Rage
Spreading the Plaugue
La rabbia può essere un sentimento sordo e cinico, come anche una furia scatenata e distruttrice.
Niente di tutto questo nel nuovo ep della band che sembra fatto semplicemente per divertirsi. E’ basilare Heavy Metal anni ottanta, molto diretto ma con una vena sonora aperta a sensazioni non claustrofobiche. Sembra più una espressività fellona alla Running Wild che quella di un gruppo arcigno. Tipico della scena germanica, ha un buon tiro ma non appare così irresistibile, a parte il fatto che gli inediti sono solo tre, quelli avanzati dalle registrazioni dell’opera precedente. In ogni caso un assaggio utile per chi i Rage non li conosce, considerando anche le restanti tre. E’ una uscita quindi per approcciarsi alla band, come anche buono per chi è uno sfegatato loro fan.‘To live and to Die’ è fatta per arrembare e per questo è in prima fila ad inizio ascolto, con linearità e semplicità urla tutta la sua verve metallara. La title-track ‘Spreading the Plague’ cerca di usare un riffing meno scontato ma il cantato esordisce con una aggirata di ‘I was made for loving You’ dei Kiss, è solo un pezzetto ma sufficiente a danneggiare l’atmosfera che comunque appare ariosa e non pesante come il rifframa farebbe supporre, perdendo grinta e riducendosi a canzoncina ludica; a poco poi serve il ponte compatto rallentato prima dell’assolo.
La migliore è la terza traccia ‘THE KING HAS LOST HIS CROWN’, un pezzo spaccaossa che corre per impattare sull’ascoltatore, con un ritornello meno duro rispetto alle strofe, ma efficace e con una certa epicità felice alla Helloween, oltre al fatto che presenta il più qualitativo solo chitarristico tra le tre canzoni. A coprire la parte finale del prodotto troviamo tre ricicli di vecchi pezzi. ‘A New Land’ è la versione acustica del brano presente nell’ultimo full-lenght ‘ Resurrection Days’ del 2021, tra le due versioni preferirne una o l’altra ha poco senso, dipende dal carattere dell’ascoltatore; questa morbida perde il feeling solo nell’esecuzione dell’assolo che senza elettricità viene banalizzato, altrimenti l’insieme acustico acquista in poetica. La quarta traccia è la riregistrazione dell’ottima ‘The Price of War’ che resta simile all’originale del 1995 (album ‘Black in Mind’) e che, per quanto tiri, non diventa elemento che possa indurre a voler comprare questo prodotto. Per ultima, la sesta ‘Straight to Hell’ (presente nell’album ‘Welcome’ del 2001) chiude il disco con un feeling hardrock’n’blues di bell’aspetto, per un ganzo spirito da concerto.Niente da dire sulla voce aggressiva e roca che riesce a dare un livello rutilante alle song. Non è una ugola particolarmente virtuosa ma fa bene il proprio lavoro e lo fa per tutto il tempo.
Le chitarre sono quadrate e tradizionaliste, ma sempre toniche. Mettere insieme i nuovi componimenti con le canzoni del passato, mette in evidenza che il nuovo non raggiunge il livello di alcune cose del passato. Però energia e vitalità non mancano, segni relativi a testimonianza della voglia di esserci e di scatenarsi con vigore. Alla fine questo lavoro non offre nessuna particolare caratteristica che lo contraddistingua da ciò che è stato realizzato finora con i full-lenght, è solo un regalo di pezzi inediti che non volevano rimanere nel cassetto.
Roberto Sky Latini
Spreading the Plaugue
www.rage-official.com
To live and to die
Spreading the Plague
The King has lost his Crown
A new Land (Acoustic)
The Price of War 2.0
Straight to Hell (live from the Cave)
Peavy Wagner – vocals / bass
Stefan Weber – guitar
Jean Borman – guitar
Vassilios Maniatopoulos – drums