A Scar For The Wicked

Acolythus

Verità n°1: non li conoscevo. Verità n°2: mi hanno folgorato al primo ascolto.Ok,dopo essermi documentanto su questa band e aver recuperato info del tipo “deathcore a destra e deathcore a sinistra”,mi siedo e clicco “Play”

coi denti stretti per l’ansia sperando di beccare qualche nuova sensazione in fatto di deathcore,genere musicale che ho sempre trattato con le pinze (la valanga di uscite che si sono succedute negli ultimi 10 anni,è stata come una diffusione aggressiva di un fungo pericolosissimo,e la cosa mi ha sempre insospettito non poco perchè,aimè,l’85% delle volte che ho ascoltato dischi del genere,mi sono annoiato al punto di tagliarmi le palle con un cucchiaio).

Fortunatamente questi 5 ragazzi risiedenti in Ontario fanno parte del restante 25%,e soprattutto NON suonano “deathcore” ma un extreme melodic death metal vicinissimo a quello dei The Black Dahlia Murder,con qualche soluzione musicale riconducibile allo stile dei Thy Art Is Murder e dei Job For a Cowboy e con una personalità di tutto rispetto.I formidabili musicisti che compongono questa band tirano fuori il secondo album della loro carriera lasciandomi a bocca aperta: due chitarristi e un bassista eccezionali,un batterista funambolo ed un cantante pauroso mi hanno trasmesso adrenalina,nervosismo e risate isteriche.

Musicalmente deflagranti gli A Scar For The Wicked, esprimono tutta la loro energia in 9 pezzi con la prestanza vocale di Andrè Dubien che eccelle in ogni singola traccia evocando uno stile di cantato che si destreggia con una voce simile a quella di Trevor Strnad(r.i.p.) e Chis McMahon(Thy Art Is Murder),e,con tutto il rispetto per l’attuale vocalist dei T.B.D.M. Brian Eschbach,la superiorità espressiva nei confronti di quest’ultimo,onestamente si sente molto.La partenza tuonante di “Seven wraiths” riporta subito allo stile dei “Dahlia”,mettendo in luce fin dai primi secondi le potenzialità compositive della band;blast beats e riffs di chitarre al fulmicotone inondano di adrenalina l’ascoltatore ponendo prepotentemente il sigillo di qualità certificata su questo album,e pur ricordandoli molto,riconosco un gran talento nel “non” scadere rovinosamente nel plagio

.”The ophidiant offspring” mi conferma definitivamente che la band in questione ha una personalità ben precisa,dimostrando una certa maturità compositiva anche nelle parti un pò più lente,in cui il batterista Nick Rodgers si diletta a “giocare” di fantasia con la sua doppia cassa,supportando efficacemente il resto della band in ogni “sali/scendi” orchestrati,fin qui 2 pezzi per circa 7 minuti di puro divertimento.Il terzo pezzo “Drowned in gluttony” prosegue dritto come un treno nella corsa spietata di questo “Acolythus“,veloce e melodico alla massima potenza,ed anche qui con degli elementi di tastiera che arricchiscono ulteriormente la proposta musicale di questi americani.Il muro sonoro insormontabile di “Golden touch of eternity” introduce invece un pezzo un pò più personale e meno riconducibile,con delle ritmiche distruttive e meno inclini alla melodia,ma sempre col pedale dell’acceleratore pronto a sfondare l’intero veicolo irreparabilmente,intenso e pieno di ritmi che vanno su e giù per l’intera durata dei 3:50 minuti,molto bello.

“Despicable existance” sembra la diretta prosecuzione musicale del precedente “Golden…”,con delle gran belle partiture di chitarre e con una prova vocale di Dubien semplicemente grandiosa,e che fin qui non ha dato cenno di cambiamenti strani e che si mantiene sempre sopra le righe.La teatralità della titletrack “Acolythus” abbellita tantissimo dalla composizione di piano iniziale subito supportata dall’immancabile blast furioso di Rodgers,è la ciliegina sulla torta,anche qui l’anima dei T.B.D.M. è ben presente e di quasi 4 minuti e mezzo scorrono via tra melodie accattivanti e cambi di tempo che tolgono il fiato.

Niente monotonia,niente ripetizioni fini a se stesse,ripartenze e cembi di ritmo da veri professionisti del genere,insomma viene quasi da gridare al capolavoro visto che anche la settima traccia “Into a coalescent damnation” non si sposta di un millimetro dalla linea musicale fin qui tracciata dai precedenti sei pezzi che ho appena ascoltato,così arrivo a “Sacrificial genocide“,il pezzo più lungo di tutti(5 minuti e poco più) nonchè tra i più oscuri dell’album,una vera bomba di teatralità ed energia esplosiva che ti travolge come un uragano improvviso,e poi con questa ritmica spaccaossa finale da urlo,semplicemente fantastico.”Son of dawn” chiude questa release nel migliore dei modi mentenendo comunque una certa intensità nei suoi ritmi,con tanto di composizione di clavicembalo finale a mò di colonna sonora da titoli di coda di un grande film,insomma ho ascoltato un album di extreme melodic death metal da standing ovation,una perla da conservare gelosamente tra quelle dei grandissimi del genere,vi consiglio vivamente l’acquisto di questo lavoro,una gran bella produzione ed un sound che vi entra dentro e non vi lascia più.Fortissimi questi A Scar For The Wicked!!!

Giuseppe Musso

Self-Released
www.facebook.com/ASFTW

Seven wraiths
The ophidiant offspring
Drawned in gluttony
Golden touch of eternity
Despicable existance
Acolythus
Into a coalescent damnation
Sacrifical genocide
Son of dawn

Nick Rodgers – drums
Joe Moon – guitar
Adam Semler – guitar
Andre Dubien – vocals
James Kassis – bass