Black Lava
Soul Furnace
Gli australiani Black Lava tornano a farsi sentire,dopo il loro debutto “Soul furnace” del 2022,continuando la collaborazione con Season of mist ed uscendo quest’anno con questa nuova release piena di spunti interessanti.Il tech death della band viene nuovamente riproposto con un sound di batteria rinnovato (curioso sentire una grancassa che sembra uscita direttamente da “Far beyond driven” dei Pantera) e con 9 nuove tracce che confermano la linea stilistica estroversa intrapresa qualche anno fa;non diversamente dal suo predecessore,qui i tecnicismi sopraffini e le composizioni intricate si fanno più ragionate ed arricchite,grazie soprattutto ad un lavoro strumentale che a tratti ha dello sbalorditivo.Prog,death metal ed elementi black metal si fondono in un mix ipnotico,in cui la “solita” voce di Rob Watkins interpreta alla grandissima ognuno dei pezzi che ho ascoltato,riuscendo molto con uno stile di canto che ho apprezzato tantissimo nei Gojira dei primi anni ed incidendo positivamente sulla qualità musicale di questo “The savage windsof wisdom“.
Come nel disco d’esordio i 4 ragazzoni di Melbourne esprimono tutta la loro tecnica in una concezione di death metal molto personale,talmente ricco di chicche che mi risulta veramente difficile fare degli accostamenti ad altre bands,ecco forse una strizzatina d’occhio proprio ai Gojira precedentemente menzionati la troverete qua e là,ma credetemi che si tratta di piccoli episodi perchè la personalità della band è talmente consolidata che rimarrete con le cuffie incollate alle orecchie per tutta la durata del disco in questione.Pezzi come la opener “Colour of death“,”Wrapped in filth” e “Summonning shadows” convogliano direttamente in un limbo tetro,del resto come anche gli altri pezzi che compongono l’album,pieno di ritmi che si contrastano tra loro alternandosi sapientemente mentre chitarra e basso creano un caos controllato dal primo all’ultimo secondo di questi 48 minuti o poco più.E’inutile dire che la produzione è impeccabile,e non c’è traccia di blast sparati a 1000,il tutto fila via inesorabilmente e pur non essendo estimatore del genere,la curiosità mi ha spinto a riascoltare alcune delle tracce (“Summonning shadows” e la title track che chiude l’album,su tutti),inducendomi spesso ad esclamare “minchia!!” grazie all’intensità e al grado di coinvolgimento emotivo di queste musiche,nervose epiche e annichilenti.Da menzionare ulteriormente è il chitarrista Ben Boyle,che tra ritmiche,assoli,arpeggi e diteggiature varie,si sobbarca di una mole di lavoro pazzesca,come farà a ricordarsi di tutte ste parti di chitarra è uno dei misteri che non riuscirò mai a svelare…
Il periodo storico di questi ultimi 10 anni mi ha messo di fronte ad una questione inquietante,ho ascoltato bands che rispetto al passato sembra che nascano pronte e già consolidate come lo sono gli stessi B.L.,spesso portandomi alla delusione più totale e in rare occasioni portandomi ad esclamare al “capolavoro”,ma in quest’occasione devo assolutamente e siceramente dirvi che siamo di fronte a una band che non solo ha ben chiaro cosa e come suonare,ma che sta mostrando una abilità sconcertante nel riproporsi con coerenza ed una capacità di colpire l’ascoltatore fuori dal comune,arrivate ad ascoltare “Pagan dust” e “Sanguis lupus” e vi accorgerete di non essere di questo pianeta,2 di 9 pezzi uno diverso dall’altro,come se fossero 9 capitoli diversi tra loro ma che fanno parte dello stesso libro,un lavoro non convenzionale,una varietà di intenti che spiazza e stupisce.Consiglio vivamente l’ascolto di questo “The savage winds to wisdom“,un lavoro enorme che secondo me apre le porte di un enorme castello in cui perdersi dentro e non uscire mai più.
Ottimo lavoro,enjoy!
Giuseppe Musso