Setak
Assamanù
E’ uscito il 7 Maggio 2024 il nuovo Album intitolato “Assamanù” del chitarrista e cantautore abruzzese Setak, nome d’arte di Nicola Pomponi.Un viaggio attraverso le emozioni provate nella propria storia personale, proiettata verso il futuro, al di fuori dei confini della propria terra.
“Assamanù“ fa parte di una trilogia musicale iniziata con il debutto “Blusanza“ nel 2019 e proseguito con “Alestalè“ nel 2021.Ciascun album racconta le tre fasi più importanti della vita di Setak: infanzia (“Blusanza”), adolescenza (“Alestalè“) e infine, oggi, la maturità.Si aggiunge la sapiente produzione di Fabrizio Cesare: un vero e proprio sodalizio artistico iniziato anni fa in una casa di campagna e che non a caso ha portato Setak ad esprimersi al meglio grazie al suo sostegno e alla sua presenza.
Anticipato dal singolo “Curre curre” , il disco testimonia la sua abilità unica di usare il dialetto della propria regione avvicinandolo al blues, al folk d’oltreoceano e a tutte quelle musiche che hanno segnato la sua formazione emotiva di ascoltatore e musicista. Setak usa la propria tecnica di eccellente chitarrista al servizio della scrittura , setacciando e selezionando solo gli elementi più preziosi, come faceva anticamente lu setacciar, figura della tradizione agricola abruzzese nonché soprannome della sua famiglia, da cui Nicola Pomponi ha preso ispirazione per scegliere il suo pseudonimo.“Assamanù“ significa “in questa maniera”: mette al centro l’anima per “dire cose normali condivisibili da tutte le persone del mondo”.
Il brano di apertura ,”Lu ride e lu piagne” , inizia con parole accompagnate da una chitarra quasi scordata che rende la melanconìa del brano.Procede con un ritmo che scandisce le domande che l’autore si pone rispetto alle credenze del luogo in cui è cresciuto.Le mette in discussione prendendole dal suo passato per far sì che queste non lo portino ad un futuro di sconfitta e rassegnazione, spegnendo i suoi sogni. “La fame e la sete” affronta il sentimento di una aspettativa disillusa, riportato ai giorni nostri .Parla della generazione di oggi che, ossessionata dal passato, non ha costruito un solido futuro.I suoni della chitarra sono più presenti e ritmici, le voci si intrecciano dando un senso di movimento ,alternate alla voce solista che riflette sull’incapacità di vedere un futuro che abbia senso.
“L’erba ‘nzì fa pugnale” riflette invece sull’importanza del rispetto dei tempi della natura.Infatti si ispira ad un episodio avvenuto durante un temporale, in cui l’autore si è arreso alla forza della natura.In quel caso le nuvole sono passate e non tornano ,ma segnano un momento in cui ci si deve affidare agli eventi senza opporsi.Brano sostenuto, che ti conduce con leggerezza attraverso una piacevole melodia verso la ripetizione di un mantra che ti aiuta a catturare le sensazioni tanto da riuscire ad immedesimartici.“Di chj ssi lu fije?” ,un brano spedito in chiave pop ,che narra l’infanzia durante le feste invernali.Con il passare del tempo tante certezze sono venute meno, non esistono più le celebrazioni della famiglia durante il Natale e lo stare insieme mentre fuori nevica.Nonostante questo, si sente forte una riconciliazione con il passato e le sue origini.
Inizia come una ballata “Curre curre” ,un brano che medita sull’importanza dell’accoglienza, sulla necessità di empatizzare con il nostro prossimo, perchè esistono tante persone invisibili e addolorate da una vita difficile. E’ un testo amaro ma accompagnato da una voce dolce e sussurrata.La traccia che dà il nome all’Album, “Assamanù“, si concede il lusso di una autocelebrazione e nei cori ospita la voce del pianista Angelo Trabace (collaboratore di Baustelle, Dimartino, Tommaso Paradiso).Dopo aver vissuto una vita piena di esperienze e conosciuto svariate persone riconosce in se stesso una valida persona a cui ,chi si trova in difficoltà, può chiedere aiuto.Un brano arioso quello intitolato “Chiedo alla polvere” che apre a ricordi di una persona in particolare dell’infanzia e che ha contato molto ,ma che ora non c’è più, la figura della nonna.Un pezzo molto emozionante, che l’autore ha scritto con non poca difficoltà.La porta della casa della nonna si chiude per sempre e con essa tutti i ricordi.
“Figli della storia” esplora invece l’importanza della memoria, con la partecipazione del sensibile Simone Cristicchi.Racconta l’andamento incerto e difficile di coloro che ci hanno preceduto.Il passato raccontato da un anziano a cui lui si lega e che non dimenticherà mai.Seguono riflessioni riguardo agli errori che nonostante tutto continuiamo a fare di generazione in generazione, senza imparare dalla nostra storia passata.In “Troppe Parole”, un inizio musicale misto a respiri ,dà vita ad una musica che ci culla e che ci porta in sospensione …parla di consapevolezza di “voler fare più rumore ,ma che domani poi se ne andrà…”.Oggi sono poche le parole che hanno un peso e rimangono nel ricordo di chi ha ascoltato.“A ‘mme” pone uno sguardo sull’accettazione lucida e amorevole delle imperfezioni e si avvale della collaborazione di Luca Romagnoli dei Management per la scrittura e per la voce nel ritornello.
Una chitarra elettrica si fa strada e si eleva sull’inizio musicale, mentre alcuni strumenti ritmici caratterizzano il brano in chiave folkloristica.Un messaggio di speranza e di leggerezza dopo tanta profondità.Infine “Sono felice (Vincenzino)” è un brano che rende omaggio al maestro dell’artista,Vincenzo Tartaglia e a cui lui è riconoscente.Ispirato alla musica sudamericana, riflette l’inizio di un percorso in equilibrio che crea felicità interiore, un percorso appena intrapreso ma che non ha a che vedere con la crescita spirituale.
Quella è una strada che solo i grandi Maestri intraprendono per poi insegnarla….
Anna Cimenti