Intervista a cura di IVANHOE Simone Mularoni chitarrista DGM
Diamo il benvenuto sulle pagine di Tempi Duri ai DGM nella persona del chitarrista Simone Mularoni. I DGM sono freschi della loro ultima fatica, un album di dieci brani intitolato LIFE, corredato da una copertina in cui la chiave ossidata e spezzata di un lucchetto permette l’uscita di un colorato germoglio fiorito. Ascoltando l’album e guardando la copertina mi sono fatto l’idea di mutevolezza, di cambiamenti, della convivenza di cose che appesantiscono e di altre che elevano lo spirito.
- Puoi dirci Simone qual è il significato di questa immagine davvero suggestiva?
Ciao! Grazie per la bella analisi, molto azzeccata in effetti. L’album non è un concept album, ma molte delle tematiche delle liriche trattano di sensazioni, emozioni che ho e abbiamo vissuto in prima persona durante il periodo della pandemia. Sensazioni spesso destabilizzanti e non piacevoli. La scrittura di “Life” è stata un ottimo modo per cercare una via di uscita da un periodo non proprio sereno ed è servita per ritrovare l’equilibrio perso. Con l’artwork volevamo semplicemente sottolineare questo. Anche da una situazione spesso vista come negativa e senza via di uscita, si riesce sempre a trovare una soluzione e un percorso verso la speranza e la pace. Il fiore che nasce dalla ruggine è proprio l’immagine perfetta per dipingere questo percorso.
- A mio giudizio la voce di Marco Basile ha una timbrica riconoscibile, al di là della tecnica sopraffina che per usare un eufemismo “non trascura” i momenti espressivi, e che “buca” l’orecchio di chi ascolta; quanto questa voce ispira o comunque impatta nel processo compositivo?
Beh suoniamo insieme ormai da più di 15 anni quindi quando compongo la parte musicale dei brani ho sempre e costantemente in mente il modo di cantare di Marco, che così personale ogni volta. Quindi è indubbio che il suo stile influenzi tanto la parte compositiva della band! Ci conosciamo talmente bene musicalmente che la maggior parte delle decisioni sono ormai inconsce e radicate dentro ognuno di noi.
- Si legge nelle caratterizzazioni che vengono date per definire i DGM che si tratta di una prog metal band. Al di là del suggerimento dell’ascolto di una band, possibilmente nella sua evoluzione artistica per capirne la personalità, tu come presenteresti la tipologia musicale con la quale vi esprimete?
È sempre difficile catalogare la propria musica… ogni paragone potrebbe essere travisato o frainteso. Io penso che fondamentalmente siamo una commistione di diversi generi, dal prog metal più “classico” all’hard rock più melodico e spesso tendente all’AOR come scelte melodiche. Ogni nostro brano, che sia il più tecnico o il più melodico, è sempre fondato sulla melodia e la ricerca dell’orecchiabilità ma sempre cercando soluzioni non banali e scontate. Perlomeno è quello che proviamo a fare! :)
- Da musicista, da autore, da chitarrista come guideresti, se ti venisse dato questo incarico, l’ascolto di un neofita del genere o di un vostro possibile nuovo fan? Cosa gli suggeriresti di ascoltare della vostra musica?
Direi che partire dai singoli degli ultimi 3 album potrebbe sicuramente dare una panoramica valida della proposta musicale della band. Ma ovviamente gli chiederei poi di addentrarsi all’interno del resto degli album per trovare le sfumature meno “commerciali” e più particolari della band. Di sicuro però, come sempre dice ogni artista, l’ultimo album è quello che rappresenta di più il nostro gusto musicale attuale.
- Nel disco mi sembra di percepire una intelaiatura, probabilmente spontanea, dei brani incentrata sul binomio chitarra batteria, a volte quasi un unisono, secondo te è una impressione errata o in qualche modo puoi confermarmela?
