Wormwitch
Wormwitch
Il nuovo e omonimo album dei canadesi Wormwitch, ancora una volta ci presenta una band in piena forma. Autori di un black metal genuino, feroce.“Fugitive Serpent”, un rettile che striscia furtivo, pronto a colpire a morte.
Nascosto tra un riffing tagliente e una sezione ritmica forsennata. La produzione del disco, doveroso dirlo rispecchia i canoni consueti del genere, una voce volutamente lontana, che lascia spazio al resto degli strumenti. Avrete già capito che se amate il black metal old school quest’album non può sfuggirvi, è vostro! Nove tracce di musica ricca di pathos che saprà emozionarvi, gli oltre nove minuti di “Envenomed” ne sono la conferma. I Wormwitch sono una band black metal a tutti gli effetti, anche se i nostri canadesi a tratti amano sconfinare nel metal più classico, specie nei momenti più riflessivi dove a farla da padrone sono i solos di matrice appunto “classic”. A tratti troviamo qualcosa riconducibile al doom, è proprio il legame con l’oscurità, con il dark, questa sorta di gemellaggio tra i generi.
Ogni canzone ha una sua storia, complice anche la lunghezza dei brani, capaci di raccontare singolarmente lo stato mentale della band. “The Helm And The Bow” sono dieci minuti di perdizione, apprezzabile il lavoro ritmico. “Inner War” è il primo momento che si respira, ma non dobbiamo fidarci dell’arpeggio iniziale, i Wormwitch sono nuovamente pronti alla distruzione! Negli undici minuti di “Godmaegen” la malvagia va oltre, una, due canzoni, la sensazione è che i black metallers sono sempre più aggressivi, quasi come a confermare il concetto, qualora ce ne fosse stato bisogno. Un sound diretto, grezzo, i Wormwitch hanno fatto qualche passo indietro tornando alle origini, nelle acque salmastri del black metal asfissiante.
Con tutta probabilità l’omonimo e nuovo album del combo di Vancouver merita più ascolti, specie se abbiamo la necessità di voler capire appieno quello che la band vuole trasmettere. “Salamander” è una bellissima ballad strumentale, che dietro al folk delle sei corde, gli alberi di un bosco notturno nascondono qualcosa di terribile. Abbiamo parlato di doom, con “Wormsblood Necromancy” c’è spazio per riffs cadenzati, ossessivi, e qui l’accostamento è davvero obbligato. Robin Harris è autore di una prova convincente dietro il microfono, la sua voce è: graffiante, cruda, istintiva. “Bright And Poisonous” è un brano tritaossa, dove il lavoro sulle pelli, opera di Israel Langlais va tenuto in considerazione, mentre Colby Hink continua nel suo riffing letale, la parola sosta, non è nel suo vocabolario. Sono arrivato al termine dell’album, le ostilità si chiudono con “Draconick Sorcerous Canadian Wit”, tra le mie preferite, capace di racchiudere tutti gli elementi caratterizzanti il trademark della band. Soddisfatto, appagato, e molto altro ancora, è stato un piacere trovarmi di fronte al nuovo lavoro targato Wormwitch, che consiglio vivamente a tutti gli amanti del metal più estremo!
Trevor Sadist
In alto il nostro saluto!