, cantata in maniera corale e condita di un certo minimo pathos che entra subito in sintonia con l’ascoltatore; è un benefico tuffo nel passato che non suona troppo derivativo per quanto sia vintage. Anche se ‘FAMOUS FACE’ usa un riff copiato dal ritornello vocale di ‘On the Road Again’ dei Rockets del 1978, il brano diventa un bel momento denso che acchiappa e funziona, con una bella chitarra sinuosa e una linea melodica irriverente che, ponendosi tra Kiss e David Bowie, alla fine appare del tutto Cooper. La sporcizia di ‘INTERGALACTIC VAGABOND BLUES’, arredata di una bella armonica, è un bel rock’n’roll espressivo, nel modo in cui l’antica verve aveva trasformato la musica anni sessanta in una ventata anni settanta più ficcante. Per quello che riguarda i brani minori, essi non sono affatto da evitare regalando il loro bel contributo; sia la parzialmente psichedelica ‘Black Mamba’, quanto altre song come ‘One Night stand’ leggermente New Wave e con una bella liquida chitarra solista, valgono l’ascolto.
Troppo poco impegno invece nello scrivere ‘Up all Night’ davvero ipersentita e ‘Kill the Flies’ un po’ troppo fredda; e anche lo swing di ‘What a Syd’ non è che sia granchè. Poi arriva la doppietta rock and blues corposa, di musica tipo anni cinquanta che negli anni sessanta e settanta veniva progressivamente incrostata di chitarre e batterie più pesanti, ed è un efficace divertimento da non perdere: il rock’n’roll ‘What happened to you’ è più plagio che più plagio non si può ma fa godere; il rock blues di ‘I ain’t done wrong’ schitarra invece un un assolo che è una meraviglia, e anche se tradizionalissime e senza alcuna traccia di originalità, entrambe viene voglia di rimetterle su proprio per questo, grazie al loro spirito antico di voce, chitarre, pianoforte e armonica che è una maniera di tornare alle radici e far rivivere bene quel respiro, fonte della musica che amiamo.
La stilistica è fortemente teatrale e ludica, una stoccata rock, una oscura, e passaggi che spesso abbandonano l’hard, dilettandosi in settantiane battute alla Rolling Stones o scivolando nello swing. Per molti sembrerà una parentesi fra dischi più seri e meglio scritti, ed in effetti si deve pensare che sia proprio così; eppure se loro lo hanno fatto solo per divertirsi, anche noi ci divertiamo veramente, del resto si tratta di quei costrutti che ci permettono di inspirare a pieni polmoni quell’anima vera che nessun vero rocker potrà mai ripudiare. Se avere nella propria carriera trenta dischi sembrano troppi, visto che non tutti sono della stessa bellezza, a noi interessa che permanga la verve rockettara.
Roberto Sky Latini