Haunted

Songs of Last Resorts

Moderno thrash incorrotto ed incorruttibile di questa pesantissima band svedese, con singer finlandese, che torna dopo otto anni dall’ultimo lavoro, ma questo è il decimo e quindi non certo da sottovalutare come pietra aggiunta ad una carriera già ben conformata. Possiamo considerarla realtà minore nel proprio ambito eppure in qualche modo mai da trascurare avendo ogni volta delle tracce umorali significative e un carattere impositivo che fa loro produrre canzoni efficaci. Il risultato in questo specifico caso è buono ma non buonissimo, soprattutto per la parte canora che non determina valore aggiunto spalmabile su tutto il prodotto, ma solo su alcune tracce. Come dicevo è certamente un sound non in vendita, fedele alla determinazione pura e dura del metallaro iconico, e altri gruppi dello stesso genere non sono in grado di realizzare un songwriting strutturale così elevato, ma magari sono in grado di porvi sopra linee cantate più specificatamente riconoscibili, meno anonime.

La miccia accende una esplosione con la deflagrante ‘WARHEAD’ che schiaccia l’ascoltatore sotto un martellamento inesorabilmente distruttivo; brano che funziona ponendo la trama riffica sotto un drumming veloce e compattante. Nella truce ‘IN FIRE REBORN’ si percepisce il ribollire della cattiveria che sommerge nella sua avvolgenza, dove però la durezza trova una contrapposizione funzionale nella parte solista più melodica e di ampio respiro aprendo spiragli nell’asfittica struttura fiammeggiante.

Crudeltà e malignità emergono dall’incombente ‘HELL IS WASTED ON THE DEAD’ senza assolutamente rallentare il ritmo, ma ponendo tonalità vocali più scure come echi spettrali del ritornello e una chitarra che addensa come un manto avviluppante l’intero brano. Un leggero senso rock’n’roll all’interno della meno opprimente, ma comunque sempre roboante, ‘SALVATION RECALLED’, canzone frizzante pur con rallentamenti più grevi, dove il cantato è meno piatto e cerca un minimo senso di melodia, senso melodico solo abbozzato come forma pur essendo esaustivo come risultato espressivo; anche il suo assolo tocca una certa essenza melodica, almeno nella parte iniziale.
Le composizioni hanno un forte connotato di unità stilistica, leggermente ne escono fuori ‘To bleed out’ e ‘Labyrinyh of Lies’ che diventano melodiche anche nei riff e non solo negli assoli, e in cui l’ugola prova a uscire da schemi troppo compressi in maniera soddisfacente sebbene senza provarci pienamente, segno di un limite da parte del cantante. Menzione negativa per la traccia conclusiva ‘Letters of last Resort’ che si perde nella sua presenza diluita, in una prima sezione senza reale conformazione, e sprecando uno splendido riffing finale dallo spirito oscuro assolutamente lasciato a se stesso senza evoluzione e senza una configurazione significativa. Non male ‘Unbound’ anche se parte del riff assomiglia a quello di ‘Motorbreath’ dei Metallica.

L’ottima costruzione del rifframa porta il gruppo ad elevarsi notevolmente, anche se l’ugola tende ad appiattirne la sostanza. Dal punto di vista tecnico il growl è perfettamente eseguito, anche con una certa pulizia sonora e altrettanta bravura a far capire i testi, purtroppo non riesce sempre a caratterizzare i singoli brani, cantando più o meno ordinariamente nello stesso modo, cioè nel non essere in grado di modularsi dinamicamente. C’è una monotonia della voce che non è totale, ma abbastanza spesso generalizzata così da non diversificare sufficientemente una canzone dall’altra. Va detto che cantare in questo modo il più delle volte appare come cantare rap; se tolto il raschiamento in growl la voce pulita diventerebbe una semplice esecuzione rappata, provare per credere, e ciò non è considerabile positivamente in composizioni che sembrano necessitare di maggiore pregnanza. Anche il presente hardcore vocalmente spesso è concepito meglio da altri gruppi. Nulla da dire invece per la potenza e la scorrevolezza del groove, dal piglio irruento e ficcante. Alla fine l’opera si pone bene nel panorama thrash attuale e non manca di situazioni intriganti che vale la pena di ascoltare.

Roberto Sky Latini

Warhead
In Fire Reborn
Death To The Crown
To Bleed Out
Unbound
Hell Is Wasted On The Dead
Through The Fire
Collateral Carnage
Blood Clots
Salvation Recalled
Labyrinth Of Lies
Letters Of Last Resort

Marco Aro – vocals
Patrick Jensen – guitar
Ola Englund – guitar
Jonas Björler – bass
Adrian Erlandsson – drums