Game Over

Face the End

La scia thrash americaneggiante è la sostanza creativa di questo combo italico tanto agguerrito. Sesto full-lenght imponente e senza sbavature, che funziona perfettamente, lasciando che il fruitore possa lasciarsi andare ad una libertà muscolare alquanto furiosa. Per questo capitolo si possono usare un sacco di aggettivi superlativi in quanto si tratta di un’opera esuberante; tradizionale ma non banale, semplice ma non semplicistica, lineare ma non elementare e alla fine tostissima; scatenatissima; agilissima. Insomma un ascolto super-godibile che viene voglia di mettere su più volte. E’ un disco da puristi, da metallaro verace.

Il bel riff di ‘LUST FOR BLOOD’ è un aratro che polverizza le zolle e che con il cantato potente semina durezza ed intransigenza, per un brano che mitraglia e schiaccia, nel più elevato senso di tradizione del genere ma con una energia tutta viva e pulsante. Poi si passa alla cadenzata ‘NECK BREAKING DANCE’ che porta l’America degli Anthrax in questo album, pestando duro e con un minimo di nu-metal affiorante senza però esagerarne la presenza; il pezzo infatti è un altro momento rigoroso. Carica frontale nell’irrompente ‘VEIL OF INSANITY’, in cui viene cavalcato adrenalinamente un pestaggio stile Testament per ritmo e linea vocale. E martellamento veemente opera la traccia ‘WEAVING FATE’, con un drumming davvero gustoso sia nella sua velocità che nei break down, che scatena determinazione ferma ed incrollabile. Il middle-time di ‘CRIMSON WAVES’ in qualche modo si avvicina alla modernità dello stoner/grunge più cupo e denso, è uno dei migliori episodi dell’album con la propria oscura anima melodica più alla Flotsam and Jetsam che alla Metallica, mettendo insieme i due aspetti con abile intelligenza; la linea cantata vuole essere più espressiva e modulata che nelle altre tracce e testimonia un potenziale che può andare molto oltre ciò che mette in campo di solito.

Uscito il cantante bassista Renato Chiccoli dalla formazione, di membri ne sono entrati due al posto di uno, appunto alla voce e al basso. La cosa non cambia di molto l’attitudine e la forma, e tutto rimane fresco con un livello compositivo più o meno simile al precedente prodotto, cioè ben valoriale. La band è rispettosa dell’essenza thrash originaria, ma la sua bravura sta nel gestirla senza che appaia vecchia, ringiovanendola invece con la prestanza fisica del suono e con il dinamismo impetuoso delle accentazioni; ciò innesta adolescenziale vigorìa in un genere ormai antico più di quarant’anni. Vocalità gestite con estrema cura; il cantante usa un tono severo mentre i cori abbinano aperture di sostegno al cantato e frasi toniche urlate virilmente, specialmente gridando il titolo, come nella classica tradizione da impatto diretto.

Naturalmente non mancano gli assoli sferraglianti, che battono scintillando come lame su una incudine fumosa, scaldando un’aria già di per sé rovente. Questo è un lavoro eccitante, che fa palpitare una musica che pare non voler morire mai. E’ inutile spettegolare dicendo che se si deve sentire cose di vecchio stampo meglio ascoltarsi i dischi delle glorie passate; non è così, fa super piacere trovare un disco di tale fatta, che è aggiungere acqua potabile ad un ruscello che non ha mai smesso di sgorgare rivoli metallici ganzi da seguire. In realtà quest’opera non è acqua ma birra spumeggiante da ingollare a grosse sorsate. Il gruppo non sembra italiano e non è un difetto. E’ un combo che ha l’appeal giusto per farti fare headbanging sotto il palco.

Roberto Sky Latini

The Final Hour
Lust for Blood
Neck Breaking Dance
Grip of Time
Lost in Disgrace
Veil of Insanity
Gateway to Infinity
Tempesta
Crimson Waves
Weaving Fate

Danny Schiavina – voce
Luca ‘Zeero’ Zironi – guitar
Alessandro ‘Sanso’ Sansone – guitar
Leonardo ‘Leo’ Molinari – bass
Anthony ‘Vender’ Dantone – drums