Luca Calabrese
I Shin Den Shi
“I Shin Den Shin” è un album del trombettista italiano Luca Calabrese, pubblicato quest’anno, Il titolo si riferisce a un concetto giapponese che descrive una forma di comunicazione che trascende le parole, basata su comprensione ed empatia non verbali.
L’album è un esperimento sonoro che fonde: Jazz contemporaneo. Ambient ed elettronica e musica sperimentale,Il ruolo della tromba è centrale, con melodie che spaziano tra lirismo malinconico e improvvisazioni dinamiche.L’uso di effetti sonori e strumentazione elettronica crea un’atmosfera eterea e cinematografica.Strutture non convenzionali e accostamenti timbrici inusuali caratterizzano ogni traccia. Il disco si sviluppa attraverso sei composizioni originali che portano l’ascoltatore in un viaggio emozionale e intellettuale, mescolando improvvisazione e arrangiamenti strutturati.
Luca Calabrese ha coinvolto alcuni dei migliori musicisti della scena jazz internazionale, tra cui Nguyên Lê alla chitarra elettrica conosciuto per il suo stile innovativo e il mix tra jazz e world music. E Markus Reuter alla touch guitar, un maestro dello strumento e pioniere della musica minimalista e ambient. Ogni musicista apporta un contributo unico, ampliando le possibilità timbriche e emotive del progetto.
Le tracce sono “solo” sei non ho messo le virgolette a caso perché anche se i brani pochi in realtà li possiamo considerare come delle minisuite avendo gli stessi una durata di circa un quarto d’ora ciascuno, e fanno si che il disco abbia una durata di un disco normale se non di più.Dissolution è la traccia d’apertura di questo lavoro che stabilisce il tema dell’interconnessione, con un mix di tromba lirica ed effetti ambientali.
Appointment with thruth non da spazio alcuno per un ascolto normale diciamo cosi, proseguendo in un atmosfera shi-fi che sarà il quid del disco, come se stessimo ascoltando una sorta di colonna sonora di film tipo Blade Runner.A new Reality Una nuova realtà recita questo pezzo in cui Luca Calabrese si diverte ad improvvisare con la sua tromba ma si continua sempre con questa dilatatezza dei suoni.
Pure mind (Without a body) Il pezzo centrale, meditativo e ipnotico, enfatizza il concetto di comunicazione silenziosa.Heart to heart molto sperimentale, con un uso esteso di elettronica per creare un crescendo emozionale.
Magnetic Soul il pezzo di chiusura del disco tra l’altro è il pezzo meno di lunga durata rispetto agli altri brani ed ha una conclusione poetica, con una melodia nostalgica che si dissolve in un’atmosfera rarefatta.
L’album è stato registrato in alta qualità per esaltare le sfumature sonore e l’interplay tra gli strumenti. La produzione è curata nei minimi dettagli per mantenere un equilibrio tra la complessità tecnica e l’accessibilità emozionale.Ascoltando questo disco non ho potuto fare ameno di pensare che pur trattandosi di un disco di jazz anche se nel meno ortodosso del termine, ho pensato come in realtà lo sperimentalismo di cui è pieno I Shin… mi tornare alla mente la musica elettronica tedesca e soprattutto ai Tangerine dream del periodo Virgin records con dischi come Phaedra e Rubicon. Anche se con dovuti paletti del caso perché anche in questo disco sperimentalismo ed elettronica si fondono perfettamente.
Facendo si che ambientalmente il disco sia crepuscolare e a volte tensivo nella sua intensità.”I Shin Den Shin” ha ricevuto elogi dalla critica per la sua originalità la fusione di generi e l’approccio tematico hanno colpito sia gli appassionati di jazz che quelli di musica sperimentale.Ogni musicista ha brillato, ma la tromba di Calabrese è stata spesso evidenziata come il cuore pulsante dell’album a capacità dell’album di creare immagini sonore è stata definita immersiva e cinematografica. “I Shin Den Shin” è un viaggio musicale che esplora i confini della comunicazione umana attraverso suoni e silenzi, un’opera che conferma Luca Calabrese come una figura di spicco nella scena musicale contemporanea.
Un disco davvero particolare e sui generis che mi sento di consigliare solo ai palati più affini a sonorità ostiche ed imprevidibili.
Stefano Bonelli