The Obsession

Charlotte Wessels

Spesso i dischi solisti di appartenenti a band famose risultano dei lavori di serie b, carini, a volte anche interessanti per alcune loro peculiarità, ma non tanto pregnanti nella loro interezza rispetto alle opere della band madre da cui l’artista proviene. Questa cosa la notiamo spesso. Ma non è stato così quest’anno per quello di Simone Simons degli Epica e nemmeno per questo dell’olandese Wessels che appare molto intrigante, anche rispetto a certi album degli stessi Delain, di cui ora lei non fa più parte. La sua suadente voce ha fatto bellissime cose con i Delain, lasciandoli non con un disco scarso ma con uno stupendo ‘Apocalypse & Chill’, dove c’è la sua ultima presenza. I Delain non sempre hanno dato il massimo nel proprio genere di riferimento, ma appunto il lavoro suddetto del 2020 e il quarto del 2014, ‘The Human Contraddiction’,  il loro lavoro più maturo, quello che li fece uscire da una certa minorità precedente dal punto di vista artistico, sono da considerare di alto livello. Forse le uniche due uscite davvero significative, sopra la media, e questo evento da solista si pone “quasi” allo stesso loro livello, in una bontà che va oltre lo standard di altri album dei Delain che apparivano di medio valore e non per colpa di Wessels (gli altri 4, sempre cantati lei).

La suadenza e l’ecletticità emergono dall’ammaliante ‘CHASING SUNSETS’ che avvolge con la sua musicalità, dove la linea vocale fa un po’ il verso insieme tanto alle Tatu russe quanto alla defunta Dolores O’Riordan dei Cranberries ma con l’intelligenza di trovare l’alchimia giusta con la propria caratteristica ugola. La frizzante ‘DOPAMINE’ (con Simone Simons), elettrica e sinfonica, vive di cadenza ballabile, pur con le sue pause ritmiche; è commerciale ma piena di magica atmosferica e irretisce con pregnanza sin dal primo ascolto. Si scurisce lo spirito del disco con il brano ‘THE EXORCISM’ che utilizza anche il growl, e lo fa con tensioni emotive che passano dalla soavità sussurrata alla forza, in un equilibrio espressivo di grande ariosità, e l’album è qui nel suo apice artistico, fuggendo la facile fruibilità. ‘ODE OF THE WEST WIND’ con Alissa White-Gluz, è cantata da entrambe con voce pulita, ma poi certo l’ospite vi aggiunge il suo growling perché il pezzo pur nella sua dolcezza presenta anche un lato scuro, vibrando di seriosa corposità quanto di evanescente algidità. L’enfasi di ‘All you are’ incide nell’animo dell’ascoltatore con avvolgenza, cullandolo nella dolcezza amorevole e dà l’idea della potenza espressiva della cantante nell’usare bene il proprio potenziale interpretativo; non è forse al livello dei sopracitati brani come songwriting, ma il sentimento in esso racchiuso è così incisivo da offrire un senso emozionale forte. Non abbiamo da segnalare riempitivi, ma forse ‘Soulstice’ e ‘Praise’ sono fra i brani che tendono maggiormente a flettere il livello del tutto verso il basso.

Il carattere della voce di Charlotte è acuta, leggermente a timbrica infantile in certe modulazioni, meno seriosa quindi rispetto ad altre colleghe (Jansen; Tarja; Simons), pure la sua bravura e la bellezza della sua ugola si ergono densamente vitali riuscendo a costruire un lavoro ricco di sfaccettature e di raffinata armonia. Ella riesce a gestire le proprie corde vocali con maestria tecnica senza divenire fredda, anzi con un pathos che fuoriesce più volte intensamente persuasivo. Pochi assoli e quasi assenti le sezioni solo strumentali, ma la sostanza è nella riuscita delle linee melodiche che vengono eseguite con una voce in grado di modularsi in molteplici sfumature, e con un arrangiamento fascinoso e fornito di vari gradienti emozionali. Le sfaccettature pop, e per esempio soul in ‘Praise’, non banalizzano la scrittura, ma ne diventano uno dei punti altrettanto validi. Si tratta di una opera riuscitissima, in grado di affermare la cantante come vera artista. Tale disco è valoriale quanto ‘Vermillion’ della Simons, ma entrambi i progetti solisti derivano per impostazione dai loro rispettivi gruppi di provenienza: al di là di alcuni aspetti pop presenti in entrambi, quello della Simons è più sinfonico e quello della Wessels è più orientato verso il gotico. Vince il senso armonico e dolce rispetto a quello duro e ruvido, ma non è un disco superficiale, e non è musica leggera permanendo un certo tasso metal, per quanto parziale. Questo disco non è uno dei tanti, merita una posizione importante in questo 2024, donando un afflato ed una sensibilità che è sicuramente migliore dell’ultimo disco dei Delain senza di lei (‘Dark Waters’-2023). Charlotte Wessels non l’abbiamo persa, al terzo progetto in autonomia dal 2021, questa nuova prova solista premia in maniera più solida l’artista e da oggi sappiamo con certezza chi abbiamo di fronte.

Roberto Sky Latini

Chasing Sunsets
Dopamine (feat. Simone Simons)
The Exorcism
Soulstice
The Crying Room
Ode to the west Wind (Feat. Alissa White-Gluz)
Serpentine
Praise
All You are
Vigor and Valor
Breathe
Soft Revolution (2024 version)

Charlotte Wessels – vocals
Timo Somers – guitar
Sophia Vernikov – keyboards
Vikram Shankar – keyboards
Otto Schimmelpenninck Van der Oije – bass
Joey Marin De Boer – drums