Se questa è la sensazione che hai avuto non posso contraddirti! Dal canto mio ti posso dire che quando compongo non c’è mai uno strumento che “prevalica” gli altri e cerco sempre l’armonia di tutti gli elementi. È indubbio però che un genere come l’hard rock/metal sia sempre trascinato dalla ritmica della batteria e dalla chitarra distorta.
- Partendo dall’osservazione che i suoni del disco sono chiari, cristallini, definiti e tutto, dai tappeti di tastiera, allo stiletto con cui operi di incisione sonora con la tua chitarra, è ai massimi livelli di intellegibilità acustica, com’è oggi, rispetto magari al primo album DGM a cui hai partecipato, lo spazio che lasciate alla tecnologia? Cercate di sfruttare tutto ciò che vi offre o le ponete dei limiti per preservare una caratteristica peculiare della band?
Ti dirò, il rapporto che ho con le innovazioni tecnologiche è sempre uguale. Produrre e mixare dischi è il mio lavoro e lo faccio con passione da più di due decenni, e sono costantemente alla ricerca di novità e di nuovi tools. Detto questo, per me il computer e le nuove tecnologie sono solamente un “mezzo” per poter registrare e incidere la nostra musica, quindi penso che il risultato non cambierebbe sia che registrassimo su “bobina” sia che usassimo l’ultimo ritrovato nell’intelligenza artificiale! Ovviamente come hai ben sottolineato, le nuove tecnologie ci permettono di avere album sempre più “Puliti” e cristallini, ma non sempre questo è un bene!
- Qual è la chitarra a cui sei più affezionato e/o quella che ritieni più rispondente alle tue esigenze o ai tuoi gusti? Che caratteristiche ha?
Non sono un grande collezionista di chitarre. Ho registrato tutti gli album dei DGM con la mia fida Fender Telecaster. A parte qualche leggera modifica è sempre stata la mia preferita e ho solamente una copia identica come “backup”. È una semplice Telecaster con 2 humbucker. Mi trovo ormai a mio agio dopo così tanti anni con la forma del manico e del corpo quindi è difficile pensare di usarne un’altra!
- Progetti futuri?
Abbiamo quasi terminato il successore di “Life”, che era stato composto e registrato quasi parallelamente al disco in questione. Contiamo di fare qualche uscita live a supporto ma poi di concentrarci sull’uscita del prossimo disco. Non mi piace tenere la musica nel “cassetto” per tanto tempo.
Dov’è che vorresti portare la tua musica? Qual è il palco che ancora sogni di raggiungere?
Ho suonato veramente in tantissimi posti e in paesi che mai avrei pensato di raggiungere con la mia musica. L’unico mio “sogno” è quello di espandere sempre di più il bacino di utenza degli ascoltatori della mia musica, come penso ogni compositore, l’obiettivo principale è quello di far conoscere la propria musica a più persone possibili!
Grazie mille del tempo che ci hai concesso.
Grazie a voi!
- C’è un artista in particolare a cui ti ispiri o che ha lasciato un segno profondo nel tuo stile di strumentista e di compositore?
Oh, impossibile citartene uno… Sono un avido ascoltatore di tantissima musica, quindi è veramente difficile parlare di una persona sola. Di sicuro in passato c’è stato Romeo con i suoi Symphony X, ma negli ultimi anni ho “virato” i miei ascolti verso lidi più progressive Rock. Se dovessi citarti un unico artista che mi ispira oggi ti direi Steven Wilson sicuramente.
- Dove si sta dirigendo la ricerca musicale di Simone Mularoni e quanto trova spazio nei DGM?
Come accennavo i miei ascolti e le mie preferenze sono ultimamente su generi un po’ più “soft” del metal classico che ho sempre suonato, quindi sicuramente musica progressive rock con più tratti acustici e dinamici. Finora non ho sperimentato molto questo stile nei DGM ma ti posso già anticipare che i lavori futuri della band saranno molto più incentrati su quello stile!