Azzaya
I Begin
Il termine più calzante che mi sento di attribuire al combo portoghese è “malvagi”! Gli Azzaya sono fuori con il nuovo album, un concentrato di: rabbia, violenza in musica, aggressività e brutalità. Tutte queste caratteristiche accompagnate da una genuinità che tanto piace agli amanti del genere.
La band portoghese è autrice di un black metal ruvido, di primo impatto, anche se solo a tratti va a sconfinare avvicinandosi a temi death metal. Gli Azzaya hanno fatto del loro sound crudo, che non conosce troppi orpelli, il loro biglietto da visita, a dimostrazione che il black di vecchia scuola è ancora vivo e vegeto. Le parti di batteria tolgono il respiro all’ascoltatore, mentre le chitarre risultano soffocanti, ascoltare gli Azzaya significa essere trafitti, e gettati nel rogo dell’inferno.
Talvolta il mix del disco sembra quasi troppo casalingo ma non lasciamoci ingannare tutto questo è voluto, il black metal suona così e di certo i nostri portoghesi non hanno intenzione di tradire le origini.Già dalle prime note di “Chaos Reigns” siamo travolti da urla disperate, dentro a quello che possiamo definire il male in musica. Album come “I Begin”, è questo il titolo del disco, vanno ascoltati a luce spenta, seduti in poltrona e senza fretta. Ognuno saprà percepire qualcosa di suo ma una cosa è certa, sarà difficile riuscire a trovare qualcosa che rappresenti il bene!
La title track e “Heathen Sing”, sono ferme musicalmente parlando, questo è un album omogeneo e non dobbiamo assolutamente aspettarci troppe varianti. L’interludio “Incantation” ha sonorità etniche, mediterranee, il traghettatore accompagna gli infedeli nelle acque putride, le nostre teste ormai sono quasi sommerse, nel tentativo disperato di emergere tra i cadaveri.Tempi grind per “Altar Of The Black Flame” che vanno a incastrarsi perfettamente con un duetto di voci scream/growl. “For Your Undying Light” picchia duro, un’eterna tortura, che solo per un attimo lascia uno spiraglio di speranza, sotto le note della strumentale “Of A Thousand Hellhounds”.
Come sempre dopo la quiete torna la tempesta, noi siamo pronti, il colpo che subiamo è davvero durissimo e di nome fa “Profane Dstruction”, una delle mie preferite del disco, grazie anche a un ottimo lavoro basso e batteria, capaci di muoversi anche in mid tempo e ripartenze furiose. “Lineage Of Greed” è granitica, i riffs sono più robusti e meno striscianti, tuttavia gli Azzaya restano sempre ancorati alla fiamma nera. Ho apprezzato l’intenzione della band, noi sappiamo fare questo, nessuno può fermarci!“Black Sun Torture Porn”, un titolo che lascia pochi spunti, questa è la canzone più lunga dell’album, ben 8:18, una song che attraversa l’intera carriera della band, fatta di tanto black metal ma, come detto in precedenza sconfiniamo nel death più malvagio. A metà brano mi sorprende un riffs che mai mi sarei aspettato, forse un insolito omaggio al classic. Sono arrivato ai titoli di coda, “Satanik Tekvin III” è un outro horror, nel buio della stanza la sagoma di un uomo incappucciato, riesco a sentire la sua ostinata preghiera.
In conclusione, il vostro cuore batte ancora per il black metal? Fate vostro questo disco cosa aspettate!
Trevor
Prophetical Productions
Social Media not Avaible
Chaos Reigns
I Begin
Heathen Sign
Incantation (Interlude)
Altar Of The Black Flame
For Your Undying Light
Of a Thousand Hellhounds (Interlude)
Profane Destruction
Lineage of Greed
Black Sun Torture Porn
Satanik Tekvin III (Outro)
Gabriel Resende Warmann – all instruments
André Marmelo – guitar on track “profane destruction”
Luis Simão – guitar on track “lineage of greed”