Gigan
Anomalous Abstractigate Infinitessimus
Esistono dischi che possono essere paragonati soltanto ad una tavolozza in cui i colori si mescolano per dare vita ad altri colori, funzionali alla realizzazione di un disegno complesso e dinamico e in grado di generare quasi allucinazioni visive e sonore in coloro che si pongono all’ ascolto: sono questi album che in un certo qual modo riescono a portare la musica ad un livello superiore, perché sanno comunicare molto altro.
Gigan è tutto questo e anche molto altro: un nome dietro cui si nasconde la mente geniale del polistrumentista Eric Horsemann, la cui follia può essere paragonata a quella di Devin Townsend sia nei SYL sia nei suoi progetti personali, ma se possibile nel caso di Horsemann il livello di dissociazione è portato alla sua ennesima potenza e questo si riflette nei testi (sembra di essere in una crasi tra Ai Confini Della Realtà-Star Wars-Dune) ma soprattutto nella musica, che pur sembrando caotica, segue una ben precisa logica.
Man mano che mi addentravo nell’ ascolto di questo nuovo lavoro in studio, rilasciato dalla Willowtip Records, una domanda si impossessava della mia mente: è possibile parlare di death/grind e allo stesso tempo di King Crimson, Frank Zappa, Morbid Angel, Immolation, Dying Fetus, Richard Wright, Aphex Twin e Boards Of Canada?
Tutti questi nomi tutelari mi sono venuti in mente mentre ascoltavo l’album e man mano che procedevo e procedo con gli ascolti queste “presenze” si sono fatte sempre più vivide all’ interno della follia e schizzaggine che caratterizza questo Anomalous Abstractigate Infinitessimus: già dal titolo potreste rendervi conto che non siamo dinnanzi alla consuetudine, non siamo minimamente dinnanzi a qualcosa che procede seguendo le “normali” logiche della composizione. Come dicevo, i nomi a cui ho fatto riferimento non sono espressi a caso o per fare scena, nel disco li troverete tutti, alcuni coniugati in una versione metal, altri lasciati serpeggiare nei momenti più ambient o rilassati del platter, altri ancora rappresentano l’idea che ha portato l’ispirazione per la composizione di tale caos ragionato e metodizzato: la sensazione è quella di trovarsi all’ interno di un acceleratore nucleare in cui le particelle, pur scontrandosi casualmente, seguono delle regole ben precise, dando vita a fusioni energetiche dall’ impatto devastante: riportando tutto questo in musica, se capite cosa intendo, avrete ben chiaro a che tipo di delirio controllato andrete incontro.
L’approccio di fondo che caratterizza i Gigan è sicuramente il death metal a cui si aggiunge la follia del grindcore e, ad ingarbugliare il tutto, un tocco di mathcore alla Dillinger Escape Plan, a tutta questa immensa e spessa struttura si sommano altre strutturazioni che vanno a legarsi ad un discorso progressive, inteso nella sua accezione più espansa possibile, e un ampio riferimento alla follia psichedelica che si innesta su ritmiche atipiche e martellanti riferibili alle parti più schizzate di Aphex Twin, ma allo stesso tempo ci sono modi di interpretare i riff o meglio di costruirli, che mostrano il fianco al Frank Zappa più visionario soprattutto per quel che riguarda la parte più math-grind, la quale sembra pescare e piene mani nel campo di Zappa, per essere reinterpretata in una versione più malsana e pesante. Attraverso allucinanti passaggi armonico/ritmici e con un utilizzo di suoni sempre azzeccati e perfettamente calzanti la schizofrenia approda sui lidi cari ai King Crimson di Red, i quali sembrerebbero essere accompagnati dalle elucubrazioni geniali di un Richard Wright lasciato a briglia sciolta per poter emulare i suoni dello spazio più profondo: già, perché nella realtà Anomalous Abstractigate Infinitessimus è un alienante viaggio attraverso lo spazio, capace di lasciarti intravedere l’evoluzione dell’universo, la distruzione parziale dello stesso e la formazione di nuova materia.
I Gigan sono in grado di travalicare i generi, ingurgitando e digerendo tutto, come se avessero una famelica fame di combinazioni sonore e riffing volutamente fuori posto, dove il death metal si fonde con il grind più ricercato e folle, imbastardito con il mathcore per lasciare che il tutto si “fermi” in vere e proprie partiture psichedeliche e noisy dal carattere disturbante e dove, spesso, si entra in un loop continuo che sembra risucchiare chi ascolta, come se si trovasse nelle sabbie mobili o attratto da un enorme buco nero di cui si può vedere il vortice di aspirazione che sembra ipnotizzare chiunque capiti in prossimità dello stesso.
Non c’è un altro gruppo come loro, non c’è un folle come Eric Horsemann e non ci sono altrettanti folli che si sbattono per seguire le sue intuizioni: ad un primo acchitto il tutto potrebbe sembrare qualcosa di non connesso e decisamente troppo azzardato, però se si deciderà di proseguire negli ascolti, ci si potrà rendere conto che tutta l’opera segue una logica, malata quanto si voglia, ma pur sempre una logica, che fa dello stravolgimento delle regole e dei cliché il proprio fondamento.
In ogni caso stia sereno chi cerca il death metal, perché vi assicuro che qui ce n’è in abbondanza, sicuramente ultra contaminato, ma se si va alla radice del riffing, si evidenziano i rimandi ai Morbid Angel (e non poteva essere altrimenti data la visionarietà di Trey Azagthoth) e agli Immolation, così come ad un death metal più primordiale, carico di serrate ritmiche Thrash, cui fa da contraltare il death futuristico di Devin Townsend esposto in City dei suoi Strapping Young Lad e le sfuriate post-grind (perché a questo punto siamo oltre il semplice concetto di grind) dei Cattle Decapitation, per cui cari amici metallari Anomalous Abstractigate Infinitessimus è stracolmo di metallo pesante e troverete pane per i vostri denti, solo che dovrete impegnarvi un po’ di più districandovi tra synth folli, theremin e fiati distorti e filtrati.
L’album non è sicuramente di facile assimilazione e non è nemmeno di facile comprensione ma se si riesce ad approcciarsi a questo strepitoso platter con la mente aperta, ci si troverà dinnanzi ad un nuovo orizzonte nel viaggio della contaminazione e dell’allargamento delle frontiere.
Daniele “Darklordfilthy” Valeri