Astral Bazaar

Hypnosis of the 12th Degree

Dalle fredde e desolate lande finlandesi, ritornano con il loro terzo lavoro in studio, gli Astral Bazaar; la band è stata fondata nel 2012 ed ha partecipato a numerose esibizioni live sin dagli esordi. Il loro album di debutto, “Pictures Unrelated” del 2018 era stata una palese dichiarazione di intenti, denotando uno stile space rock psichedelico pieno di sfumature orientali con rimandi al prog-rock degli anni settanta.Anche il secondo album aveva continuato con il mood del disco precedente, brani pieni di luce intrisi di prog ed influenze space-jazz ricordando certe cose dei Gong e dei Soft Machine. Giungiamo cosi a questo Hypnosis of the 12th Degree, degno continuatore del discorso musicale sopra accennato, la meravigliosa apripista Cast a Shadow Upon the Lizard ‘s Eye è già una meraviglia…sei minuti vorticosi, pieni di suoni e riflessi accecanti dove la rtimica incessante composta da Nuutti Autio al basso ed Eetu Peltoluhta alla batteria dialoga con il sax indiavolato di Mikael Saarikangas in un brano che sembra quasi una improvvisazione musicale che invoglia al canto ed al movimento…la successiva Acid Rain inizia con un refrain alla chitarra acustica molto comune a tanti pezzi rock della golden age, le voci sono miscelate vagamente in stile Crosby Stills Nash and Young, un ottimo pezzo !

Con Fractions continuiamo la parte dolce e serena del cd, una canzone sognante e piena di melodie antiche…ed arriviamo cosi ai nove minuti che compongono la traccia che da il titolo all’album, Hypnosis of the 12th Degree inizia con tastiere misteriose e riverberate ed una linea di basso inquietante e paurosa, la voce è tenebrosa ed è perfettamente tagliata per l’oscurità che pervade il brano alquanto crimsoniano…la breve orientaleggiante Lost in the Medina fa da ponte con gli otto straordinari minuti di Sahran Lament che concludono il lavoro.

Gli Astral Bazaar mettono in musica storie che si trasformano in emozionanti viaggi ricchi di sfumature colorate quasi ad infrangere i confini tra i generi rock tipici dei seventies, per certi versi rappresenta un mix esotico di space/prog/jazz e psichedelico con una prevalenza allo stile quasi improvvisato tipico delle lunghe jams dei live!

Massimo Cassibba