Bruce Dickinson
The Mandrake Project
«Un tempo pensavo solo a urlare, ora la mia voce racconta la mia vita» questa è la dichiarazione di un mito della mia adolescenza e di molti altri, vi sto parlando del leggendario Bruce Dickinson cantautore britannico, noto soprattutto per la sua militanza nel gruppo musicale heavy metal Iron Maiden, dei quali è il frontman.
Tra i cantanti più rappresentativi dell’heavy metal, il suo stile ha influenzato diversi altri cantanti. Mi innamorai della sua voce profonda e del suo stile già con Fear of the Dark prima e poi mi fece sciogliere con la sua ballatona metal trasposizione poetica della sua recente separazione dagli Iron Maiden, Tears of the Dragon che è il primo singolo estratto dal secondo disco da solista del cantante. Questo 2024 Bruce ha vinto una dolorosa battaglia contro un tumore alla lingua. Sono quattro anni che Bruce Dickinson, è stato dichiarato dai medici guarito dal tumore alla lingua che lo aveva colpito.
Questa metal Legend è riuscito a comporre un album stupefacente intitolato The Mandrake Project che racconta l’esoterismo, l’alcolismo che in Inghilterra «è la cosa più normale al mondo», la fortuna d’essere vivo dopo il cancro. Il cantautore ha messo in piedi un disco a suo parere un secondo lavoro personale dal ritorno negli Iron Maiden e forse il più maturo. Probabilmente non il migliore in termini assoluti, ma sicuramente uno dei più centrati. Una copertina semplice ci introduce ad un compendio di dieci tracce. nel suo modo di comporre tra l’inizio degli anni ’80 e quello dei 2000 si nota una differenza incredibile. Le canzoni sono state prodotte in maniera peculiare da lui e Roy Z (produttore e chitarrista di Dickinson dal 1997). Già solamente guardando i titoli ci si emoziona, tra poco li analizzeremo musicalmente. L’album si apre con Afterglow Of Ragnarok che presenta un sound oscuro e pacato che va sempre crescendo di potenza, batteria molto ritmata, chitarra uraganica e malinconica contorna in modo magistrale la dolce e potente voce di Bruce. Amo questo brano di apertura, dove già riusciamo a vedere l’ottima qualità del sound, della composizione e della produzione.
Emozione e carica allo stato puro, come piace a me ossimoro di romanticismo crudele. Un titolo che ci fa riflettere e ci cattura è quello della seconda track, ovvero Many Doors To Hell che ci fa capire quanto dolore e quanto inferno ci sia dietro ogni porta. Il sound di questa è possente tenuto da un riff di chitarra pazzesco. La sua voce esplode di potenza ma sembra trattenere un’emozione profonda che non riesce quasi ad uscire, come succede certe volte con le lacrime. Qui basso e batteria sono molto cadenzati. Al 3’:33” la chitarra e la voce si fanno nostalgiche diventando un tutt’uno di potenza metal e malinconia rockettara. Andiamo ora ad un altro brano esoterico e magico sia per titolo che sound questo si trova al cuore del disco e il suo titolo è Eternity Has Failed (remake del disco degli Iron Maiden The Book OF Souls N.D.R.) il quale presenta dei rumori naturali e un flauto iniziale stupendo, con strumenti di stampo indiano. La sua voce nuda e cruda fa battere forte il cuore. All’improvviso si scatenano basso, batteria e chitarra che completano il meraviglioso quadro di questo brano. Il mio preferito sia per testo che musica.
Qui si può notare la totale rinascita fisica e spirituale del nostro Bruce. Sonata (Immortal Beloved) chiude con magnificenza e splendore questo meraviglioso lavoro. il sound di questa canzone si configura lento, misterioso con delle tastiere amabili, una batteria sussurrata, una chitarra delicata e la voce di un graffiato seducente che ripete “save me… save me now… from this pain”. Ho veramente provato un’emozione fortissima ad ascoltare questo disco di un mio mito del metal che è caduto e rinato. A tutti consiglio l’ascolto di The Mandrake Project del nostro pilota d’aerei, cantante metal schermidore e leggenda Bruce Dickinson.
DALYLAROCK
Dopo il silenzio, ciò che meglio descrive l’inesprimibile è la musica.”
ALDOUS HUXLEY