DERHEAD

The Grey Zone Phobia

È, purtroppo, con enorme ritardo ma con diretta proporzionalità relativa al piacere che ho avuto nell’ascolto, che mi accingo a presentare il debutto sulla lunga distanza del progetto solista del genovese Giorgio Barraccu: Derhead.

Il disco che mi sono ritrovato in cuffia, non è la prima realizzazione musicale uscita sotto il nome Derhead, ma è il primo long play, dato che il progetto è attivo dal 2001 ma è solo dal 2013 che il Nostro Giorgio inizia a raccogliere i frutti della sua creatività musicale, dapprima con due demo e poi con due EP: Via (2016) e Irrational I (2020). Arriviamo, quindi, a marzo 2023 in cui, finalmente vede la luce il disco vero e proprio ed oggi sono qui a presentarvi The Grey Zone Phobia, platter che parte da un black metal intimista per allargarsi all’esplorazione di altri territori come un certo industrial, anche se abbastanza velato e nascosto tra le zone grigie delle composizioni, e una ricercatezza sonora cara a gruppi come Blut Aus Nord. Le atmosfere che caratterizzano il platter sono piuttosto plumbee e riflessive e caratterizzano proprio quelle zone grigie, falle del colore di cui l’uomo ha paura, perché rappresentano dei vacui, dei punti non tangibili, in grado di risucchiarlo dentro di sé e costruire un bozzolo da cui può essere molto complesso uscire.

Non lasciatevi però ingannare da quanto appena espresso, perché il disco sa essere anche estremamente sognante grazie a fraseggi e costrutti in grado di arrivare al mondo gothic e new wave e, se i primi riescono a rendere le dilatazioni degli spazi di riflessione e comprensione del rapporto uomo-tempo, i secondi, insieme alla porzione più black metal, servono per andare dritti all’obiettivo che ci poniamo in funzione di ciò che cerchiamo; non in ultimo ci sono elementi cari alla narrazione musicale di Eric Satie, soprattutto per ciò che concerne quei momenti di climax riconducibili al dadaismo.I riff che compongono The Grey Zone Phobia risultano, ad un primo ascolto, abbastanza ferali anche se non lanciati a velocità siderali, raggiungendo, in taluni momenti anche un certo contrappunto melodico in grado di sottolineare i momenti riflessivi e intimi, capaci quasi di portare il tempo a dilatarsi, quasi a voler rendere le zone grigie ancora più stirate per poterci guardare dentro e capire cosa lo scorrere del tempo ha in serbo per noi umani. Su tutto questo si staglia uno screaming decisamente feroce che pare voler rappresentare la disfatta dell’uomo dinnanzi allo scorrere del tempo e alla continua incapacità di riuscire a stare al passo con esso, ben consci del fatto che la battaglia sarà sempre favorevole al tempo: le urla che si stagliano sulle composizioni vanno ad arricchire ulteriormente il carico di insicurezza che deriva da tutto il costrutto armonico/melodico.

The Grey Zone Phobia si presenta, quindi, come un disco black metal dal sapore avanguardistico e con svariati livelli costruttivi capaci di fondersi gli uni con gli altri dando vita ad un unicum musicale in grado di generare inquietudine e insicurezza, pensato e realizzato in maniera impeccabile e capace di raggiungere il suo scopo sin dai primi ascolti, purché si cerchi di entrare all’interno delle atmosfere compositive e ponendosi all’ascolto con una certa attenzione, altrimenti si rischierebbe di liquidare questa piccola gemma nera come un clone di Rebel Extravaganza dei Satyricon che incontra 777 Cosmosophy dei Blut Aus Nord, invece questo platter è decisamente qualcosa in più dell’ispirazione offerta dai due album su citati, dato che c’è molto altro: bisogna solo scardinare il velo grigio che sembra ricoprire il tutto.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri 

 

The Missing Stars
This Chaos Is For You Only
The Death Of Now
Kingdomless
Drops Of Storm
Containing The Whole

Derhead plays all