Gloria Perpetua
The Darkside We Wanna Hide
La band brasiliana Gloria Perpetua appartenente più alla zona amazzonica del brasile è fautrice di un powermetal dalle tinte heavy di buona fattura e mette tutte le sue carte sul tavolo per mostrarsi a livello internazionale per cercare di uscire dai propri confini.
Lo fa con questo disco di debutto in cui si gioca buona parte del suo futuro facendo le cose in grande invitando artisti di grande spessore internazionale quali Timo Tolkki ex Stratovarius, nonchè Luis Mariutti degli Angra gli altri ospiti sono tutti artisti locali più meno conosciuti.Le influenze della band che si riscontrano nel suono della band vanno dai Blind Guardian agli Helloween e Iced Earth. Le loro liriche si occupano di temi sull’autoresponsabilità, del cambiamento positivo e della lotta per un mondo migliore.Purtroppo tutta questa profusione di mezzi non scaturisce in un buon prodotto almeno a livello di produzione perché sin dalle prime note si riscontra una produzione deficitaria con gli strumenti che risultano stare troppo indietro rispetto alla voce ed anche il volume mi è parso essere bassino io ho dovuto alzare di parecchio la manopola del mio ampli per arrivare ad un volume di ascolto accettabile. La batteria poi è fin troppo chiusa in se stessa deficitando la potenza di un suono quasi asfittico.
Peccato perché i brani sono di buon livello e loro sono davvero ottimi musicisti soprattutto il chitarrista Bruno Luiz è autore di assoli davvero di pregevole fattura uno dei brani che preferisco di questo pur buon debutto è senza dubbio Mother of Gerusalem con il suo attacco molto efficacie ne fa uno dei brani migliori del disco insieme a The Architect dove protagoniste sono le tastiere per dare più epicità al brano dove entra in gioco proprio Timo Tolkki. Il cantante in questo brano dimostra di avere una buona estensione vocale ed in alcuni punti somiglia non ad Andrè Matos (ho detto somiglia non che canta come lui N.D.R.).
Un cenno grafico alla copertina è doveroso anche per la felice scelta dei colori che vanno tutti su di un verde ed azzurro con delle tinte grige che rendono il tutto malignamente suggestivo. Tutto sommato vista anche l’indubbia qualità dei pezzi possiamo dare tranquillamente una sufficienza piena consigliando alla band di migliorare la produzione aspetto non di poco conto per la piena riuscita di un disco a parte questo diamo fiducia ad una buona band.
Stefano Bonelli