The Risen Dread
Death From Above
Band di Dublino al secondo appuntamento discografico sotto forma di full-length. La formazione in questione ci scaraventa una sassaiola in faccia che mescola in modo egregio metalcore, melodic death e altri stili di metal estremo, tutto filtrato sotto un’ottica di sound piuttosto moderna, a partire dalla produzione, bella corposa e potente. Il primo album che mi è venuto in mente ascoltando questo “Death From Above” è il famoso “The Fury Of Our Maker’s Hand” dei Devildriver., oramai uscito venti anni fa esatti! La furia e lo stile sono molto simili a quel disco, ma probabilmente nel caso dei The Risen Dread la componente death metal è ancora più accentuata.Detto che se vi piacciono i Devildriver di quel disco non potete ignorare il disco di cui vi sto parlando, fortunatamente quello che troverete all’interno di queste dieci canzoni targate The Risen Dread è ben più vasto. Innanzitutto questa band ha uno stile tutto sommato proprio e poi ha nel riffing di chitarra il suo punto più convincente. Il chitarrista William Ribeiro è il classico axeman che sa sempre trovare la soluzione giusta, un musicista dotato di grande orecchio per le melodie oscure, ma anche di una mano ficcante e maligna.
A tratti potrebbe emergere anche un mix tra death e black metal di matrice scandinava (Dissection, Naglfar) e anche questo gioca un ruolo fondamentale per la riuscita di questo album, che alterna spallate groove a parti veloci ma comunque melodiche e dotate di grande felling (“Beyond My Final Breath”, In Fear We Trust” parlano chiaro). Per il resto dei brani la formula è simile, ma non di qualità inferiore ai due brani citati poco sopra. Il drumming è anche pazzesco, così come la voce di Marco Feltrin, che riesce a trasmettere brutalità in grande quantità col suo alternare scream e growl praticamente di continuo.
Insomma, un album come questo scartavetra i muri e ci pianta dei chiodi belli profondi. Un disco davvero cattivo, forse “ignorante” nel suo essere così diretto e brutale. Ma ci voleva un disco così in questo periodo, un po’ avaro di uscite in ambito estremo davvero convincenti, almeno secondo il mio modesto parere.
Drakul 218